Pubblicato il 13/06/2018, 18:05 | Scritto da Guglielmo Cancelli

Irama ha vinto Amici 2018: ora sono davvero problemi tutti suoi

Irama ha vinto Amici 2018: ora sono davvero problemi tutti suoi
Caro Irama, alla fine hai vinto tu, sia "Amici" che la disputa con la tua etichetta. Ma occhio, perché - per parafrasare un tuo collega - il meglio (o il peggio, quello dipende da te) deve ancora venire.

Ve la ricordate la telenovela nella telenovela che ha deliziato i telespettatori di Amici qualche settimana fa? No? Nessun problema, il riassunto delle puntate precedenti è a carico nostro

Succede che Irama, belloccio che all’anagrafe fa Filippo Maria Fanti nonché da più parti dato come favorito, quando entra nella scuola diretta dall’inflessibile Maria De Filippi accusa la Warner, casa discografica con la quale aveva un legame contrattuale, di averlo tenuto fermo per un anno senza avergli fatto pubblicare (e di conseguenza combinare nulla). C’è un problema, però: alle case discografiche fanno gola – discograficamente parlando – gli allievi della scuola di Amici, e tra i pretendenti alle future star della scuderia De Filippi c’è anche la Warner.

Così la responsabile marketing dell’etichetta, Sara Andreani, si reca al colloquio con il cantante riluttante, per venire puntualmente asfaltata in diretta TV: «Vedere uno che ti guarda negli occhi e che ti dice, me lo ricorderò sempre – se fallisci non è un problema mio – se fallisco invece stavolta è un problema mio, ma me la vedo per i cazzi miei», ha detto Irama in faccia alla povera ambasciatrice-agnello sacrificale, tra il tripudio del popolo del Web, sull’altare dell’audience. «Stavolta non voglio trovarmi in una situazione in cui io non posso far uscire una canzone, non posso far uscire la mia musica». Bene, bravo, bis.

Poi, però – colpo di scena – nella trattativa solo all’apparenza disperata alla Andreani subentra Marco Alboni, che di Warner Music è l’amministratore delegato. Davanti al pezzo grosso Irama scende a più miti consigli, e dopo un colloquio a tre (c’era anche la Andreani) a cuore aperto finisce come nelle favole, dove tutti si abbracciano e si promettono amore eterno. Se l’amore tra le parti sarà eterno non è dato saperlo: certo è che il figliol prodigo si affretta sulla via di casa, e poco più di una settimana fa Irama spedisce sul mercato – ovviamente via Warner – Plume, il suo nuovo EP primo frutto della ritrovata armonia con la sua etichetta. Fine del riassunto delle puntate precedenti: si torna all’attualità.

Ora che si è laureato vincitore dell’edizione 2018 di Amici, verrebbe da dire che Irama – anche se giovanissimo – ha vinto una sua personale e importante scommessa, cioè quella di credere in sé più ancora di quelli che avrebbero dovuto lanciarlo, e che non sono stati capaci di intuire il suo potenziale. Verrebbe anche da pensare che la gogna in diretta Tv, alla Warner, abbia fatto tutto sommato gioco, se intesa come sacrificio necessario per assicurarsi, nel roster, l’ultimo campione sfornato dalla premiata fucina De Filippi.

Se confrontato con l’altro vivaio musical-televisivo italiano – X FactorAmici, quando si parla di convertire vittoria sul piccolo schermo in popolarità autentica in classifica e ai concerti, ha un tasso di successo più alto: Emma Marrone (vincitrice dell’edizione 2009-2010), Alessandra Amoroso (vincitrice dell’edizione 2008-2009), Moreno (vincitore dell’edizione 2012-2013) e The Kolors (vincitori dell’edizione 2014-2015) sono comunque stati capaci di fare parlare di sé anche dopo lo spegnimento dei riflettori dello studio televisivo. A modo loro ce l’hanno fatta anche Marco Carta (vincitore dell’edizione 2007-2008), Valerio Scanu (secondo dell’edizione 2008-2009) e Sergio Sylvestre (vincitore dell’edizione 2015-2016), che pur senza fare sfracelli nelle chart sono riusciti a consolidare una propria carriera, barcamendandosi tra palchi, studi di registrazione e show televisivi.

Non a tutti, però, è andata così bene: Gerardo Pulli (vincitore dell’edizione 2011-2012), Giulia Ottonello (vincitrice dell’edizione 2002-2003) e Federico Angelucci (vincitore dell’edizione 2006/2007) sono subito spariti dai radar del grande pubblico, diventando – detto con tutto il rispetto del caso, sia chiaro – nomi buoni giusto per i sabati pomeriggio dei centri commerciali di provincia.

A Irama auguriamo tutto il bene possibile, e non abbiamo nessuna intenzione né di psicanalizzarlo né tantomeno di processare le sue intenzioni. L’unica cosa che ci sentiamo di dirgli è che lo scarto che separa il suo destino da quello di una Emma Marrone, piuttosto che da un Federico Angelucci, è regolato da dinamiche molto più complesse di quelle che lui, probabilmente, immagina. Avere una grossa realtà discografica alle spalle come la Warner che gli ha giurato fedeltà assoluta (ammesso e non concesso che i giuramenti dei discografici che lavorano per una multinazionale abbiamo un qualsiasi tipo di valore, ma questo è un altro discorso) non è affatto garanzia di magnifiche sorti e progressive. Perché il pubblico televisivo è diverso da quello che compra i dischi e che va ai concerti.

Perché la casa discografica pubblica il disco, lo mette su Spotify e compra la pubblicità, ma a consolidare la tua posizione presso i fan sono i concerti, che sono tutto un altro paio di maniche, perché per farli occorre avere una band e un repertorio, una solida produzione e un bravo promoter che ti piazzi nei posti giusti al momento giusto. E perché amministrare una carriera non è facile con l’irruenza dei vent’anni, quando si crede di bastare a sé stessi e si vede l’intervento di un co-autore come un’onta da lavare col sangue. Per questo, caro Irama, quando gliele hai cantate alla Andreani hai detto una cosa sacrosanta, che sacrosanta è rimasta anche dopo aver ricucito con Waner: «Me la vedo per i cazzi miei». Già, caro Irama, adesso i cazzi sono tutti tuoi. Warner o non Warner.

 

Guglielmo Cancelli

 

(Nella foto Irama)