Pubblicato il 21/03/2018, 12:05 | Scritto da Andrea Amato

Caso Moro in tv: abbiamo visto tutto, ecco cosa c’è piaciuto

Ecco come la tv ha raccontato il rapimento di Aldo Moro dopo 40 anni

In questi giorni ho fatto una scorpacciata di trasmissioni e documentari sul quarantennale del rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Il mio era un interesse storico, perché quella rimane ancora oggi una delle pagine più nere e irrisolte della nostra storia recente, un interesse civico, perché l’importanza della memoria in un momento politico così incerto è fondamentale, e poi ovviamente televisivo, per capire dopo quattro decenni come si sarebbe letto mediaticamente quell’avvenimento.

Le due puntate di Atlantide su La7 a cura di Andrea Purgatori sono state le più complete, con quattro ore di ricostruzioni, immagini d’archivio e incontri. Purgatori ha montato all’interno del suo programma le interviste a tre brigatisti protagonisti del rapimento e dell’omicidio di Moro, purtroppo senza alcun tipo di contraddittorio giornalistico. Questo non perché Purgatori non ne sia in grado, ma solo perché quelle interviste sono state girate anni fa da una televisione tedesca, tant’è che Prospero Gallinari, il carceriere di Moro, è morto nel 2015. Un rischio, certo, che infatti ha esposto Purgatori a una serie di polemiche. Si tratta di un lavoro con grandi lacune etiche e deontologiche, ma televisivamente efficace nel complesso.

Il secondo programma che mi ha colpito è un documentario di History, Il sequestro Moro: gli altri testimoni, incentrato sulle interviste di coloro che hanno assistito alla strage di via Fani, dove i cinque agenti della scorta di Moro hanno perso la vita. Tra questi anche un giovane Francesco Pannofino, all’epoca ovviamente non ancora attore. Un bel prodotto, con un ottimo tono di voce, che non pone i riflettori sugli intrighi di Palazzo, i depistaggi dei servizi segreti, le assurde sedute spiritiche o la follia di una generazione accecata dall’ideologia, ma racconta l’Italia della gente comune, quella che è stata spettatrice di tutti quegli anni pieni di piombo: uno studente, uno spazzino, un impiegato.

L’ultimo prodotto televisivo sul tema degno di nota è Belve, andato in onda sul canale Nove, dove Francesca Fagnani ha intervistato Adriana Faranda, la “postina” delle Brigate Rosse in quei 55 giorni in cui il Paese è rimasto sospeso. La Fagnani ha fatto le domande che doveva fare e l’ex terrorista ha dato le sue risposte. Almeno in questo caso il contraddittorio c’è stato e anche intenso a tratti. Alla luce di tutto, però, ha ragione Purgatori: una reale riconciliazione con quegli anni non c’è ancora stata. E questo è un grave problema per una democrazia moderna.

 

Twitter@AndreaAAmato

 

(Nella foto Via Fani dopo il rapimento di Aldo Moro)