Pubblicato il 21/02/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Stefano Bini: Spernacchio i Vip al telefono, facendone un format per il web

Stefano Bini: “Confeziono clip fruibili, immediate, da tre minuti circa, sottoponendo il vip di turno a un dialogo inaspettato, saggiandone le reazioni”

Cifra degli scherzi telefonici nella dimensione temporale storico-massmediatica: dai mostruosi tentativi di Fantozzi e Filini di sottrarsi alla gara ciclistica aziendale improvvisando l’accento svedese per far fesso il capoufficio, visconte Cobram, agli spettatori faceti delle trasmissioni sportive sulle emittenti regionali che si sbellicavano nel canzonare il Maurizio Mosca di turno. E poi Scherzi a Parte ogni tanto la telefonata con gabola la includeva eccome, nei suoi sketch. O Frank Matano agli esordi, così surreale che faceva il giro e diventava un perculatore serissimo. Stefano Bini, autore e giornalista di lungo corso, si propone di raccogliere l’eredità di una tradizione efficace usando lo scherzo telefonico come base per un format, #dimaleinBini, sul suo canale YouTube. Oggetto delle telefonate, i vip, con relativi video pubblicati di settimana in settimana, «In cui la componente narrativa prova a imporsi senza sfruttare espedienti volgari».

La selezione delle vittime vip è avvenuta con criteri precisi?

Col mio mestiere di autore tv e giornalista, ho la fortuna di possedere un’agenda telefonica piuttosto ricca. Mi è bastato consultarla, studiando ad hoc una situazione possibile per ciascun nome a cui lo scherzo è rivolto, insistendo sulle sue peculiarità professionali e umane. Da Francesco Facchinetti a Davide Parenti de Le Iene, scherzi già caricati sul canale, passando per Mara Venier e dirigenti o agenti di spettacolo piuttosto noti che ancora non posso rivelare.

Qual è il proposito alla base dell’idea?

Sfruttare la potenzialità del web con un’idea già nell’immaginario, mai sperimentata in modo seriale in rete con i personaggi pubblici. Voglio confezionare clip fruibili, immediate, da tre minuti circa, sottoponendo il vip di turno a un dialogo inaspettato, saggiandone le reazioni. Punto a un prodotto fresco, artigianale, garbato, senza estremizzazioni volgari, sia chiaro. Soprattutto divertente.

Ha già contattato Facchinetti e Parenti.

Con Francesco Facchinetti mi sono finto un funzionario delle Poste. Gli ho detto di avere in giacenza un pacco destinato a lui e a Frank Matano contenente materiale piuttosto scottante. Con Davide Parenti mi sono spinto oltre: spacciandomi per un dirigente di una tv brasiliana, mi sono lamentato del comportamento, diciamo così, moralmente poco professionale di alcuni suoi inviati. Facchinetti ha mangiato la foglia, Parenti invece sembrava piuttosto imbarazzato.

Il rischio maggiore, in situazioni come queste, è di essere scoperti. Ci si ritrova costretti a improvvisare, deviando dal canovaccio previsto.

Qui sta il bello. Da un lato provo a toccare le corde emotive del destinatario. Dall’altro accetto la sfida dell’improvvisazione quando avverto che le risposte sono diverse da quelle pensate all’inizio. È capitato con Loredana Lecciso: le ho proposto un accordo con la tv russa, Paese in cui Albano è popolarissimo, fingendomi un impresario. Dapprima lei si è sottratta, poi, facendo gioco di sponda, l’ho incuriosita e spinta a cadere nel tranello.

La tradizione dello scherzo telefonico è ampia.

Però sul web italiano c’è un territorio da arare. Frank Matano ha inaugurato un filone, focalizzandosi sulla gente comune. Io coniugo il bersaglio vip, tipico degli scherzi alla radio, col mezzo web. Unendo una certa componente visiva, in questo caso me stesso e l’agenzia di co-working di Milano 2 che mi ha messo a disposizione gli strumenti per lavorare, alla componente di fantasia tipica di un dialogo con un interlocutore di cui si sente solo la voce.

Ha pensato a quale target di pubblico rivolgersi?

Per dirla in termini ironicamente tecnici, punto al target commerciale 15-64. In realtà mi piacerebbe incuriosire i teen, coinvolgendo come bersaglio personaggi a loro cari, per esempio rapper e youtuber. E poi gli adulti, con nomi di grosso calibro. E gli addetti ai lavori con nomi magari meno mainstream, ma di sicuro prestigio istituzionale.

Quest’idea si coniuga con un progetto a lungo termine?

La sfida iniziale è confrontarmi con un progetto accattivante e contemporaneo come questo e vedere che succede. Poi vorrei sfruttare il mio background di autore tv e giornalista per tornare alla mia vecchia passione: fare radio. Sono stato speaker dai 16 anni ai 23, oggi ho 32 anni e ho maturato esperienze professionali articolate. Però, come mi diceva il caro amico scomparso Franchino Tuzio e come mi ha ribadito Graziella Lopedota, devo lavorare su me stesso per farmi conoscere maggiormente. Saggiare la sinergia della rete con gli altri media è una buona strada.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Stefano Bini)