Pubblicato il 12/01/2018, 20:00 | Scritto da Gabriele Gambini

Video – Giorgio Tirabassi: Libero Grassi, un uomo illuminato

Giorgio Tirabassi: “Quando interpretai Borsellino ero più giovane, meno consapevole di oggi, ma la forza di queste fiction resta invariata”

«La prima volta che Alice Grassi, figlia di Libero, mi ha visto, mi ha detto: “Non gli somigli per niente”», ammette Giorgio Tirabassi, che darà volto e corpo all’eroe normale anti-racket ucciso il 29 agosto 1991 da un sicario di Cosa Nostra. Aggiungendo: «Non è importante la somiglianza fisica, ma l’autenticità della rappresentazione. Per questo, alla fine, alla famiglia Grassi la fiction è piaciuta».

Non a caso, già in epoca etrusca, “persona” significava “maschera”. La maschera indossata nel ciclo Liberi Sognatori, quattro fiction targate TaoDue, in onda dal 14 gennaio ogni domenica su Canale 5, è quella del racconto civile quando si fa strumento narrativo del reale. Con impegno, senza retorica, se non quella utile a penetrare le coscienze.

La vicenda di Libero Grassi è un esordio emblematico. Viene raccontato l’uomo, le convinzioni politiche, i rapporti familiari, la Sicilia degli anni ’70 e ’80, in cui il termine mafia si pronunciava sommessamente e, quando lo si faceva, erano parole innaffiate col sangue. Poi sarà il turno di una serata dedicata a Mario Francese, cronista del Giornale di Sicilia, fatto fuori in un agguato. E, ancora, la vicenda di Emanuela Loi, giovane membro della scorta di Paolo Borsellino fino ai giorni della strage di via D’Amelio. Oltre a Renata Fonte, assessore nel comune di Nardò, in Puglia, uccisa per essersi opposta a tentativi di speculazione edilizia.

La genesi di questi prodotti ha radici lontane. Pietro Valsecchi, a capo della Taodue, rievoca le figure del passato recente, sviscerate in ambito televisivo e cinematografico: dall’eroe borghese Giorgio Ambrosoli – il figlio, Umberto, concorre allo sviluppo delle linee editoriali della casa di produzione- a Paolo Borsellino, dai caduti di Nassirya al caso della Uno Bianca. L’Italia della cronaca, della politica torbida e della Piovra.

«Ricordo quando ho interpretato Borsellino», prosegue Tirabassi. «Eravamo nel 2004, ero giovane, il personaggio era già stato interpretato da Giancarlo Giannini. Mi sentivo sotto pressione, avevo paura. Ma la paura, come diceva proprio il giudice ucciso, è un fatto umano. Deve essere controbilanciata dal coraggio. Dopo la fiction, ricevetti lettere di ragazzi che volevano iscriversi a Giurisprudenza per diventare magistrati».

Dal 2004 a oggi sono trascorsi quattordici anni. «Tanto tempo. Oggi ci sono le nuove generazioni. Speriamo di conquistarle e di far passare un messaggio. Ai nostri giorni, le serie tv hanno l’appalto nel raccontare la contemporaneità. Ma la fruizione è cambiata. A fianco della generalista, c’è l’on demand, c’è la Rete. Nonostante questo, crediamo che il ciclo Liberi Sognatori possa fare ottimi numeri».
GUARDA LA VIDEOINTERVISTA