Pubblicato il 13/12/2017, 17:34 | Scritto da Tiziana Leone

Telethon e quei bambini che non ti permettono di far finta di niente

Telethon e quei bambini che non ti permettono di far finta di niente
Al di là dell'impegno di chi gestisce l'intera macchina Telethon, al via sabato sera su Raiuno, sono le storie dei bambini affetti da malattie genetiche talmente rare da non avere nemmeno un nome a spingerci a donare.

Come ogni anno la maratona di Telethon coinvolgerà la programmazione Rai per un’intera settimana. Ma sono le storie dei bambini a fare la differenza. Sempre

È così. Ogni anno. Si ripete inesorabile. Entri alla conferenza stampa di Telethon, ascolti l’intera dirigenza Rai schierata e l’eterno Luca di Montezemolo che quest’anno festeggia con il suo vicino di tavolo Mario Orfeo, che conosce «da prima che molta gente qui dentro nascesse», beato lui, e poi arriva il filmato. Quello che tu sei lì seduto con le tue gambe, le tue braccia, le tue mani e ti ritrovi di fronte un bambino che non sa usare nessuna di queste parti, perché un enzima si è messo di traverso e gli ha rovinato la vita. Che sarà breve. E nemmeno troppo intensa.

E no, porca miseria no. Poi scopri che quel bambino irlandese che il padre e la madre non possono far altro che vedere lentamente morire perché i medici hanno detto che non c’è cura, ha un fratello affetto dalla stessa malattia. E no, porca miseria no. Ma forse per lui si può far qualcosa, perché l’hanno capito in tempo che gli manca quel cavolo di enzima lì, grazie a suo fratello.

I ricercatori di Telethon a Milano hanno trovato un modo per fare qualcosa, inutile spiegarvi cosa perché tra cellule malate, Dna, genetica e quel cavolo di enzima la confusione regna sovrana, ma possono salvare la vita al piccoletto grazie al fratello grande che invece no, ormai è tardi. Nessuno lo può salvare. E no, porca miseria no.

E poi riaccendono le luci in sala, sono tutti un po’ frastornati perché anche chi fa televisione e ha il pelo sullo stomaco lungo quanto la maratona di Telethon non ce la fa a non farsi toccare da queste storie, e capisci che poi vale la pena dare qualcosa. Tra tutte le donazioni che ci chiedono, si fa fatica a capire se è l’Airc, l’Ail , l’operazione pane dello Zecchino, Trenta ore per la vita e tutto il resto, siamo inondati da sms solidali che ogni giorno pretendono la nostra generosità. Ma noi che siamo scettici e in fondo in fondo non crediamo davvero che il nostro euro arriverà là dove vogliamo che vada, noi che ci fidiamo si però siamo sempre in Italia, noi che in effetti però l’euro mi serve per la ricarica del telefono, noi che però l’euro l’ho appena dato al lavavetri che mi ha pulito il parabrezza che non glielo volevo dare, ma quello accanto mi ha guardato male, insomma noi, ecco noi prendiamo il telefono e mandiamo un sms o facciamo una chiamata al numero 45518.

Perché dall’altra parte c’è un bambino che non può uscire, camminare, mangiare, ridere, vivere perché un enzima del cavolo ha deciso che doveva andare così. Però ci sono anche i ricercatori italiani che quell’enzima lo stanno serenamente fottendo, ma hanno bisogno di soldi perché la ricerca dura un sacco e costa una sacco. La maratona di Telethon in tv comincia sabato su Rai 1 con una prima serata condotta da Antonella Clerici. Facciamo in modo che quel cavolo di enzima abbia vita breve, fottiamolo anche noi e chiamiamo il 45518. Tanto l’euro per la ricarica le compagnie telefoniche se lo fottono comunque.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto il logo di Telethon)