Pubblicato il 04/12/2017, 18:35 | Scritto da Gabriele Gambini

Giulia Bevilacqua: Anna su FoxLife racconta la donna di oggi

Giulia Bevilacqua: “Da bambina andavo al cinema con mia mamma a vedere i film di Monica Vitti: il mio ideale di attrice è lei”

«Mi sono sposata, ed è una cosa bella. Tradurre un sentimento profondo in una promessa d’amore sottoscritta non è più così scontato. A volte ci si frena prima. Ma l’essere moglie non pone limitazioni alla mia carriera». Parola di Giulia Bevilacqua, attrice col vento in poppa (Distretto di polizia, È arrivata la felicità, tante produzioni in tv ma anche al cinema), moglie (a ottobre ha sposato il giornalista Nicola Capodanno), forse madre in futuro: «Un figlio è nei piani, vedremo». Aspetti multiformi di una femminilità con obiettivi delineati.

Un po’ come la sua Anna – Quello che (non) sei, personaggio interpretato nella miniserie FoxLife (canale 114 Sky). Branded content con Mercedes Benz realizzato da FoxLab, la business unit di Fox Networks Group Italy, in onda ogni lunedì alle 21.05. Quattro episodi da sei minuti, per raccontare gli incontri della protagonista – trentacinquenne in carriera, con una relazione sentimentale nuova di zecca – con tre donne che rappresentano lati nascosti di ciò che Anna è o avrebbe potuto essere: una donna sofisticata, con una vita impegnata e un amore tormentato; una studentessa insicura, all’inseguimento dei propri sogni e con un rapporto difficile con il padre; una bambina, che guarda al futuro col candore anagrafico dell’innocenza. Un caleidoscopio, per dirla in modo retorico.

Anna è una miniserie: quattro episodi da sei minuti l’uno.

Nel mestiere di attrice, ogni lavoro è differente e fa storia a sé. Qui ci siamo concentrati sul dare vitalità e qualità a una produzione di 24 minuti complessivi, girati in tre giorni. Ma abbiamo avuto il tempo di provare a sufficienza, concentrandoci sui passaggi emotivi più rappresentativi.

Anna racconta la complessità dell’universo femminile?

Racconta le urgenze di una femminilità sfaccettata, incasellata in tante variabili. Anna è una donna in carriera, con un lavoro e una relazione sentimentale nata da poco. Nel suo percorso, di puntata in puntata, incontra tre figure femminili, diverse per età, personalità e situazione sociale, che potrebbero rappresentare tre fasi di vita in cui identificarsi: l’infanzia, con i sogni ancora da tradurre in pratica, l’adolescenza, col suo carico di dubbi, la maturità, con certezze da puntellare.

Al cospetto delle tre figure, Anna si ritrova felice di ciò che è?

Soddisfatta lo è. Ma il percorso raccontato è rappresentativo delle domande che ci si pone a un certo punto della propria vita.

Per esempio?

Arriva un momento in cui tutti noi ci chiediamo se le scelte fatte ci soddisfino davvero.

Come si traduce la soddisfazione in un’analisi positiva di sé?

A noi donne viene chiesto di assolvere tanti compiti socialmente imposti. Dobbiamo essere brave sul lavoro, ma anche nella vita privata, conciliare moltissimi aspetti, senza che ci venga perdonato nulla. In bilico tra realizzazione personale e soddisfacimento delle richieste di chi vive attorno a noi.

Giulia Bevilacqua è una donna che, di fronte a queste domande, si considera soddisfatta?

Non ho rimpianti. Sul lavoro, specie all’inizio, può capitare di perdere qualche occasione a vantaggio di un’altra, che poi si rivela meno soddisfacente. Fa parte del percorso formativo di tutti i mestieri. Io sono soddisfatta di aver compiuto sempre scelte volontarie, senza costrizioni.

Per le attrici, in Italia, ci sono minori occasioni rispetto agli attori maschi?

Il problema dell’equiparazione degli stipendi è oggi molto dibattuto. E, dato di fatto oggettivo, la maggioranza dei soggetti è scritta per protagonisti al maschile. La discriminazione c’è ancora, ma meno, rispetto al passato.

C’è poi lo spinoso argomento delle molestie.

Chi ha sbagliato deve pagare. Ma nelle sedi opportune, i tribunali. Non attraverso una facile gogna mediatica. Non deve neanche passare l’idea che la donna sia sempre vittima e l’uomo sempre carnefice. Non è così. Personalmente, non mi sono mai imbattuta nella mia carriera in un approccio equivoco, ma spero che portare alla luce con i giusti strumenti situazioni del genere dia la forza alle donne di non cedere ai ricatti.

A ottobre si è sposata.

Essere moglie non ha cambiato nulla di ciò che ero prima. Ma trovo che il matrimonio in questo momento storico sia una cosa bella.

Bella perché meno frequente di un tempo?

L’impegno scritto, la promessa di fare qualcosa per l’altro. Spesso si rinuncia prima, io sono contenta di avere fatto il passo.

Suo marito come l’ha conquistata?

Con l’ironia sottile. Siamo entrambi capaci di giocare con le battute, disinneschiamo l’incombenza della serietà dinanzi alla pesantezza delle situazioni. Questa è la nostra forza.

Lui ha qualche difetto?

Troppo preciso. Pignolo, persino. Ma con me non ha vita facile.

Nel senso che è precisa anche lei?

Nel senso che io voglio sempre avere ragione. Un tempo provavo a cambiare le persone che mi stavano intorno, imponendo lati della mia personalità. Oggi forse quel lato si è affievolito, ma se ci confrontiamo su un argomento, farò di tutto per avere ragione. Non c’è scampo.

Farete dei figli?

Perché no. Maschi o femmine, poco importa. Forse a quel punto dovrò limitare temporaneamente alcune scelte lavorative, valuteremo a tempo debito.

Lo dice da attrice affermata. A proposito: c’è stato un momento in cui ha capito di esserlo diventata? Uno spartiacque tra ciò che era e ciò che avrebbe voluto diventare?

Penso di no. Una delle cose di cui vado orgogliosa, è di essere sempre rimasta uguale a me stessa.

I suoi genitori, entrambi architetti, all’inizio sognavano per lei la loro stessa strada. Ha mai conservato un piano B, se la carriera di attrice non fosse decollata?

Non puoi avere un piano B, se desideri davvero recitare. Devi saperti mettere in discussione sul palcoscenico, interpretare le corde emotive del personaggio che rappresenti. Ma non devi mettere in discussione i tuoi propositi, soprattutto durante la gavetta. Altrimenti è finita.

In Anna, una delle figure femminili è una bambina. C’è qualcosa della bambina che lei è stata che potrebbe saldarsi al mestiere che fa oggi?

Un’immagine: io che vado al cinema con mia madre a vedere i grandi film del Dopoguerra. E mi innamoro di Audrey Hepburn. Ma soprattutto di Monica Vitti. Il mio ideale di attrice è lei.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Giulia Bevilacqua)