Pubblicato il 24/11/2017, 15:30 | Scritto da Tiziana Leone
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Ecco come la tv ha imposto il Black Friday anche in Italia

Non c’era pubblicità in tv o sul web che da giorni non parlasse di questa ennesima eredità a stelle e strisce: il Black Friday

L’ho fatto. Dopo che per giorni la televisione ci ha sminchiato la vita con questo benedetto Black Friday, ho scelto volontariamente di entrare in un centro commerciale di Roma per partecipare più che alla corsa agli acquisti, a un vero e proprio esperimento social-televisivo. E così è stato: una specie di cosa a metà tra il reality e il talent, tra la nullità dell’uno e la capacità dell’altro, dove la nullità era nello sguardo perso degli uomini buttati sulle panchine e il talento era tutto nelle mani fameliche delle signore in cerca di qualsiasi cosa, vestito, scarpa, borsa, smalto al 20% solo oggi e mai più.

Probabilmente in eterno, vista la voracità con la quale si muovevano. Non partecipare a questa giornata celebrata in tv come il punto di non ritorno, era un po’ come restare a casa a Capodanno, ci vorresti tanto rimanere, ma non puoi, perché poi agli altri che gli dici? Quindi eccoci qui alle nove e mezza a cercare di attraversare il guado di vestiti/maglie/gonne/abiti buttati per terra come se non ci fosse più non dico un domani, ma almeno uno stand a cui appenderli, e scoprire che l’orda era già lì. Inutile aver lasciato il giubbotto in macchina perché al centro commerciale di Roma sono 35 gradi all’ombra dell’albero di Natale, tanto, anche se hai le mani libere e la borsa a tracolla, quella accanto a te ha le mani comunque più veloci, ti ha già fregato l’unica XS rimasta di quel vestito a fiori, lungo, un po’ trasparente che quest’anno se non ti vesti con un abito a fiori lungo tanto vale restare a casa a Capodanno.

Perché tanto poi agli altri che gli dici? E l’esperimento sociale ti mostra un’altra realtà che la tv ti sbatte in faccia ogni giorno: la solidarietà femminile esiste esattamente come esistono Babbo Natale e le renne. Un’utopia. Ce lo dimostra da anni il Grande Fratello, così come la fila ai camerini per Zara. Anche se hai una sola maglietta in mano e lei davanti a te ha preso tutto il marchio Zara, compresi i nonni del signor Zara e di lei vedi solo le mani che stringono il Kilimangiaro di pezza, no, lei no, non ti fa passare. È come il vecchietto davanti alle casse al supermercato col carrello pieno e tu dietro con il latte in mano. Solo che al vecchietto ormai non lo chiedi nemmeno più. E allora tanto vale cambiare negozio, in giro c’è il Black Friday del sofficino, della tinta di capelli, delle palline di Natale, dell’arricciacapelli, del sapone liquido, a occhio manca solo quello delle lapidi. Ma forse facendo un giro al Verano un loculo al 20% te lo danno.

E mentre cerchi di capire perché in tante si avventano sugli smalti di Kiko che invece che a 2 euro e un centesimo te li vendono a 1 un euro e 99 però devi stare in fila probabilmente fino a capodanno, sempre quello in cui vorresti stare a casa, ma poi agli altri che gli dici?, ti giri e gli uomini sono sempre lì sulla panchina, rassegnati, ricoperti di buste di qualsiasi dimensione, sudati perché il giubbotto no non gli va di levarselo, tanto tra un po’ usciamo no?, buttati a guardare il cellulare, probabilmente alla ricerca del porno Black Friday. Ma vagli a dare torto. E poi succede. Entri in un negozio di abbigliamento di marca, trovi due giovani, lui che accompagna lei, cercano vestiti, si consigliano, lei gli chiede: “Ti piace questo?” con in mano il solito abito a fiori lungo un po’ trasparente che senza quello resti a casa a Capodanno.

E lì finalmente, dopo aver assistito alle guerre puniche, ti si apre uno spiraglio di luce, esisterà il Black Friday del marmo, no? Come minimo a un ragazzo così va scolpita una statua. Uno che affronta tutto questo per amore merita un monumento, no? Ma poi inesorabile arriva la mazzata: «Ma che questo amò? Con ‘st fiori? Comprati una cosa basica». BASICA. E niente, è finita. Ora con questi dieci chili di marmo che ci faccio? Una panchina, mi sa.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto un assalto al centro commerciale)