Pubblicato il 20/11/2017, 13:31 | Scritto da La Redazione

Aldo Grasso: Quando la Tv si sostituisce al tribunale, come Le Iene e Quarto Grado

Aldo Grasso: Quando la Tv si sostituisce al tribunale, come Le Iene e Quarto Grado
Recentemente c’è stato un cambio di paradigma e il processo mediatico non è più un’operazione parallela al processo penale, ma si sostituisce completamente a esso. Così Aldo Grasso sul "Corriere della Sera".

Dalle Iene a Quarto grado: quando la tv si sostituisce al tribunale

Rassegna stampa: Corriere della Sera, di Aldo Grasso.

Seguendo una puntata di Quarto Grado in onda venerdì sera su Rete 4, dedicata per larga parte alla storia criminale di Totò Riina e poi al consueto aggiornamento su casi di cronaca aperti, mi è parsa evidente un’importante modifica nel modo in cui la tv affronta ora i casi di giudiziari.

Fino a poco tempo fa, il concetto di processo mediatico significava qualcosa di ben preciso. Terminata la prima fase di pura registrazione (Un giorno in pretura), la tv si affianca alla giustizia per svolgere un dibattimento parallelo a quello nelle aule di tribunale. Ascolta gli imputati e le arringhe dei loro avvocati, riesamina le prove (spesso seguendo opportune imbeccate provenienti dalle difese o dalle parti civili), ascolta le opinioni delle compagnie di giro fatte dai soliti criminologi, psichiatri e opinionisti mirando a convincere la «pancia» di colpevolisti e innocentisti.

Dal caso Cogne in avanti, passando per tutti i crimini che hanno più scosso l’opinione pubblica, questo è stato il modello dominante e anche QuartoGrado è un programma che ha basato la sua fortuna proprio su queste logiche consolidate. Ma recentemente abbiamo assistito a un deciso cambio di paradigma, come ha dimostrato l’inchiesta delle Iene sullo scandalo sessuale nel cinema italiano, ripresa da molte altre trasmissioni (non ultima Piazzapulita di giovedì sera): non più affiancamento ma sostituzione. Il processo mediatico non è più un’operazione parallela al processo penale, ma si sostituisce completamente a esso: istruisce spontaneamente il caso, raccoglie le prove, convoca e ascolta i testimoni, sentenzia e condanna, senza nemmeno ci sia più nemmeno l’esigenza di un passaggio in aula, figuriamoci la presunzione d’innocenza.

Non è un problema di merito (è giusto che se ci sono stati degli abusi vengano alla luce) ma di metodo, con la verità mediatica che soppianta inesorabilmente la verità processuale.

(Nella foto Le Iene)