Pubblicato il 18/10/2017, 17:00 | Scritto da Andrea Amato
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Suburra è un altro buon prodotto italiano d’esportazione

Suburra è un altro buon prodotto italiano d’esportazione
Non un capolavoro, ma una serie che mantiene alto il livello della fiction italiana, uscita da un provincialismo in cui era relegata da decenni.

Suburra è il primo prodotto originale di Netflix made in Italy

«Roma non si governa, al massimo si amministra», più o meno così finisce la prima serie tv Suburra, prodotto originale di Netflix, il primo realizzato in Italia dalla tv in streaming americana. Ho aspettato di vederla tutta prima di scriverne, per avere una visione complessiva. Non un capolavoro, ma un buon prodotto, che comunque tiene incollato lo spettatore fino alla fine e che promette molto bene per la seconda stagione, per la grande crescita dei personaggi nell’arco dei dieci episodi. Se in questa prima serie il protagonista assoluto, a mio modo di vedere, è Spadino “lo zingaro” (interpretato da Giacomo Ferrara), sono pronto a scommettere che nella seconda dominerà le scene il politico Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), l’uomo che sacrifica tutti i suoi ideali per ambizione e riscatto.

Inutile fare il confronto con Romanzo Criminale o Gomorra, semplicemente perché queste serie hanno tracciato a loro modo l’anno zero della nuova fiction italiana. Suburra, sicuramente, s’inserisce in quel contesto in cui la serialità nostrana può diventare prodotto d’esportazione in tutto il mondo, uscendo dal provincialismo in cui eravamo relegati da decenni.

Come per Gomorra, la forza di Suburra è quella di adottare una narrazione atipica, in cui non esiste la contrapposizione tra il bene e il male, tra eroe e antieroe, ma è il racconto esclusivo delle contraddizioni umane, dove anche il buono viene risucchiato nel gorgo della criminalità per interesse personale. L’apoteosi delle bassezze dell’uomo moderno, descritte in una Roma meno cupa della Napoli di Gomorra, dove tutto è alla luce del sole e sotto il naso di tutti. E purtroppo, rispetto alle vicende dei clan napoletani, più vicina alla vita di tutti i giorni.

 

Twitter@AndreaAAmato

 

(Nella foto una scena di Suburra, la serie)