Pubblicato il 09/10/2017, 17:31 | Scritto da Tiziana Leone

Rai Revolution: testa a testa Teodoli-Vianello, addio Dallatana e Rai 3 senza ascolti

Rai Revolution: testa a testa Teodoli-Vianello, addio Dallatana e Rai 3 senza ascolti
Che la direttrice di Rai 2 volesse lasciare la tv di Stato non era un segreto. Ma nel suo addio finisce imbrigliato anche il direttore di Rai 1, Andrea Fabiano. Il tutto mentre lo show del sabato sera perde una delle sue firme di punta.

Andrea Vianello e Angelo Teodoli incrociano le armi per Rai 1, Gino Castaldo abbandona Celebration, Crozza conquista Fazio, ma nessuno si chiede con quale cachet e Rai 3 finisce a pochi punti di share

Non si parla d’altro a Viale Mazzini, nomine, nomine e ancora nomine. Rilanciate da Dagospia venerdì scorso, il giro di poltrone sarebbe di lì per arrivare. Dell’addio di Ilaria Dallatana da Rai 2 si parlava già prima dell’estate e l’accelerazione improvvisa sarebbe arrivata non solo per via del rapporto complesso con il direttore generale Mario Orfeo, ma anche per i risultati di programmi come Nemo, creatura voluta fortemente dalla direttrice di Rai 2, che mercoledì scorso ha registrato meno ascolti del film Kingsman Secret Service su Rai 4.

E chi c’è a dirigere Rai 4? Angelo Teodoli, ex direttore di Rai 2, che vorrebbe tanto sedersi sulla poltrona di Rai 1, ma a quanto pare senza abbastanza santi in paradiso per farlo accomodare. E visto che per lui si avvicina la pensione, gli anni rimasti sono circa tre, qualcuno gli avrebbe suggerito di accontentarsi comunque di Rai 2, sempre meglio che lasciare l’azienda come direttore di serie B. Se dunque Teodoli accetterà di tornare al quarto piano di Viale Mazzini, al quinto potrebbe finalmente salire Andrea Vianello, pronto a conquistare la rete diretta da Andrea Fabiano, che invece tornerebbe al marketing, posto da cui tra l’altro era venuto.

Un passaggio che non sarà indolore per chi a Rai 1 ha continue grane da risolvere, da Fabio Fazio al Festival di Sanremo, senza dimenticare Celebration, il nuovo show musicale al via sabato prossimo in prima serata. La conferenza del programma è convocata per giovedì, ma dall’invito è scomparso il nome di Gino Castaldo che insieme a Ernesto Assante firmava il programma. Sembra che il giornalista di Repubblica se ne sia andato lasciando solo il suo amico e collega a trainare un programma che non avrà vita facile, vista la concorrenza. A provocare la scelta probabilmente i gusti musicali di una trasmissione che, pur volendo muoversi su strade sofisticate, deve necessariamente fare i conti con il pop del sabato sera.

E allora viene da chiedersi se ha davvero senso cambiare in questo momento complesso chi ha il timone di una rete come Rai 1. Prendiamo Claudio Baglioni, convinto a fare il Festival di Sanremo dopo mesi di tira e molla, per lui gli interlocutori sono due: Claudio Fasulo, vicedirettore di Rai 1 e mente del Festival e Andrea Fabiano. L’artista si troverà con molta probabilità di fronte un altro direttore, con un’altra idea di Festival magari, con la voglia di metterci del suo, ma con un foglio bianco davanti a sé perché Sanremo al massimo l’ha visto solo in tv. Bisognerà spiegargli come funziona la macchina, i meccanismi discografici che la oliano, i contratti che la fanno partire, i cachet, annessi e connessi.

E a proposito di cachet, ci sarà anche da far presente che l’arrivo di Maurizio Crozza a Che tempo che fa del lunedì sera avrà portato un certo aumento al costo della trasmissione, già bersagliata dalle polemiche per le cifre consistenti. Strano che nessuno si sia chiesto quanto costi alla trasmissione di Fazio un Crozza in più. Possibile che sia sfuggito a quella specie di calcolatrice umana che è il deputato del Pd Michele Anzaldi?

Nel calderone c’è da mettere anche la partenza di Domenica in prevista domenica prossima, con le sorelle Parodi. Il responsabile è proprio Andrea Vianello, cui spetta l’ingrato compito di tenere testa a Barbara D’Urso. Se il confronto non sarà almeno alla pari la sua stella potrebbe offuscarsi anzitempo. E a dimostrazione che i cambi al timone di una rete non sono affatto indolori c’è anche Rai 3.

Un esempio? Steinbeck, Furore programma ad altissimo tasso culturale di Alessandro Baricco, visto solo da parenti e amici, che sommati comunque fanno il 2% di share, era un gentile regalo lasciato in eredità da sua simpatia Daria Bignardi. Eredità che il povero Stefano Coletta, nuovo direttore di rete, non ha potuto far altro che mandare in onda, prendendosi di conseguenza le pernacchie da mezza Viale Mazzini. Ma all’ombra del cavallo funziona così: i nuovi direttori ereditano i flop dei precedenti, le colpe ricadono su di loro, ma la responsabilità sono sempre di quelli di prima. Ecco, quest’ennesimo ripartire dal via delle Idi di ottobre dimostra quanto la Rai sia un terreno di conquista che «oggi a me domani a te». Nel mezzo gente che lavora e i soliti “fancazzisti”, che in comune hanno una sola cosa: nessuno sa più chi sia il proprio referente.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto la sede Rai di Viale Mazzini)