Pubblicato il 17/09/2017, 16:07 | Scritto da La Redazione

Steve McCurry: “I talent di fotografia? Magari li avessi fatti anch’io”

“E’ un’opportunità per i giovani, ben vengano anche le foto con i cellulari”

 

 

Rassegna Stampa: La Stampa, pagina 28, di Franco Giubilei

 

“I talent di fotografia? Magari li avessi fatti anch’io”

Il maestro Steve McCurry e la sua esperienza come giurato su Sky Arte

“E’ un’opportunità per i giovani, ben vengano anche le foto con i cellulari”

Colloquio

 

È un bene far vedere il mondo della fotografia in televisione. Quando avevo 22 anni sarei stato felice di avere questa possibilità Steve McCurry Fotoreporter statunitense

 

Strani tempi, questi in cui anche la fotografia imbocca la strada dei talent show, nello specifico quello di Sky Arte. Tempi duri anche perché oggi chiunque può improvvisarsi fotografo grazie a uno smartphone, eppure per Steve McCurry, maestro dell’obiettivo legato per sempre al celebre scatto della ragazza afghana dagli occhi incredibili, non c’è niente di cui davvero preoccuparsi, né sul fronte televisivo né su quello dei nuovi mezzi a disposizione di qualsiasi possessore di telefonino: «II talent è un’opportunità per i giovani fotografi di mostrare il loro lavoro, anche se forse non è esattamente un modo di scoprire nuovi talenti, come avviene invece negli show musicali di questo genere. Un’opportunità dunque, ma non la sola via di provare a farsi strada nel nostro mondo. Diciamo un nuovo modo di celebrare i fotografi e la loro opera, di riconoscerli, per il piacere di cercare qualcosa di nuovo. Lo trovo divertente, è un’altra occasione di comunicare». II progetto sul buddismo Non sembra toccarlo neanche la circostanza che andare in tv a farsi valutare da una giuria – lui è stato giurato ospite di Master of Photography che ha esaminato dodici autori le cui foto sono esposte alla mostra inaugurata a Modena con Fondazione Fotografia all’interno del Festival della Filosofia -, non fosse contemplata quando lui prendeva in mano una macchina in gioventù: «Quando ero giovane, all’età di 22 anni, sarei stato felice di avere questa possibilità. Il fatto è che ci sono molti modi di avvicinarsi a questa professione, ed è bene parlare di fotografia e farla vedere in televisione». Dall’alto di una carriera che l’ha proiettato fra gli autori di foto più famosi degli ultimi decenni, McCurry non vede insidie neanche nello strumento che ha liberalizzato del tutto le immagini, lo smartphone detestato in realtà da molti suoi colleghi, sicuramente non altrettanto famosi: «Non vedo alcuna sorta di insidia o danno provocato dall’uso dei telefoni cellulari, penso sia bene che ognuno abbia la possibilità di riprendere quel che ci sta intorno. Ci vedo solo qualcosa di positivo, perché così tutti possono avere l’opportunità di fare scatti innovativi». Il fotografo americano, di cui è appena uscito un nuovo libro sull’Afghanistan, un Paese che continua ad affascinarlo profondamente, se dovesse puntare l’obiettivo sull’Italia dice che lo farebbe a cominciare da Roma, «perché c’è così tanta storia in questa città». Ma oltre alla città millenaria e monumentale, ci sono altri luoghi della capitale che potrebbero finire nelle sue foto: «Cinecittà e il cimitero per esempio, ma in realtà ci sono molte cose che non conosco bene a Roma e che potrebbero interessarmi». Quanto ai suoi impegni futuri, McCurry sta lavorando a un progetto sul buddhismo: «Inteso nelle sue varie manifestazioni, si tratti del Soka Gakkai come della tradizione tibetana rappresentata dal Dalai Lama. Voglio catturarne i diversi aspetti e le sue varie forme, negli Stati Unti come in Europa come negli altri luoghi dove viene praticato». C’è una frase di McCurry che descrive bene il suo metodo per portare alla luce l’essenza dei suoi soggetti, quando si tratta di esseri umani: «Se sei capace di aspettare che la gente dimentichi la macchina fotografica, l’anima delle persone verrà fuori». Un insegnamento che continua a valere anche oggi, per quanto riguarda lui e perle nuove generazioni di fotografi: «Continuo a pensare che se la prendi con calma riesci a fare emergere una sorta di connessione col soggetto della foto, così verrà fuori la sua personalità».

 

(Nella foto, Steve McCurry)