Pubblicato il 21/08/2017, 16:05 | Scritto da La Redazione

Kevin Spacey: Io, criminale spietato, ma sono stanco di fare la parte del cattivo

Kevin Spacey: Io, criminale spietato, ma sono stanco di fare la parte del cattivo
Due premi Oscar, per "I soliti sospetti" e "American Beauty", e poi tanto cinema e tv tra cui il perfido Frank Underwood della serie "House of Cards-Gli intrighi del potere". L’intervista su "Il Tempo".

Kevin Spacey è in Italia per girare il film di Ridley Scott e un biopic in cui interpreta Gore Vidal

Rassegna Stampa: Il Tempo, pagina 20, di Giulia Bianconi.

Nella sua lunga carriera, costellata da due premi Oscar (per I soliti sospetti e American Beauty), Kevin Spacey di cattivi ne ha interpretati molti. Dall’efferato criminale John Doe di Seven al perfido Frank Underwood della serie di successo House of Cards-Gli intrighi del potere. Dal 7 settembre (sul grande schermo con Warner Bros.) sarà l’ambiguo Doc, mente di una banda di rapinatori, in Baby Driver-Il genio della fuga.

Da un lussuoso hotel di Monte Mario a Roma, l’attore americano 58enne ci parla dello scatenato action movie dal ritmo incalzante scritto e diretto da Edgar Wright con Ansel Elgort, Lily James e Jamie Foxx. Ma nel nostro incontro trova anche il tempo per una riflessione più seria su ciò che accade oggi nel mondo, segnato dagli attentati. «I terroristi sono perdenti, molto tristi e isolati. Scelgono il modo più facile per ferire e uccidere le persone. Dobbiamo rispondere dimostrando che non siamo sotto attacco e che alla fine le cose andranno a posto».

Spacey è in Italia ormai da un paio di mesi. Ha girato nella Capitale All the Money in the World di Ridley Scott, interpretando J. Paul Getty III, l’imprenditore britannico rapito a Roma negli anni Settanta. Ora è sul set di Gore sulla costiera amalfitana per vestire i panni dello scrittore statunitense Gore Vidal: «Spero di rendere onore a un uomo così geniale».

Mister Spacey, cosa l’ha affascinata di Doc, il suo personaggio in Baby Driver?

«L’ho trovato adatto a Michael Caine e questo mi ha attratto. Mi piace quando i personaggi non sono una sola cosa e possono incontrare il pubblico a metà strada. Da attore mi metto a servizio di chi scrive e dirige il film per portare nella storia più sfumature possibili».

Che regista è Edgar Wright?

«Già prima di Baby Driver ha dimostrato di essere inventivo, brillante e pieno di energia. Continuerà a sorprenderci con generi diversi. E spero di tornare a lavorare con lui».

La musica ha un ruolo fondamentale nel film. Come avete lavorato su questo aspetto?

«È stato inusuale. Solitamente la musica viene scelta alla fine. In questo caso era presente sin dalla sceneggiatura. Mentre giravamo avevamo degli auricolari per seguire le canzoni e il ritmo. È stata una specie di danza».

Per il protagonista la musica ha un valore terapeutico. C’è un brano o un cantante che su di lei ha lo stesso effetto?

«Steve Wonder, The Eagles, Supertrump, Marvin Gaye (accenna Lets get it on, ndr). Ammiro molti artisti e penso che se ti senti un po’ giù devi mettere un disco di Ella Fitzgerald e uscire».

Qual è il segreto di una carriera così eclettica?

«Essere interessato. Non voler passare la vita a ripetere sempre la stessa cosa. Mi sveglio la mattina e mi chiedo: adesso cosa c’è?».

Spesso lavora con i giovani. Che scambio c’è tra generazioni diverse?

«Quando ero ragazzo cercavo di osservare il lavoro di chi era più esperto di me. Jack Lemmon mi ha insegnato che quando interpreti un ruolo principale, devi condurre gli altri. E io da uomo di compagnia, grazie all’esperienza a teatro, cerco di ricreare una certa atmosfera anche sul set. Peccato che a me non offrano una minima parte delle commedie che offrivano a Lemmon».

Le dispiace?

«A teatro faccio commedie e canto. Posso esprimere anche questa parte di me. Cerco di sfidare la categorizzazione che spesso mi viene imposta al cinema».

Vive e lavora molto in Europa, in Paesi colpiti da attentati. Siamo sotto attacco. Quanto si sente al sicuro da noi rispetto all’America?

«Questi (i terroristi, ndr) sono dei perdenti, molto tristi e isolati che scelgono il modo più facile per ferire e uccidere le persone. E una situazione orribile. Ma non sono d’accordo. Non siamo sotto attacco. Dobbiamo rispondere dimostrando che alla fine le cose andranno a posto».

Ultimamente sta lavorando molto in Italia. Le piace girare nel nostro Paese?

«Ho fatto due film da voi nell’ultimo mese e mezzo. Se potessi li girerei tutti qui. E un vero piacere. Le persone, il cibo, l’arte. Certo vorrei piovesse di più (ride, ndr). Ora sto per interpretare Gore Vidal che ha vissuto per trent’anni a Ravello. Racconteremo la storia della sua vita e spero di rendere onore a un uomo così complesso, pieno di talento e geniale».

C’è un regista italiano con cui le piacerebbe lavorare in futuro?

«Fellini e Pasolini (sorride, ndr). Ammetto di non conoscere molto quelli contemporanei, ma spero di scoprirli stando qui».

 

(Nella foto Kevin Spacey)