Pubblicato il 16/07/2017, 16:01 | Scritto da La Redazione
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Dall’Edicola all’Alzabandiera: è Radio Fiorello

Nuove sperimentazioni e nuove frontiere per lo showman

 

 

 

Rassegna Stampa: Libero, pagina 25, di Tiziana Lapelosa

 

Modulazione di frequenza

Dall’Edicola all’Alzabandiera: è Radio Fiorello

 

 

Pepperepè. Pepperepè. Alle otto meno cinque del mattino – tenetelo bene a mente per i prossimi giorni – è tempo di Alzabandiera. Ma il classico intro che precede l’innalzamento del tricolore non arriva da una caserma bensì da uno studio radiofonico. Segreto e invisibile, è da qui che Fiorello – chiusa Edicola Fiore su Sky e fresco del premio Agnes per la categoria Nuove Frontiere del Giornalismo – dà la sveglia. E stupisce. Ancora. Nonostante il pubblico sia ormai abituato al suo essere «avanti», eccolo che con nuove sperimentazioni e nuove frontiere, come da premio, ci fa stramazzare dal ridere e riflettere. Non con la classica radio, ma con la radio via Instagram. Con l’audio aperto sulla messa a punto delle voci, con tutto quello che si dice prima della diretta, e con le note dell’Alzabandiera, ha inaugurato ieri la sua ultima creatura radiofonica. «Siamo negli studi… non vi possiamo dire dove, è tutto insonorizzato… siamo pronti con i potenti mezzi di radio Instagram… sbrigatevi… ci hanno chiamato quelli di Facebook per chiederci “perché non lo fate qui?” Ma ci vendiamo ai migliori». E via con il primo brano – che prima non parte e poi mal si sente – Swang, Rae Sremmurd. È un flume in piena Fiorello in studio con tanto di pubblico («Lo abbiamo preso dall’ufficio Rai che smista quello finto ai programmi… noi abbiamo preso quello di Protestantesimo»); è oltre. Mentre tutti si affannano a “farsi vedere” lui e la sua squadra si presentano con lo schermo nero («Non si vedrà mai niente di questo studio perché ci siamo rotti delle immagini»); parla di piromani («Ieri ne hanno presi due e arrestato uno, come al supermercato»); della spiaggia fascista («gli ombrelloni sono sul fascio littorio e c’è un passatempo “Frusta l’immigrato”» ma «la penso come Mentana sui principi della democrazia»), dell’iceberg staccatosi in Antartide («sai quante grattachecche si possono fare?»)… Poi l’invito a seguirlo, ma non ce ne sarebbe nemmeno bisogno. Poca musica, tante risate. Fiorello, grazie di esistere.

 

(Nella foto, Fiorello)