Pubblicato il 19/04/2017, 13:31 | Scritto da La Redazione

L’Agcom dà un anno a Vivendi per scendere in Mediaset o Telecom

L’Agcom dà un anno a Vivendi per scendere in Mediaset o Telecom
Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha anche chiesto al colosso francese "presentare entro 60 giorni uno specifico piano d’azione che la società intende adottare per ottemperare all’ordine". Così su "Il Fatto Quotidiano".

Agcom: “Vivendi ha un anno di tempo per diminuire le quote in Mediaset o Telecom”

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano.

Dodici mesi. Questo è il tempo a disposizione del colosso francese delle comunicazioni Vivendi per rimuovere la posizione vietata dopo l’esposto di Mediaset sulla scalata dei transalpini al Biscione e il loro controllo di fatto di Telecom. È quanto stabilito dall’Agcom, che con la decisione in questione ha di fatto accertato l’influenza dominante di Vivendi in Telecom (dove ha il 23,9%) con i francesi che nel Biscione hanno il 29,9% dei diritti di voto contro il 39,7% finora di Fininvest. Si tratta, nella fattispecie, della prima decisione dell’Agcom su questa parte della ‘legge Gasparri‘, in particolare sui tetti di controllo nel settore media e telecomunicazioni. «Vivendi è tenuta a presentare entro 60 giorniuno specifico piano d’azione che la società intende adottare per ottemperare all’ordine» si legge nella nota dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ha sottolineato come «la posizione della società Vivendi non risulta conforme alle prescrizioni di cui al comma 11 dell’articolo 43 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, in ragione delle partecipazioni azionarie dalla stessa detenute nelle società Telecom Italia S.p.A.e Mediaset S.p.A».

Immediata la reazione del Biscione: «Con il provvedimento odierno, l’Agcom ha accertato che Vivendi ha violato l’art. 43 del Tusmar, Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici – hanno fatto sapere da Cologno – Mediaset esprime la propria soddisfazione e attende ovviamente di leggere il dispositivo per stabilire le azioni future». A stretto giro di posta è arrivata anche la replica di Vivendi, che ha accolto «con sorpresa la decisione adottata dall’Agcom» e «si riserva di adottare ogni opportuna iniziativa in tutte le sedi competenti contro la decisione presa dall’Agcom per tutelare i propri interessi, inclusa la presentazione di un ricorso al Tar e di un esposto alla Commissione europea per segnalare la violazione di fondamentali principi del diritto Ue».

La decisione dell’Agcom è arrivata dopo la seduta del Consiglioche si è riunito nel tardo pomeriggio, avendo, per la seconda volta, all’esame le conclusioni dell’istruttoria aperta il 21 dicembre 2016 ai sensi dell’ art. 43, comma 11 del Tusmar. Con il provvedimento arrivato in serata è stato rispettato rispettato il termine fissato per la chiusura del dossier, pari a centoventi giorni (anche se c’era la possibilità di una proroga per ulteriori sessanta). L’articolo 43 indica le competenze dell’Autorità nell’ambito del Sic, Sistema integrato delle comunicazioni: il riferimento è ai tetti anti-concentrazione sui volumi dei ricavi ai commi 9, 10 e 11. Lo scorso 15 dicembre, l’Agcom aveva segnalato che la normativa in vigore avrebbe potuto impedire le operazioni volte a concentrare il controllo di Telecom Italia, dove Vivendi è il primo azionista con il 24% circa, e Mediaset, nel cui capitale il gruppo francese è presente al 28% con il 29,9% dei diritti di voto. L’Autorità richiamava l’attenzione sul fatto che il Tusmar stabilisce un divieto al superamento dei tetti di controllo. In particolare l’Agcom ricordava che le imprese di comunicazioni elettroniche che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40%, non possono acquisire ricavi superiori al 10% del Sistema Integrato delle Comunicazioni, Sic (Tv, radio, editoria).

Sulla vicenda della scalata di Vivendi, anche la Consob aveva avviato sin dallo scorso dicembre accertamenti sulla base di un esposto di Fininvest per manipolazione del mercato e abuso di informazioni privilegiate. La Commissione aveva anche ascoltato le parti in causa ma per il momento gli accertamenti non sono arrivati ad una conclusione. Intanto lo scorso 24 febbraio era emersa un’iscrizione nel registro degli indagati dei vertici di Vivendianche se questo «non significa in alcun modo nessuna accusa nei confronti di nessuno», aveva spiegato il gruppo francese. L’indagine della Procura di Milano era scaturita da una denuncia per il reato di aggiotaggio. Nella sua ‘replica‘ alle indiscrezioni di stampa sull’iscrizione nel registro degli indagati dei suoi top manager, Vivendi puntava il dito contro gli azionisti di Mediaset, la famiglia Berlusconi cui fa capo la Fininvest: «L’iscrizione nel registro degli indagati dei dirigenti di Vivendi da parte della Procura di Milanoè il risultato di un infondato e ingiurioso esposto presentato dai Berlusconi contro Vivendi dopo l’aumento della sua quota nel capitale di Mediaset», spiegava il gruppo.

Nonostante i toni aspri della querelle, in interviste e dichiarazioni l’ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, ha ribadito più volte che il gruppo continua a ricercare un accordo (anche se ammette che ad oggi non c’è una interlocuzione) con Mediaset, dichiarandosi ottimista sulla possibilità che alla fine si giunga a un’intesa.

 

(Nelle foto le sedi Mediaset e Vivendi)