Pubblicato il 25/02/2017, 17:01 | Scritto da La Redazione
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Compensi, il governo lavora a una legge per salvare la Rai

Viale Mazzini tornerebbe libera di compensare i suoi volti più noti e i conduttori a prezzi di mercato mentre il massimale di stipendio resterebbe inalterato per manager, dipendenti, consulenti

 

Rassegna Stampa: Repubblica, pagina 19, di Aldo Fontanarosa

 

L’ipotesi. Il ministero dell’Economia e quello dello Sviluppo Economico hanno l’obiettivo di far saltare il tetto dei 240 mila euro l’anno sugli stipendi dei volti celebri della televisione di Stato Compensi, il governo lavora a una legge per salvare la Rai

 

Una legge salva-Rai. Una norma primaria che autorizzi il servizio pubblico televisivo a pagare i suoi artisti oltre il tetto di 240 mila euro lordi annui. L’ipotesi prende corpo tra il ministero dell’Economia — azionista unico della tv di Stato, con la Siae — e lo Sviluppo Economico. II governo, in altre parole, lavora per correggere la legge sull’editoria di novembre (quella che ha imposto il tetto). Viale Mazzini tornerebbe libera di compensare i suoi volti più noti e i conduttori a prezzi di mercato ( mentre il massimale di stipendio resterebbe inalterato per manager, dipendenti, consulenti ). L’operazione non è semplice. Questa norma dovrebbe trovare una maggioranza alle Camere, dove svariati parlamentari del Pd non sono propensi a votarla, dove Forza Italia e 5Stelle faranno le barricate in nome della lotta agli sprechi. E escluso, in ogni caso, che il ministero dell’Economia prenda scorciatoie e faccia una semplice circolare interpretativa per risolvere la questione. Questa soluzione viene bollata come impropria. Per aiutare la Rai, serve una norma di legge. La situazione resta ingarbugliata. E Antonio Campo Dall’Orto — l’ad della televisione pubblica — non nasconde la sua preoccupazione. «Le conseguenze di questa situazione comporterebbero per noi perdere la leadership nazionale nel settore radiotv e digitale a vantaggio degli altri soggetti del mercato (italiani e stranieri). Per questo m’impegnerò senza sosta insieme al Cda per trovare una soluzione che permetta alla Rai di preservare il proprio valore». Campo Dall’Orto teme la fuga dei volti più popolari, che in effetti hanno in mano un’importante arma giuridica. Questi artisti e giornalisti vengono investiti da una furiosa grandinata, da un ‘ec- cesso di onerosità sopraggiunta’. Di colpo e senza preavviso, con la decisione del Cda Rai di includerli nel perimetro dei 240 mila euro, vedono la loro professionalità valutata un terzo, addirittura un quinto di prima, a dispetto dei contratti in essere. Dunque sopportano una penalizzazione forte, eccessiva. Per questo, l’articolo 1467 del Codice Civile li autorizza a svincolarsi, un po’ come i calciatori. Se vogliono, possono rescindere il contratto con la Rai senza incorrere in penali. Viale Mazzini, in ogni caso, vuole lottare. E per questo si riserva di pagare senza limiti presentatori e showman se impegnati in eventi eccezionali come il Festival di Sanremo. In sostanza il massimale agli stipendi scatterà solo per i contratti lunghi un anno oppure di più, per collaborazioni intense e continuative. Questa barriera, l’azione diplomatica che Campo Dall’Orto e la presidente Maggiori conducono nelle stanze del governo non rassicurano il sindacato dei giornalisti Rai ( guidato da Vittorio di Trapani) e il sindacato nazionale dei giornalisti (la Fnsi), che parlano già di zona retrocessione: «Non si può partecipare al campionato di A, con il mandato di vincerlo, privati della possibilità di competere alla pari con le altre squadre. Il complesso delle norme approvate in questi ultimi anni sulla Rai la costringe alla partita impossibile. Utilizzare i soldi dei cittadini in maniera oculata è un dovere. Così come intervenire su compensi spropositati. Ma il populismo è un’altra cosa. Ed è una degenerazione che farà del servizio pubblico la squadra povera del campionato. Tutto da dimostrare che questa norma sui 240 mila euro ridurrà i costi. Ma di sicuro trasformerà le aziende private, le società di produzione, gli agenti nei veri padroni del mercato».

(Nella foto, la statua equestre di Viale Mazzini)