Pubblicato il 23/02/2017, 17:30 | Scritto da Gabriele Gambini

Platinette: Mi candiderei a Parma con Sgarbi. Non capisco la Ferragni

Platinette: “Inviterei Chiara Ferragni a cena. Per vedere che cosa non mangia”

Due al prezzo di uno. Per parlare di cibo disinnescandone la portata ossessivo-compulsiva a vantaggio di un entertainment forsennato e colto. C’è Platinette: «Tarantolata come Jane Fonda, vive il rapporto coi fornelli con scriteriata golosità e si mette a fare ginnastica aerobica davanti alle telecamere nell’effimera convinzione di poter dimagrire dopo aver mangiato senza badare alle quantità». E poi c’è Mauro Coruzzi che, di Platinette, è la voce della coscienza: «Cercherà di moderarne gli eccessi, spiegando, con qualche annotazione storica, la genesi dei piatti presentati, senza gli spiegoni tipici degli chef che si prendono troppo sul serio». Benvenuti nella cucina bipolare e politicamente scorretta della tv: La mia grossa grassa cucina, in seconda serata su La5 per sei puntate da venerdì 24 febbraio.

Convive da sempre con un rapporto di amore e odio per il cibo, in passato ne ha descritto alcune personali derive patologiche. Ora che fa? Si mette a cucinare in tv? È una forma di esorcismo?

Più che esorcismo, è guardare in faccia l’orrenda realtà. Ci sono diverse terapie per i disturbi alimentari, io ho pensato di affrontare il mio acerrimo nemico, il mio lardo, giocandoci su per intrattenere e raccontare. Benitenso: questo non è un cooking show, di quelli ce ne sono fin troppi.

Se non è un cooking show, che cos’è?

Un programma dove si scherza sul cibo e lo si usa come leva per raccontare qualcosa alla mia maniera. Non ci sarà il calcolo delle calorie, non verrà data importanza alle quantità degli ingredienti, tanto meno all’impiattamento e all’estetica. Non me ne frega niente. Semmai, è la parodia di un cooking show.

Però i cooking show seriosi hanno l’appalto della narrazione televisiva oggi.

Spesso sono programmi che fanno sperare alle “casalinghe-detrito” che vivono nei palazzoni di periferia di trovare un territorio di gara su cui confrontarsi. Qui no. In ogni puntata affronto le mie nevrosi da un duplice punto di vista.

Duplice punto di vista. Quasi una sorta di psicoterapia.

C’è Platinette, vestita come Jane Fonda quando pubblicizzava i video di aerobica, che si diverte ai fornelli con una colonna sonora volutamente retrò, anni ’60, ’70. C’è Mauro Coruzzi, invece, che racconta il perché di determinati piatti, tutti ispirati rigorosamente alla tradizione di Parma, la mia città.

Parma significa prosciutto e parmigiano.

Affettati e formaggio, ma anche tutta la tradizione che dobbiamo a quella matta col botto di Maria Luigia, seconda moglie di Napoleone e duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. Lei voleva fare di Parma una città a misura di Parigi e conosceva l’importanza della gastronomia per creare simboli. Arrivavano gli ungheresi? Lei ideava la torta ungherese. E così via. Tirerò fuori la parte folkloristica, nel recupero della tradizione.

Si porrà dei limiti?

Nessuno. Parleremo anche di carne di cavallo, animale che non può essere nominato in tv a scopi alimentari, e non si capisce il perché.

A cena col nemico.

Chiara Ferragni. Anche se non è un nemico. Però è magrissima, con le gambe a trespolo, voglio vedere che cosa (non) mangia. Ho sentito dire che, durante la settimana della moda milanese, prendere un caffè con lei possa costare fino a 5mila euro. Le domanderei, con una punta d’invidia, come si faccia a guadagnare tanto senza possedere competenze specifiche, se non quelle di suggerire l’abbigliamento da indossare.

Un piatto della memoria.

Bomba di riso con piccione. Per prepararlo occorre molto tempo. Lo cucinava mia madre, che aveva una gran passione per i piatti elaborati. Si prende un piccione disossato e lo si pone all’interno di una specie di risotto a forma di palla. Da lì il nome “bomba”.

Parla della sua nevrosi alimentare con disinvoltura.

Ho deciso di mettermi sul serio a dimagrire nel 2015, con la partecipazione a Sanremo a fianco di Grazia Di Michele. La canzone aveva un testo molto forte, per me era importante arrivare al meglio. Quando mi sono accorto di avere il fiato corto al solo percorrere le scale dell’Ariston, ho capito che bisognava intervenire.

Poi è arrivato Ballando con le stelle.

Una sfida ancora più dura. Ho chiesto prima di poter fare un provino, perché non mi andava di esibirmi come ciccione di turno scelto per divertire il pubblico.

I maschi chef di oggi sono davvero sexy come si dice?

Dipende da quel che c’è sotto al grembiule. Quelli che iniziano a farmi lo spiegone tecnico su ingredienti, quantità e impiattamenti come se stessero tenendo una conferenza su Dostoevskij mi annoiano terribilmente. Andiamo subito al sodo!

Questo programma è per lei lo sfizio definitivo?

No, ho ancora un’idea sfiziosa che mi perseguita e che potrei realizzare a breve. Candidarmi alle amministrative di Parma.

Contro Pizzarotti?

Certo. C’è bisogno di una rinfrescata per il bene della città, un tempo vista come un’isola felice, oggi attanagliata da una brutta forma di neo-pauperismo senza idee.

Che cosa proporrebbe, tra i primi punti del suo programma?

Il recupero della cultura cittadina. Parma non è solo cibo. È moda, cinema. Bertolucci, Franco Maria Ricci. Renata Tebaldi. C’è una stagione lirica da valorizzare, delle strutture apposite da potenziare. E se i soldi non ci sono, compito di una giunta è trovarli. Invece ultimamente vedo solo ristoranti di kebab ogni 50 metri.

Si candiderebbe sotto il simbolo di qualche partito?

Per carità, no. Sono stato radicale, lo sono tutt’ora, ma i radicali non esistono più. Condivido le battaglie per il diritto all’eutanasia e per il diritto all’aborto, quando ero adolescente ne sono stato coinvolto direttamente con una ragazza che frequentavo.

Davvero nessuna lista potrebbe incuriosirla?

Mi incuriosisce il progetto di Vittorio Sgarbi.

La lista di Sgarbi per “Rinascimento”, intende?

Voglio saperne di più sul suo progetto. Ma lancio un appello a Vittorio: cambia il simbolo! Quella mano michelangiolesca sembra il logo della “Casa della doccia” di Agrate Brianza.

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Platinette)