Pubblicato il 08/02/2017, 14:32 | Scritto da Tiziana Leone

Sanremo – Le prime polpette avvelenate: quanto avrà rosicato la Ferrari per Diletta Leotta?

Diletta Leotta avrà fatto saltare i nervi a Paola Ferrari?

Dalla nostra inviata a Sanremo – Torna il Festival di Sanremo e tornano così anche le nostre polpette avvelenate (qui quella della prima serata 2016). Carlo e Maria, Diletta Leotta, la coppia Raoul Bova e Rocio, Tiziano Ferro, i cantanti. A ciascuno il proprio Festival.

Giusy Ferreri: mi si nota di più se canto male, se mi presento con i capelli a cofana, se mi metto i pantaloni da pubblicità della profumeria sotto casa o se quando esco mi levo lo sturalavandini che avevo in bocca?

Carlo Conti: inizia il Festival. Arriva. Saluta. Ancarlo tu?

Raoul Bova: no Maria, non è un tronista. No, non lo puoi far corteggiare da Tina Cipollari. No, quella seduta in prima fila non è Tina Cipollari. È Massimo Giletti.

Maria De Filippi: presenta e ti aspetti che arrivi la busta. Racconta e ti aspetti che qualcuno si commuova. Conduce e ti aspetti che spunti uno di Amici a cantare. In effetti ne spuntano parecchi.

Tim: fate ballare il ballerino a oltranza e smettete di frantumarci le palle con le imboscate: «Buongiorno signora sono Teresa, la chiamo dalla Tim, le volevamo cablare tutta casa, il garage, la macchina, il cane, il gatto e pure la ragazzina. Vuole ascoltare la nostra promozione?». Teresa cara, mi ero giù suicidata al buongiorno.

Tiziana Ferro: canta Tenco e strega tutti, parla e sa raccontare, sorride e ti incanta. E noi tutte lì a chiederci: «Tiziano bello, ma sei proprio sicuro sicuro?».

Maurizio Crozza: ha strappato a Conti l’unico mezzo sorriso, vagamente forzato, sulla storia del cachet. Se riesce a dirgli anche che le imitazioni di Tale e Quale Show sono più inquietanti di Wanna Marchi e la figlia in fila al supermercato, struccate e in tuta acetata, ha guadagnato anche il suo. Di cachet.

Al Bano: ma non l’aveva già cantata ‘sta canzone? Ah, non è la stessa dell’anno scorso, di due anni fa, tre anni fa, cento anni fa, mille anni fa, paleolitico, mesozoico, Big Bang? Ah no? Perché sembrava.

Samuel: non ho ancora capito se era il cappello a esser troppo piccolo, o lui ad aver il capoccione alla Doraemon.

Clementino: sembra Max Pezzalino col cappellino quando cantava col ballerino.

Ricky Martin: qualcuno riesumi Darwin. Urge una rivalutazione dell’evoluzione della specie. Basta che ci spieghi com’è possibile che Ricky abbia quasi vent’anni in più di Alessio Bernabei, e poi può tornare serenamente nella tomba.

Diletta Leotta: «Ma guarda ‘sta deficiente, non si sa manco vestì, ma chi gliel’ha disegnato ‘sto vestito, il panettone Balocco? Ma poi che ‘sta a dì? “Ragazzi non abbiate paura”, mo’ pure il Papa si crede di essere. Pronto direttore, io non vado più in onda se continuate così. Come meglio? Come così risparmiate in energia, con tutto quello che costa inondarmi di raggi fotonici per farmi sembrare giovane e bella come la Leotta? Pronto… pronto…». Stralci di conversazione uditi in casa di Paola Ferrari durante i cinque minuti della Leotta all’Ariston.

Rocio e Raoul Bova: due pezzi di Lego, solo che a lei ne è avanzato qualcuno di troppo sul vestito. Portano sul palco il quadretto della famiglia felice. Come se a casa a guardarli non ci fosse da anni la Bernardini de Pace con la bambola voodo.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Diletta Leotta e Carlo Conti)