Pubblicato il 16/01/2017, 14:34 | Scritto da La Redazione
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Al Bano: Conto di fare il 60% di share a Sanremo

Al Bano: “Ho cantato per molti potenti ma niente è come Sanremo”

Rassegna stampa: Il Giornale, di Paolo Giordano.

L’artista in gara al Festival per la quindicesima volta (un record): “La vera adrenalina è solo qui”.

Per lui sarà la quindicesima volta, praticamente un record perché nessuno ha fatto meglio. Al Bano arriva al Festival di Sanremo dopo due infarti («Io due stent, Gentiloni uno solo») ma, come scandisce parola per parola, «la paura e il pessimismo non sono nel mio dizionario». Canterà Di rose e di spine e sarà comunque uno dei protagonisti dell’Ariston, ci potete scommettere: «Due anni fa con Romina abbiamo fatto il 64 per cento di share. Stavolta da solo punto almeno al 60», scherza.

D’accordo, Al Bano, però intanto come sta?

«Il mio cuore ha fatto per un attimo il ballerino. Ho sentito un dolore forte, pensavo fosse intercostale ma per fortuna ero vicino a un ospedale. Quando i medici mi hanno detto che mi avrebbero dovuto operare per infarto, ho chiesto se si poteva rinviare perché avevo un sacco di cose da fare…».

E loro?

«Mi hanno risposto: vorrà mica fare la fine del suo collega Pino Daniele?».

E ora?

«Prendo medicine e devo fare lunghe camminate all’aperto. Tra un paio di mesi mi sottoporrò alle cosiddette prove sforzo».

Dovrà accorciare i tempi, Sanremo è già una bella prova sforzo.

«La cosa bella del Festival è l’adrenalina. Una cosa così la provo soltanto là. Ho cantato per Putin, per Eltsin, per i potenti del mondo ma l’energia di Sanremo non la sento da nessun’altra parte».

Quest’anno c’è la coppia Carlo Conti e Maria De Filippi.

«Sono una corazzata».

Le piacciono?

«Non solo: li stimo. Sono seri professionisti che dimostrano ogni giorno di meritare il successo che hanno».

Per qualcuno fanno tv trash.

«È trash soltanto chi pensa queste cose. E poi, scusi, che cosa vuol dire trash, non c’è neanche nel nostro dizionario… Io penso che a molti faccia comodo sparare sempre sul bersaglio grosso tanto per avere un po’ di visibilità. Certo, al Festival di Sanremo non si potranno trovare i testi di Platone o di Moravia, ma è una delle manifestazioni più imitate e famose del mondo proprio perché non è trash».

I suoi due ultimi anni sono stati Di rose e di spine come il titolo della sua canzone: tanti concerti, la reunion con Romina, gli infarti.

«Ma questa è solo una canzone sull’amore descritto in modo contemplativo. E, attenzione!, non è autobiografica eh. Ha una melodia pucciniana, mi piace da pazzi».

A Sanremo, nella serata delle cover, canterà Pregherò di Celentano.

«Pochi ricordano che io ho iniziato nella casa discografica di Celentano».

Il Clan?

«No, era quella di suo fratello, la Fantasy. Vivevo a Milano, facevo il metalmeccanico ma ero in cassa integrazione e lavoravo soltanto 3 giorni alla settimana. Negli altri cantavo. Le mie prime serate sono state proprio con Celentano in Lombardia, poi in Irpinia, a Sora, in Puglia. Era la metà degli anni Sessanta e io avevo svoltato».

Potrebbe invitarlo a cantare con lei Pregherò.

«Sarebbe il mio sogno ma non credo il suo. Però ricordo benissimo i miei inizi nella sua squadra. Alla sera, dopo il concerto, ci ritrovavamo tutti a tavola. Io ero un ragazzino e mi bevevo tutte le parole della tavolata. Dopo un po’ mi sono accorto che, finché restava lui a tavola, tutti lo ricoprivano di complimenti. Appena si alzava, iniziavano a dire carognate sul suo conto. Lì mi sono detto: Caro Al Bano questo è il mondo che ti aspetta».

Però ci è rimasto.

«Poi sono andato a Sanremo Giovani nel 1965. Quell’anno c’era anche Teo Teocoli, ma vinse Lucio Dalla con Paff bum. Poi sono stato invitato altre due volte come super ospite».

Quindi in realtà è il suo diciottesimo Festival.

«Sono diventato maggiorenne».

A Sanremo andrà con Loredana Lecciso?

«No, credo di andarci da solo, al massimo verranno i miei figli».

E Romina?

«Boh, lo chieda a lei».

L’ultima volta all’Ariston eravate insieme.

«E la nostra esibizione è finita pure nel film Quo Vado di Checco Zalone. Gran testa, Checco, sono orgoglioso di essere suo amico: ha una incredibile velocità di pensiero. Però di Festival mi piace ricordare quello del 1996 con È la mia vita: ogni sera una standing ovation in sala».

Però in Italia la critica musicale non l’ha mai trattata molto bene.

«So quanta puzza sotto il naso ci possa essere in certi ambienti. Ovviamente non fa piacere a nessuno essere criticati, ma forse la colpa è anche mia che non sono riuscito a farmi capire bene».

Anche per questo torna a Sanremo?

«Mi ricordo quando negli anni ’70 lo boicottarono al punto che quasi spensero le telecamere. Oggi è amato non solo dai giovani spettatori, ma anche dai giovani cantanti».

Quali le piacciono?

«Beh, Tiziano Ferro e Mengoni. E poi, sa, ho voglia di andare a vedere un concerto della mia conterranea Emma…».

 

(Nella foto Al Bano)