Pubblicato il 06/01/2017, 12:03 | Scritto da La Redazione
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Rai, piano austerity nel 2017 rischiano Santoro e Mika

Rai, piano austerity nel 2017 rischiano Santoro e Mika
Conti e palinsesto. Nel bilancio preventivo rosso di 60 milioni. Saltano pure Agorà Estate e due super fiction. Così si La Repubblica.

La consigliera Rita Borioni: ora garantire risorse stabili come gli inglesi con la Bbc, altrimenti siamo meno liberi

 

 

Rassegna Stampa: La Repubblica, pagina 12, di Aldo Fontanarosa

 

Conti e palinsesto. Nel bilancio preventivo rosso di 60 milioni. Saltano pure Agorà Estate e due super fiction

Rai, piano austerity nel 2017 rischiano Santoro e Mika

Il cda: il governo dia certezze

La consigliera Rita Borioni: ora garantire risorse stabili come gli inglesi con la Bbc, altrimenti siamo meno liberi

 

ROMA. In questo momento, la Rai non ha i soldi per confermare – anche nel 2017, così com’è – il programma di Michele Santoro, Italia. I reportage del giornalista piacciono molto, ma la struttura di costi della trasmissione è impegnativa e va ridimensionata. Stessi dolorosi dubbi sullo show Stasera Casa Mika. Un gioiello, ma troppo caro per un’azienda che vede il canone ridursi del 10%- da 100 a 90 euro – da un anno all’altro. Rischia il taglio Nemo, il programma che ha sostituito Virus sulla seconda rete. I conduttori Lucci e Valentina Petrini hanno sedotto i critici, meno i telespettatori che lo guardano a singhiozzo. Agorà Estate forse lascerà il passo a degli spazi d’informazione firmati RaiNews 24 ( più economici ). Due fiction di profilo internazionale su quattro non saranno più prodotte. La televisione di Stato inizia un anno difficile sul piano dei conti. Si prevedono una perdita d’esercizio di 60 milioni e un indebitamento finanziario netto a 510 milioni. E allora bisogna risparmiare. Tutte le Direzioni aziendali ridurranno le spese del 15%. E il palinsesto del 2017 avrà programmi anche illustri ridimensionati, addirittura spazzati via dal vento gelido dell’austerità. Dice Rita Borioni, consigliera di amministrazione della Rai: «I nomi delle trasmissioni a rischio non li faccio, per riservatezza. Ma un piano di austerità esiste e sta togliendo il sonno a noi consiglieri. Che cosa temiamo? La televisione di Stato potrebbe puntare sui programmi più collaudati, che garantiscono ascolti e pubblicità. A quel punto cadrebbero le trasmissioni nuove, sperimentali, coraggiose che sono il fiore all’occhiello del palinsesto in corso. E poi: produzioni culturali come quelle di Alberto Angela non subiranno contraccolpi. Sono belle e intoccabili anche perché le vendi all’estero. Ma i canali di nicchia possono finire svuotati. E questo sarebbe fatale ad esempio per Rai Cultura, che già non è molto “pervenuta”…». Viale Mazzini cammina sulle sabbie mobili. Il canone nella bolletta elettrica garantisce un gettito copioso. Ma intanto si ridimensiona, nel 2017, a 90 euro. Questi 90 euro, poi, non entreranno tutti nelle casse della tv pubblica. Lo Stato trattiene per sé la tassa di concessione. Poi l’Iva, poi una fetta del 5% ( per il prelievo deciso dal governo Monti ). Non solo. La somma recuperata dall’evasione, da quest’anno viene divisa fifty fifty (50 e 50 ) tra lo Stato e la Rai. Alla fine di questo percorso, Viale Mazzini stima di incamerare tra i 75,81 e i 77,12 euro per abbonato. Molto meno rispetto agli 83,69 del 2016. «La televisione pubblica inglese, la Bbc, ha ottenuto parecchie certezze dal governo. Per cinque anni -racconta Borioni – potrà contare su un quadro di entrate certo. E questo la rende libera dai dettami del Palazzo. Ma se le certezze non ci sono, se cambia ogni anno il flusso delle risorse, tu sarai molto più condizionabile, molto meno autonomo». Una luce si intravede, però, all’orizzonte. Il governo sembra rinunciare al taglio degli spot per RaiUno. Sarebbe l’effetto di un’interpretazione restrittiva della Legge Gasparri infilata nella nuova Convenzione che affiderà il servizio pubblico tv a Viale Mazzini per i prossimi 10 anni. «Se confermata-dice Borioni – la notizia la troverei ottima. Ci spero: il governo ci darebbe un segnale di fiducia. E magari si è reso conto che non era possibile cambiare gli affollamenti della pubblicità con un semplice atto interpretativo».

 

(Nella foto, la statua equestre di Viale Mazzini)