Pubblicato il 27/10/2016, 14:32 | Scritto da La Redazione
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Tutti i flop della Rai e la politica inizia a innervosirsi

Rai Flop: canale 2016 del digitale terrestre

Rassegna stampa: Panorama, pagina 61, di Antonella Piperno.

Uno dopo l’altro, i programmi voluti dalla nuova dirigenza portano risultati sempre più deludenti. Campo Dall’Orto ha esagerato nella sperimentazione e l’audience crolla.

«Antonio Campo Dall’Orto è riuscito finalmente a centrare un obiettivo». A guardare gli ascolti Rai e soprattutto il deflagrante flop di Dieci cose, nuovo programma del sabato sera di Rai 1, l’ironia di Michele Anzaldi, il deputato Pd che monitora la tv pubblica con la stessa attenzione di un medico verso il paziente ricoverato in terapia intensiva, non sembra fuori luogo. A inizio mandato il direttore generale aveva dichiarato infatti la sua intenzione di superare la logica degli ascolti a favore della sperimentazione di nuovi linguaggi e di una nuova cultura televisiva. Propositi rispettati, perché le percentuali di share dei programmi introdotti dalla nuova dirigenza sono quasi da eminenza locale. Politics, il talk fortemente voluto dalla direttora di Rai 3 Daria Bignardi, dopo l’ossigeno portato al capezzale di Gianluca Semprini dal premier Matteo Renzi (6,6 per cento di share) si è ricollocato su percentuali barbariche, cioè in linea con quelle della Bignardi quando conduceva Invasioni Barbariche su La7: raramente sopra il 2 per cento. Tanto che Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai, preoccupato anche per la riduzione degli spazi informativi in Rai, sibila: «Quando la Vigilanza chiese conto alla Bignardi della scelta di un conduttore esterno, lei rispose che, avendo bisogno di andare sul sicuro, non aveva tempo per rischiare pescando all’interno della Rai…».

Un’altra affermazione da ricordare è quella del direttore di Rai 2 Ilaria Dallatana al debutto di Sunday tabloid, il rotocalco informativo della domenica alle 19: «Non abbiamo l’assillo degli ascolti perché è una fascia tradizionalmente occupata da telefilm che registrano il 3 per cento di share» disse. Beh, Sunday tabloid è riuscito nell’impresa di far peggio (share intorno al 2, ma è sceso anche all’I per cento) e ora si capisce meglio il secco «no» di Nicola Porro, al quale lo spazio domenicale era stato offerto dopo la chiusura di Virus. Se ne è andato a Mediaset e la patata bollente è finita nelle mani della povera Annalisa Bruchi, passata a Sunday Tabloid dopo la chiusura del suo 2Next che in seconda serata registrava un rispettabile 6 per cento di media. Tant’è che ora Dallatana, pentita della collocazione, sta pensando di spostare il programma in seconda serata.

Resta invece saldamente al suo posto (mercoledì in prima serata) un altro esperimento di Rai 2: Nemo, nessuno escluso («tranne gli spettatori» ha chiosato Dagospia). Il programma affidato all’ex iena Enrico Lucci e a Valentina Petrini, col suo mix di servizi sul campo e storie personali (come quella dell’ex meccanico diventato donna), si ferma al 3 per cento di share. «Uno dei tanti problemi di questa dirigenza» osserva Anzaldi «è la decisione di sperimentare in fasce pregiate, operazione pericolosa. Normalmente si innova in quelle minori». Su Rai 1, insieme alla nuova Domenica in di Pippo Baudo, molto distanziata dalla rivale Domenica live, il grande innovativo flop è Dieci cose, nato da un’idea di Walter Veltroni, fermo all’11 per cento di share. Sconcertato «dall’inesperienza di questa dirigenza», il forzista Maurizio Gasparri è certo che gli ascolti peseranno sul rinnovo della concessione. Intanto sta per recapitare alla Rai un’interrogazione in cui chiede conto dei costi (si parla di un milione a puntata) e del compenso di Veltroni.

Sperando che l’azienda non risponda evasivamente, come ha appena fatto con l’interrogazione del leghista Jonny Crosio. «Il loro sprezzo verso il Parlamento è inaccettabile» si indigna Gasparri, che minaccia di «piombare negli uffici di Campo Dall’Orto e del presidente Monica Maggioni» se non riceverà una risposta esaustiva. Forse la sta preparando la nuova megadirezione della comunicazione, creata anche per fronteggiare gli attacchi. La presiede Giovanni Parapini, che ha voluto con sé l’ex vicedirettore del Tg1 Fabrizio Ferragni (Alessandro Picardi ha lasciato la direzione delle relazioni istituzionali per quella dello sviluppo strategico delle piattaforme). Basta che non rispondano che, sul piano degli ascolti, la Rai può contare sul 30 per cento di share della nuova fiction su Rai 1. L’ha già detto il dg: «Il successo de I Medici indica la strada da seguire». Peccato che il merito non sia suo: I Medici erano nel piano fiction del 2013.

 

(Nella foto Antonio Campo Dall’Orto e Monica Maggioni)