Pubblicato il 26/10/2016, 14:35 | Scritto da La Redazione
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I Medici furono migliori di quelli raccontati nella fiction di Rai 1

I Medici furono migliori di quelli raccontati nella fiction di Rai 1
Lo sceneggiato campione d'ascolti non racconta la verità. La famiglia che ha fatto la storia del Rinascimento si è macchiata di crimini efferati. Ma la serie di Rai 1 esagera. Perché inizia raccontando di un omicidio che non c'è mai stato. Ecco com'è andata. Così Marco Merola sul settimanale “Oggi”.

I Medici della tv sono peggiori di quelli veri

Rassegna stampa: Oggi, pagina 68, di Marco Merola.

Lo sceneggiato campione d’ascolti non racconta la verità. La famiglia che ha fatto la storia del Rinascimento si è macchiata di crimini efferati. Ma la serie di Rai 1 esagera. Perché inizia raccontando di un omicidio che non c’è mai stato. Ecco com’è andata.

Né santi, né mafiosi, semplicemente banchieri con pochi scrupoli, diventati, poi, così potenti da esprimere tre Papi (Leone X, Clemente VII e Leone XI) e due regine di Francia. I Medici di Firenze che emergono dai primi due episodi della serie creata dallo sceneggiatore Frank Spotnitz hanno pagato dazio più del dovuto, per “ragion televisiva”. Ma la dinastia più conosciuta del mondo meritava fin da principio ben altro trattamento. A dare narrativamente il via a 300 anni di potere, fatti di grandi gesta, mecenatismo e amministrazione lungimirante della cosa pubblica (e, per carità, anche di intrighi e lotte fratricide) è stato, infatti, un omicidio falso e inutilmente romanzato, quello di Giovanni di Bicci. Romanzato perché il suo avvelenamento non avvenne mai (morì nel suo letto facendo anche un discorso bellissimo); inutilmente perché altri episodi ben più cruenti si sarebbero verificati nei decenni a seguire.

Intrighi e congiure Molti tentativi di avvelenamento hanno caratterizzato la storia del casato. Per esempio, quello di cui sarebbe dovuto essere vittima Giuliano de’ Medici, nel 1478. Egli, però, non si recò a una festa nella Villa di Fiesole e così non mangiò il cibo preparato apposta per lui. E ancora, nel 1587 Francesco I de’ Medici, erede di Cosimo I, e Bianca Cappello, nobildonna veneziana, vennero trovati morti nella villa medicea di Poggio a Caiano. Alcuni studiosi sostengono che furono avvelenati dal fratello minore di Francesco, Ferdinando I, cardinale e aspirante erede, altri propendono per la tesi della malaria. Anche sul fronte congiure il catalogo è ricco. Sappiamo delle manovre degli Albizi ai danni di Cosimo il Vecchio ma anche suo figlio Piero il Gottoso dovette guardarsi le spalle dal mercante Luca Pitti che aveva, cooptato parecchi signori fiorentini nel (fallito) golpe del 1466. Dodici anni dopo fu la volta della famiglia dei Pazzi, mentre Piero Strozzi, nel 1537 e Puccio Pucci, nel 1560, avrebbero tentato di rovesciare il governo di Cosimo I.

Il ruolo delle donne In gamba, lucide e scaltre, quelle impalmate da alcuni rampolli della famiglia Medici. Nella fiction ci sono Piccarda Bueri, sposa di Giovanni e la Contessina de’ Bardi, moglie di Cosimo il Vecchio, due signore di casa, non tanto importanti per la, storia della dinastia quanto quelle che vennero dopo di loro. Su tutte Lucrezia Tornabuoni, unitasi nel 1444 a Piero il Gottoso (figlio di Cosimo). Fu abilissima, a gestire gli affari di famiglia mentre il marito era-bloccato dalla malattia. E poi Alfonsina Orsini, sposata a Piero il Fatuo (figlio di Lorenzo il Magnifico), che fece guadagnare il Ducato di Urbino a suo figlio Lorenzo. Per arrivare, tre secoli dopo, ad Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina. Colei che il 31 ottobre 1737 siglò con i Lorena (la dinastia che regnerà fin quasi all’Unità d’Italia) il “Patto di Famiglia” secondo cui i nuovi regnanti non avrebbero potuto trasportare «o levare fuori della Capitale e dello Stato del Granducato… Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioie ed altre cose preziose… affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri». In pratica pose le premesse, perché Firenze diventasse capitale del turismo mondiale.

Furono mecenati È il tratto distintivo della famiglia. Iniziatore fu proprio Giovanni di Bicci (anche se dalla fiction non si coglie appieno l’importanza della sua opera) attraverso le committenze a Filippo Brunelleschi, Jacopo della Quercia e Donatello. Giovanni fece abbellire la facciata di Palazzo Orsanmichele, seguì il completamento dello Spedale degli Innocenti, la struttura deputata ad accogliere gli orfani di Firenze, e ordinò i lavori nella Basilica di San Lorenzo. Gli successe Cosimo il Vecchio che fece ricostruire il convento di San Marco (alcune delle celle furono decorate dal Beato Angelico) ed erigere il palazzo di Via Larga (attuale Palazzo Medici-Riccardi), oltre a fondare la Biblioteca Laurenziana. Si deve a lui la committenza del David realizzato da Donatello che tutto il mondo ci invidia. Venne, poi, l’era di Lorenzo il Magnifico, apostolo dell’umanesimo fiorentino. Lorenzo si attorniò di intellettuali del calibro di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola e protesse numerosi artisti, da Filippino Lippi a Sandro Botticelli e Andrea del Verrocchio, fondando la prima Accademia d’arte della storia (nel Giardino di San Marco) in cui transitò anche un giovane e sconosciuto Michelangelo Buonarroti.

 

(Nella foto una scena de I Medici)