Pubblicato il 21/10/2016, 11:34 | Scritto da La Redazione

In Rai pensano a Michele Santoro per Politics

Allarme Rai per il flop news l’ipotesi Santoro per Politics

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 11, di Marco Castoro.

Ad andare peggio proprio i nuovi talk. Sunday Tabloid ormai sotto al 2%. Viale Mazzini corre ai ripari: il ritorno di share dell’anchorman a Rai 3 come autore.

Per fortuna che ci sono le fiction, almeno qualche raggio di sole entra dalle finestre di viale Mazzini, altrimenti ci sarebbe solo la luce del canone. Perché sul fronte news e approfondimenti nulla va per il verso giusto e i vertici Rai stanno studiando come correre ai ripari puntando sul classico: a cominciare dal ritorno dei Michele Santoro a Rai 3, per rafforzare dopo il referendum il barcollante Politics. Perché sono proprio i format più classici da Porta a Porta a Chi l’ha visto? a reggere meglio, mentre le novità stanno affondando una dietro l’altra. A cominciare proprio dai due nuovi programmi dell’approfondimento, Politics e Sunday Tabloid di Rai 2, format che hanno rimpiazzato non senza rimpianti Ballarò e Virus. Con l’aggravante che i conduttori della scorsa stagione Massimo Giannini e Nicola Porro non hanno accettato le nuove soluzioni proposte loro dalla Rai e se ne sono andati a rafforzare la concorrenza. Il primo ha riabbracciato Floris, il secondo conduce Matrix su Canale 5.

Per Politics è finita sotto accusa il direttore di Rai 3, Daria Bignardi, per aver accorciato la durata del talk e scelto un giornalista esterno come Semprini con poche esperienze da conduttore. Ora, appunto, si cerca di correre ai ripari. Politics fa il 2,5% di share, Tabloid è sceso anche sotto il 2%. Messi assieme non fanno gli ascolti nemmeno di uno tra Virus o Ballarò nelle serate peggiori. Tra le possibilità al vaglio per i cambiamenti c’è quella di affidare a Santoro la redazione (la conduzione, almeno per ora, no) del talk di Rai 3. Lui, Michele-chi, raccontano stia resistendo, obiettando che dare una mano alla Bignardi non sarebbe compatibile con l’impegno già assunto per Rai 2, ma ormai a Rai3 danno l’accordo a un passo. Sotto accusa ci sono anche gli orari di programmazione, come quello domenicale del preserale per Sunday Tabloid (un problema che potrebbe ripresentarsi con la nuova striscia di Bianca Berlinguer, in onda dal 26 ottobre alle 18,25 su Rai 3).

BENE I TG I tiggì invece reggono bene, soprattutto il Tg1, la cui lunga stagione positiva ha rafforzato molto i poteri di Mario Orfeo all’interno dell’azienda. Lo si è visto da come è riuscito a portare a casa un vicedirettore in più, a piazzare i suoi stretti collaboratori Ferragni e Montanari, rispettivamente a capo delle relazioni istituzionali e alla direzione del Gr, a far spostare una vice ingombrante come la Petruni. Per non parlare della prova di forza che Orfeo ha sfoggiato davanti alla Vigilanza, contrattaccando le accuse dei Cinquestelle. PIANO EDITORIALE I consiglieri del Cda intanto continuano a chiedere il nuovo piano editoriale. C’è insoddisfazione per i ritardi, preoccupazione e incertezza per il futuro organizzativo. Per tutto questo sulla graticola è finito il direttore editoriale Carlo Verdelli. Anche la commissione di Vigilanza ha alzato il tiro. Il senatore dem Margiotta parla di follia per i ritardi incomprensibili del piano editoriale che rischiano di portare al fallimento l’informazione, una delle mission essenziali del servizio pubblico. Voci, accuse, veleni. Immancabili. Come la presunta tentazione di Verdelli di mollare tutto e andarsene. Ma chi lo conosce bene ricorda che Gubitosi presentò il suo piano due anni dopo l’insediamento (Verdelli è in Rai da 9 mesi) e che non si può parlare di crollo dell’informazione quando la Tgr va bene, RaiNews ha raddoppiato gli ascolti e supera tutti i giorni SkyTg24, Report al lunedì ha guadagnato 2 punti di share e Petrolio è salito al 10%. E, soprattutto, che Verdelli non ha nessuna intenzione di gettare la spugna. Ma qualche aggiustamento, ecco, quello sì, va fatto quanto prima.

 

(Nella foto Michele Santoro)