Pubblicato il 30/08/2016, 19:04 | Scritto da Gabriele Gambini

Boom! ha innescato il timer, ma per esplodere ha bisogno di rodaggio

Boom! ha innescato il timer, ma per esplodere ha bisogno di rodaggio
Il quiz show condotto da Max Giusti procede con garbo, ma deve acquisire la confidenza necessaria a fare la differenza nella competizione generalista.

Nel tempo, la sfida di Boom! sarà quella di conquistarsi una fetta di riconoscibilità, diventando una scelta consapevole e non un’opportunità tra le tante

 

Un po’ come nei film d’azione hollywoodiani sbanca botteghino, quando l’eroe di turno ha pochi secondi per disinnescare un ordigno esplosivo e il pubblico resta col fiato sospeso nella speranza che ce la faccia, però al contrario. In Boom!, la speranza degli spettatori era che la bomba deflagrasse, cioè che il quiz show dell’access prime time di Nove, presentato come novità esplosiva della stagione, riuscisse nell’intento di mietere consensi a grappolo. Per ora c’è riuscito a metà. Il suo futuro dipenderà da alcune variabili. Ha innescato il timer della bomba competitiva, quello sì, ma il meccanismo di gioco richiede rodaggio per esprimere potenzialità emerse sottotraccia. C’è un Max Giusti garbato e ironico nella conduzione, dal quale ci si aspetta, volendo fargli le pulci, maggior pepe nel pungolare i concorrenti. C’è un round iniziale un po’ statico con domande semplici a risposta multipla, compensato da una fase finale in cui il ritmo incalza. Ci sono i partecipanti divisi in due squadre, impegnati a caratterizzare il più possibile il loro background popolare, da cui dipenderà parte della riconoscibilità del programma.

Ci sono le esplosioni, colorate, che per risultare efficaci come marchio di fabbrica dello show necessitano del massimo supporto nel montaggio e nel clima di studio (questo forse accadrà nelle puntate registrate in Italia, dopo il primo ciclo, realizzato in Spagna). Ci sono le ambizioni generaliste di Nove, che con Boom!, dalla confezione moderna ma dai contenuti classici in quanto quiz generalista, punta a un pubblico trasversale, da catturare verosimilmente nel carniere Rai e Mediaset. Resta da verificare se il rodaggio sarà seguito da effettiva incisività affabulatrice, come è accaduto al Take me out di Real Time nell’ambito dei dating show. La posta in gioco è conquistarsi una buona fetta di riconoscibilità, diventando nel tempo una scelta consapevole dell’utente e non solo un’opportunità tra le tante. I dati del debutto parlano dell’1,4% di share media con 204mila spettatori, debutto che ha soddisfatto Discovery, perché ha incrementato del 30% l’Auditel in quella fascia, con una produzione originale.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Max Giusti)