Pubblicato il 30/08/2016, 13:32 | Scritto da La Redazione

Tommaso Labranca, quello che inventò il trash in tv

Addio Labranca, l’uomo che “inventò” il trash

 

Rassegna stampa: QN, pagina 30, di R.Bru.

Lo scrittore, critico e autore tv, è morto d’improvviso a 54 anni.

Niente funerali per Tommaso Labranca. E già questo dice molto di lui: «Non li voleva», fanno sapere gli amici. D’altronde, era uno che «giocava con la clandestinità», nel senso che aveva deciso di dirigere una rivista semiclandestina, Tipogravia Helvetica in Ticino, dove si era “ritirato” cosa, anche questa, inusuale, per uno di 54 anni a conferma di quello che era sempre stato: un outsider della letteratura, della critica, del pensiero. Dicono che sia morto nel sonno, Tommaso. Scrittore, autore tv, conduttore radiofonico, editore, critico letterario, sempre “in direzione ostinata e contraria”, nel 1994 scompiglia l’angusto mondo dei libri italiani con Andy Warhol era un coatto, edito da Castelvecchi. Un volume che apre una prospettiva del tutto inedita, «senza il quale i libri di Tiziano Scarpa, Niccolò Ammanniti e Aldo Nove non sarebbero stati gli stessi», come raccontava ieri Tommaso Pellizzari, riferendosi ai “cannibali”, l’ultimo filone letterario in qualche modo riconoscibile che si sia visto nel Bel Paese. Idem Estasi del pecoreccio, applicazione lucida e ragionata su come spiegare l’alto con il basso e viceversa, mescolandoli e, soprattutto, illuminandoli come forse non era stato fatto prima.

«Buonissimo umanamente e spietato intellettualmente»: sempre Pellizzari dixit. «La migliore mente di una generazione», dice qualcun altro, nel senso che lui ha saputo interpretare come pochi la rivoluzione della cultura di massa. Si guadagnava il pane scrivendo per programmi tv come Anima mia (sì, quello di Fabio Fabio, che ancora oggi viene citato come punto di riferimento imprescindibile), ma anche raccontando le vite e le morti ultra-pop di personaggi come Michael Jackson, Freddie Mercury o John Lennon. Curioso come pochi, non riteneva che vi fosse differenza nel narrare di Taricone o di Hendrix. Agitatore instancabile (ma forse anche tradito), produceva narrativa come Il fagiano Jonathan Livingston e con identico fervore fanzine come Trashware, in quei primi anni Novanta che però disprezzava con passione: «Il peggiore decennio del secolo: ero circondato da coetanei che vestivano come agenti immobiliari o vallette televisive, parlavano solo di “bolla speculativa della new economy”. Ora li trovi agli angoli della strada a chiedere la carità».

Lo consideravano “l’esegeta del trash”, ma a dirla sempre con Biondillo, piuttosto «Tommaso era di un’intelligenza lucida e geniale. Ci sono scrittori che inventano parole e concetti che poi usano tutti. Lui era uno di questi. Era un inventore di pensieri collettivi». Domani alle 15 la benedizione della salma in Piazza Mistral, Milano. Ma niente funerali. Quelli proprio no.

 

(Nella foto Tommaso Labranca)