Pubblicato il 25/08/2016, 17:33 | Scritto da La Redazione

Telenorba punta al rilancio Antonio Azzalini alla guida

Ora Telenorba va al rilancio

 

Rassegna stampa: Italia Oggi, pagina 21, di Claudio Plazzotta.

I piani del presidente Montrone. Ingaggiato Momigliano come capo della concessionaria Fonovip. L’ex Rai 1 Azzalini nuovo responsabile della televisione.

Luca Montrone, presidente di Telenorba, il più importante gruppo radio televisivo locale del Sud Italia, combatte, non si arrende. Da un lato rilancia le sue televisioni ingaggiando Carlo Momigliano come general manager della concessionaria di pubblicità locale Fonovip (che porta la gran parte del fatturato) e Antonio Azzalini, ex direttore intrattenimento di Rai 1 (quello incredibilmente licenziato da Viale Mazzini per aver ammesso la consolidata prassi di anticipare di qualche secondo il conto alla rovescia della mezzanotte di Capodanno) come nuovo responsabile di Telenorba. Montrone poi si taglia del 50% la remunerazione da 550mila euro lordi annui per la carica di presidente nell’esercizio 2015 («e per quella 2016 deciderò entro dicembre», spiega a ItaliaOggi), un gesto significativo in una situazione che, seppur in miglioramento, vede pur sempre il gruppo chiudere il consolidato 2015 con perdite per 1,76 milioni di euro, dopo il rosso di 3,9 milioni del 2014. Un momento critico che ha comportato pure scelte dolorose: il personale complessivo del gruppo Telenorba è infatti sceso del 17%, passando dalle 194 unità del 2014 alle 161 del 2015. In particolare gli impiegati e gli operai sono diminuiti del 18,8%, calando a 121 unità, i giornalisti del 15,4% (ora sono fermi a 33 unità), mentre i dirigenti sono cresciuti, passando da sei a sette unità.

Il peggio, che per l’emittenza televisiva locale è iniziato con il passaggio al digitale terrestre, la nascita di tanti nuovi canali nazionali, una rivoluzione nella numerazione lcn, l’assegnazione delle migliori frequenze ai grandi network, sembrerebbe passato. Almeno per Telenorba, che nel 2015 ha un valore della produzione in crescita di quasi il 14% a 21,6 milioni di euro, e che nei primi sei mesi del 2016 è andata meglio dello scorso esercizio. Bene la raccolta pubblicitaria, sia locale (curata, come detto, dalla concessionaria interna Fonovip), sia nazionale (di Prs), per complessivi 14,2 milioni di euro (+12% sul 2014). E crescono i finanziamenti pubblici a sostegno della emittenza locale: 6,5 milioni nel 2015, rispetto ai 5,3 mln del 2014. La struttura di costi, tuttavia, non è ancora parametrata alla struttura dei ricavi. E la perdita del 2015 è più contenuta rispetto al 2014 anche grazie a una sopravvenienza attiva di 1,1 milioni versati a Telenorba dal ministero dello sviluppo economico a fronte della rottamazione di una frequenza. Nel 2016 erano previsti altri proventi straordinari, pari a 1,7 milioni di euro, per la vendita di una frequenza a una emittente tv, ma, come conferma lo stesso Montrone, «al momento questa transazione non è ancora avvenuta».

Il nocciolo della questione della emittenza televisiva locale, che Montrone ben conosce e rappresenta come presidente della associazione Alpi, ruota però attorno al finanziamento pubblico: «Che io chiamerei investimento, più che finanziamento», dice Montrone, battendo su un suo cavallo di battaglia: i grandi network televisivi promuovono le grandi aziende nazionali e le multinazionali; solo l’emittenza locale difende, invece, la piccola e media impresa che «vale il 70,8% del Pil. Negli ultimi 23 anni», prosegue Montrone, «i governi hanno trascurato, ignorato e a volte penalizzato le tv locali, facendo in modo che le pmi non crescessero, e creando i presupposti per la disoccupazione e la povertà. Il governo Renzi mi pare abbia invece capito che così non si può andare avanti. Vedremo cosa farà per rilanciare il nostro comparto, che ormai è composto da non più di 60 emittenti locali. Il fondo per l’emittenza locale è pari complessivamente a 100 milioni di euro, di cui solo 80 vanno alle tv. Io dico che le nuove entrate conseguenti alla riforma del canone Rai, 5-600 milioni di euro, non devono andare assolutamente alla Rai, che già incassa 1,3 miliardi di euro complessivi. Dovrebbero invece essere investiti nell’emittenza televisiva locale, per dare ossigeno all’economia, l’occupazione e i consumi italiani».

 

(Nelle foto Antonio Azzalini)