Pubblicato il 24/07/2016, 14:37 | Scritto da La Redazione
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Addio Letizia, inviata di guerra con lo zaino pieno di umanità

Addio Letizia, inviata di guerra con lo zaino pieno di umanità
La voce triste di chi sta per intraprendere una via o senza ritorno. L'unico viaggio che Letizia Leviti, 45 anni, giornalista di SkyTG24, non avrebbe mai voluto fare. Lei che i viaggi li amava. Così su Il Giornale.

Il suo saluto in un messaggio

 

 

Rassegna Stampa: Il Giornale, pagina 14 di Nino Materi

 

Lutto a Sky TG24

Addio Letizia, inviata di guerra con lo zaino pieno di umanità

 

La voce triste di chi sta per intraprendere una via o senza ritorno. L’unico viaggio che Letizia Leviti, 45 anni, giornalista di SkyTG24, non avrebbe mai voluto fare. Lei che i viaggi li amava. Non si era mai tirata indietro. Lì dove la professione di inviata la chiamava, Letizia c’era. Aveva sfidato i proiettili dei cecchini su vari scenari di guerra, portando in redazione pezzi esemplari. Pieni di notizie e umanità. Da sempre le sue armi vincenti. Il mirino dei cecchini non le faceva paura. Letizia, col suo microfono e il suo sorriso, aveva sempre vinto. A sconfiggerla poteva essere solo l’implacabile cecchino della malattia. Una resa per modo di dire, considerato che – prima di lasciarci definitivamente – Letizia ha registrato nella sua casa di Bagnone (Massa Carrara) l’ultimo servizio. Un video che dovrebbe essere visto in tutte le scuole di giornalismo, tanto è l’amore che Letizia mostra verso il nostro lavoro. Un addio struggente. Mai retorico: «Non ho voglia di andare. Pensavo di farcela come tante altre volte. Accidenti. La vita non la decidiamo noi. Voglio salutarvi con questo messaggio, ringraziarvi e lasciarvi anche un po’ di me». E di te, Letizia, ci hai lasciato tanto. Lei sillaba con la pacatezza di chi sa di rivolgersi agli amici per l’ultima volta. Sullo schermo scorrono le immagini di un’esistenza felice: Letizia con i figli, il marito la madre; Letizia col giubbotto antiproiettile e il caschetto; Letizia premiata per il suo valore di donna-reporter. Letizia (un nome perfetto per lei) sa di essere stata un tutt’uno con la professione più bella del mondo. Lei lo ricorda, mettendoci anche in guardia: «II nostro lavoro è verità. Dobbiamo essere onesti intellettualmente con il nostro pubblico. Lui da noi vuole la verità. Noi dobbiamo dargliela». Il lavoro, certo. Ma guai a trascurare la famiglia: «II lavoro non deve dominarci. Neppure la malattia deve dominarci. Dobbiamo sempre rimanere liberi, Liberi di amare». Quel maledetto cecchino che la puntava da anni non ha avuto la soddisfazione di vederla piangere. Lei lo ha sfidato, fino alla fine. Sconfiggendolo. «Quando succede una cosa come è successa a me, è bello sentirsi pieni e sereni, in pace col mondo. Aver fatto ciò che si voleva fare con sincerità, anche pagando un prezzo. Che però non è mai troppo alto. Non sono arrabbiata. Ognuno di noi ha un destino. II mio cerchio doveva chiudersi così». L’ultimo pensiero è per i colleghi («Emilio, Ivano, Giovanna, Sara e tutti gli altri») e per l’azienda («Una grande azienda che, in punta di piedi, mi ha mostrato sempre vicinanza e affetto»). «Un abbraccio grande». Almeno quanto te, Letizia.