Pubblicato il 23/07/2016, 18:21 | Scritto da La Redazione
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Il Tour vale 110 mln, il Giro solo 25. Cairo pensa all’alleanza La7-Sky

Il nuovo proprietario di Rcs ha dichiarato di voler dare una sterzata al giro d’affari del Giro

 

 

Rassegna Stampa: MF, pagina 22, di Andrea Montanari

 

Il Tour vale 110 mln, il Giro solo 25. Cairo pensa all’alleanza La7-Sky

 

Nonostante si tratti del medesimo sport e in qualche modo della stessa competizione (gara a tappe), tra il Tour de France e il Giro d’Italia non c’è affatto competizione. La vittoria in termini di visibilità, audience globale e ricavi dell’evento transalpino è schiacciante. D’altronde si tratta della terza manifestazione sportiva più seguita in assoluto al mondo (un totale di oltre 3,5 milioni telespettatori) dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Per questo la Grande Boucle, nata nel 1903, è l’esempio di riferimento nel mondo delle gare ciclistiche. E per questo Urbano Cairo, nuovo azionista di controllo di Rcs Mediagroup con il 50,13% ha dichiarato di voler dare una sterzata al giro d’affari del Giro che vale attualmente un quarto della corsa-rivale transalpina. Ma come mai la famiglia Amaury, che gestisce il Tour de France attraverso la società Amaury Sport Organisation e contemporaneamente anche la storica e prestigiosa testata sportiva L’Equipe, è riuscita a creare e consolidare un affare da 110 milioni di euro, mentre Rcs riesce sì e no ad arrivare a 25-30 milioni al massimo con il Giro?

Il tema è di natura organizzativa. Perché la Aso ha sempre gestito in prima persona la fonte di reddito più importante, i diritti televisivi (la sola France Television garantisce 24 milioni all’anno per la diretta) che pesano per la metà del fatturato della Grand Boucle. Evento che tra l’altro ha un maggior appeal di sponsor (40% dei ricavi) e ha un fascino particolare sulle municipalità e amministrazioni locali che ospitano le tappe visto che ogni città paga da un minimo di 65 mila a un massimo di 110 mila euro (la sola Utrecht, nel 2015, per aggiudicarsi la prima tappa ha messo sul piatto 4 milioni). Mentre per fare solo un paragone l’edizione 2015 della corsa a tappe italiana, partita dalla Liguria e non dall’Irlanda (più generosa nel contributo) ha provocato un calo dei ricavi editoriali di Rcs Sport (la società organizzatrice) di 1,8 milioni, come riportato da ItaliaOggi giovedì 21 luglio. Questa disparità è in qualche modo evidenziata anche dagli interessi delle squadre partecipanti. E se al Giro ha trionfato la Astana con Vincenzo Nibali, sui Campi Elisi domenica 24 dovrebbe sfilare, salvo clamorosi ribaltoni, il team Sky (la pay tv di Rupert Murdoch) con Chris Froome. A dimostrazione che un simile evento mediatico attira l’attenzione non solo degli sportivi. Visto che poi la gara ha un seguito enorme negli Usa. Il gap tra le due competizioni è notevole, ma non incolmabile. Almeno questo pensa Cairo, che fa business (e da tre anni pure utili) anche nello sport, con il Torino. E che ci sia da far soldi lo pensa anche il colosso cinese Dalian Wanda che, attraverso la società di gestione di diritti Infront, aveva provato a comprare Rcs Sport offrendo 150 milioni. Infront non ha mai nascosto mire sul Tour e non è detto che riesca a centrare l’obiettivo, dopo aver comprato la Paramount. Cairo vorrebbe concentrarsi su alcune direttrici di sviluppo. Innanzitutto andando a rimodulare gli aspetti televisivi, mettendo in gara vari broadcaster, non accontentandosi più dei 5-6 milioni garantiti dalla Rai. E per farlo potrebbe anche pensare a un raddoppio dell’offerta: in chiaro, giocandosi la carta La7 (in modo da ottenere economie di scala), e bussando alla porta di Sky che da tempo ha avviato una politica di diversificazione dell’offerta sportiva non limitandosi al solo calcio italiano, ma puntando anche sul basket, in forte ascesa (Rcs Sport gestisce e cura alcuni eventi cestistici nazionali). Poi Cairo vorrebbe chiamare in causa Infront o Img o BeIn Sports (gruppo Al Jazeera) per incrementare i ricavi della vendita dei diritti televisivi all’estero, contando anche su altre manifestazioni quali il Giro di Dubai o la Milano Sanremo. Inoltre vorrebbe ampliare la rosa di concessionarie pubblicitarie in grado di vendere il prodotto Giro, chiedere un maggior sforzo ai Comuni e ampliare l’offerta sportiva all’estero.

(Nella foto, una foto di repertorio del Giro d’Italia)