Pubblicato il 09/06/2016, 15:30 | Scritto da La Redazione
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Leonardo Pasquinelli: Dobbiamo sostenere il made in Italy

“Made in Italy da sostenere”

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 15, di Andrea Biondi.

Leonardo Pasquinelli, Amministratore delegato Magnolia: “Da Rai e Governo più impegno sui contenuti di ideazione locale”.

«È un buon momento per i produttori. Rispetto a un paio di anni fa, quando ci siamo trovati dinanzi a un taglio di investimenti rilevante da parte dei broadcaster, oggi il mercato sta chiedendo di nuovo prodotto». Leonardo Pasquinelli, 62 anni, ad di Magnolia, ex Endemol Italia, giudica questo come un momento da non sprecare per il mondo delle case di produzione. E il ragionamento, all’interno di questa intervista al Sole 24 Ore, arriva dritto al Governo e alla Rai: «Con il rinnovo della concessione di servizio pubblico alla Rai occorrerebbe prevedere quote aggiuntive obbligatorie per contenuti di ideazione italiana». Chiaro, è una richiesta di parte che arriva dal mondo della produzione. «Ma secondo me è anche sbagliato leggerla in questi termini perché è una richiesta a vantaggio di tutto il sistema televisivo» replica l’ad di questa casa di produzione fondata nel 2001 da Giorgio Gori con Francesca Canetta e Ilaria Dallatana, ex ad di Magnolia e ora direttrice di rete a Rai 2.

Proprio il pedigree della direttrice di Rai 2 ha spinto qualcuno a parlare di conflitto di interessi dopo l’ok, dato proprio a Magnolia, per la realizzazione di un reality dedicato alla scuola in onda in autunno. Sul secondo canale Rai Magnolia sarà anche presente con Pechino Express. «Abbiamo vinto presentando un progetto ricco, dettagliato e articolato sul quale ha lavorato in modo eccezionale il nostro team creativo e produttivo. La decisione – risponde Pasquinelli – è stata presa in una trasparente gara europea. Per quanto riguarda Pechino Express siamo alla quinta edizione di un programma di successo già scelto e confermato dai due precedenti direttori di Rai 2». Magnolia è oggi una società che arriva a 700 addetti nei momenti di picco e 58 milioni di euro di ricavi nel 2015 che è confluita nel gruppo Banijay dopo l’operazione di acquisizione di Zodiak e la creazione di un colosso da 1 miliardo di euro che si posizionerà accanto ai giganti Endemol-Shine e Freemantle.

Al momento si sta occupando anche del pre-serale di La7 e affronterà il prossimo autunno come nuove produzioni. Negli ultimi tempi ha avuto bassi Questioni di famiglia, Monte Bianco ma anche alti: Pechino Express, e Undressed (programma in onda sul canale Nove, il generalista di Discovery). «Lunedì sera abbiamo segnato il record assoluto con il 3,17% di share e 425mila spettatori», puntualizza l’ad di Magnolia considerando «Undressed come un caso emblematico delle enormi possibilità che può offrire la produzione italiana di contenuti». Il formato, infatti, pensato per l’Italia «lo abbiamo venduto in Uk, Olanda, Francia, Polonia, Germania, Australia e stiamo facendo un pilot in Usa. Se riusciamo a sbarcare negli Stati Uniti abbiamo fatto bingo». La strada appare obbligata: «Serve spingere sui formati pensati per l’estero. Formati italiani da esportare».

Facile a dirsi, ma l’Italia qui non gioca da protagonista. E la colpa sarà anche in parte dei produttori. «Il sistema italiano – dice Pasquinelli – è vivo, attivo, capace di sviluppare creatività lavorando sui formati degli altri. Davvero credo che serva poco per un salto di qualità». L’impegno dei produttori è ineludibile ma anche, equi si torna al punto di partenza, serve «l’impegno di governo e istituzioni. I primi tre Paesi esportatori di format televisivi, Uk, Olanda e Israele sono tre dei 4 Paesi in Europa in cui è incentivata la produzione di format originali attraverso politiche e sostegni ad hoc». Il passaggio del rinnovo della concessione decennale potrebbe essere la soluzione. Sullo sfondo resta però la querelle, annosa, sui diritti La richiesta dei “diritti perpetui” da parte dei broadcaster è da sempre un fattore di attrito. «In realtà io percepisco un’apertura da parte di tutti: Mediaset, Sky, Discovery, La7. La Rai è un po’ più rigida con policy non modificabili ma, almeno in linea di principio, ho sentito dal Dg Rai parole di apertura. Certo, oggi è più penalizzante portare un prodotto originale in Rai piuttosto che format di altri da adattare. È paradossale».

(Nella foto Leonardo Pasquinelli)