Pubblicato il 27/05/2016, 19:01 | Scritto da Tiziana Leone
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Diritto di voto e festa della Repubblica: su Rai 3 parlano le donne

Diritto di voto e festa della Repubblica: su Rai 3 parlano le donne
Autrice e produttrice del programma, Cristiana Mastropietro racconta in questa intervista a TvZoom la genesi di un programma che mostra in modo diverso e originale la nascita della nostra Repubblica.

Da lunedì in prima serata su Rai 3 Le ragazze del ’46 racconta la conquista del diritto di voto da parte delle donne.

Quando si pensa al 2 giugno in tv, inevitabilmente il pensiero corre alla parata ai Fori Imperiali, alle istituzioni schierate, ai politici di turno in piedi pronti a salutare al passaggio dell’esercito o delle crocerossine, dipende dai punti di vista. Ma esiste anche un altro modo per celebrare la festa della Repubblica in tv e si chiama Le ragazze del ’46, un racconto in onda su Rai 3 da lunedì alle 20.10 costruito sulla storia di dieci signore tra i 91 e i 101 anni che nel giugno di 70 anni fa contribuirono a cambiare il destino di una nazione scegliendo tra Monarchia e Repubblica ed eleggendo l’Assemblea Costituente. Era la prima volta che le donne potevano recarsi alle urne, il diritto di voto era una conquista arrivata giusto qualche mese prima e nei ricordi delle protagoniste la lotta per il sì e per il no assume ben altro significato rispetto alle beghe politiche dei nostri tempi. Contadine o insegnanti, casalinghe o impiegate, artiste o attiviste, le ragazze del ’46 sono diverse tra loro per provenienza, estrazione sociale, istruzione e opinioni, ma tutte ricordano ancora con emozione il momento in cui si trovarono con la matita in mano, in cabina elettorale, da sole, con la consapevolezza di poter dare un senso diverso al loro stesso destino. «Sono donne che all’epoca avevano 21 anni – racconta Cristiana Mastropietro, che oltre a produrre il programma con la sua società Pesci Combattenti è anche autrice con Riccardo Mastropietro – oggi ne hanno tra i novanta e i cento. Volevamo raccogliere queste testimonianze perché immaginiamo che tra dieci o vent’anni sarà difficile trovare chi ha vissuto quell’evento».

Come mai avete scelto di raccontare la Festa della Repubblica puntando sul diritto di voto alle donne?

«Ci interessava capire chi erano le donne in Italia nel ’46, cosa facevano, che situazioni di vita avevano, qual era la loro condizione, cosa ci si aspettava all’epoca da una donna intorno ai 25 anni. Il diritto di voto è stato un primo passo fondamentale e fondante, ma una volta conquistato non è finita lì. Il delitto d’onore è stato definitivamente abolito solo nel 1981: fino a qualche anno fa se un uomo trovava una moglie, una figlia, una sorella in una situazione non accettabile aveva quasi il diritto di ammazzarla. Ecco noi volevamo scattare una foto per capire chi erano le donne di quell’Italia».

E che foto è uscita?

«Erano tutte ragazze con una forte voglia di vivere e di farcela, pur nella loro diversità: c’è chi ha preso tre lauree e chi non ha finito le elementari, ma ognuna nel suo piccolo ha dato un contributo onesto e appassionato alla rinascita del nostro Paese. Nei loro racconti ho rivisto cose che mi rendono orgogliosa del Paese in cui vivo, con tutti i limiti che ha».

E’ stato difficile scovare queste ragazze ormai novantenni?

«Ci siamo mossi sul territorio attraverso diverse associazioni, la grande scommessa era trovare dieci “ragazze” con la voglia di raccontare e ricordare, senza essere infastidite dalle telecamere. Abbiamo avuto una risposta sorprendente: tutte hanno mostrato orgoglio e passione e soprattutto una lucidità invidiabile».

Sono ottimiste anche sull’oggi?

«Sì, hanno una capacità di guardare al futuro che non mi aspettavo. Quando senti una 95enne che ti dice di avere ancora voglia di apprendere perché è una delle cose che dà senso alla vita, ti commuovi».

Come si articola ciascuna delle cinque puntate?

«Avremo due signore che si raccontano, con l’aiuto anche delle loro foto private e di famiglia. Abbiamo evitato le immagini di repertorio, perché sono più una prerogativa di Rai Storia, piuttosto abbiamo cercato anche spunti di costume che raccontassero il boom economico e il cambiamento graduale della figura femminile».

Il programma è stato subito pensato per Raitre?

«Sì, Raitre è la rete più adatta per un racconto di questo tipo di storie».

Per Raitre avevate già realizzato Io & George…

«E’ tra i programmi cui sono rimasta più legata. In molti mi chiedono se tornerà».

Tornerà?

«Adesso è prematuro. Capiremo. Intanto facciamo un programma legato al ’46 e alle donne in un momento in cui in tv c’è molto “girl power”».

In che senso?

«Tre reti generaliste importanti hanno tre direttori donna, Raidue, Raitre e Italia1.Il principale gruppo non puramente generalista come Discovery è guidato da due donne, Marinella Soldi e Laura Carafoli. E’ un momento abbastanza femminile, e lo dico io che sono contraria alle quote rosa…»

Se dovesse scattare una fotografia delle ragazze del 2016 come sarebbe?

«Sono entusiasta dei ragazzi di oggi, li vedo ancora pieni di speranza e voglia di fare, tengono a tutto quello che fanno, poi certo vanno in giro a fare nottata, com’è giusto. Credo che la generazione dei ventenni non sia venuta così male: abbiamo attraversato una crisi economica importante da cui non siamo ancora completamente usciti, molti di questi ragazzi vivono in famiglie che si sono dovute ridimensionare, in cui uno o entrambi i genitori hanno perso il lavoro. Credo che molti abbiano capito che bisogna rimboccarsi le maniche».

E perché non fa un programma su questa generazione?

« Togliendo almeno una g davanti ai gggiovani molto volentieri. Lo farei solo se si potessero raccontare in maniera nuova, non banale o col ditino puntato».

Con la società Pesci combattenti lei produce anche Unti e Bisunti ci racconta l’evoluzione di un programma che sulla carta sembrava semplicemente irrealizzabile?

«E’ nato tre anni e mezzo fa. Io ero molto convinta di chef Rubio, lo avevo conosciuto già un anno prima, ma l’avevo tenuto “in tasca” perché non sapevo bene cosa affidargli. Quando mi è sembrato che su DMAX ci fosse spazio per un programma di cucina un po’ scorretto l’ho proposto. Ci hanno dato fiducia, anche perché Discovery voleva creare i suoi volti costruendo l’identità dei suoi canali. Non ci aspettavamo di fare un ottimo risultato con la prima puntata, ottenemmo circa il 2% share”.

Cosa preparate per il futuro?

«Tanti progetti, ma per dare l’ufficialità dobbiamo aspettare almeno un paio di settimane».

Per quale rete?

«Per diversi canali. Diversificare ti obbliga a lavorare sempre su linguaggi diversi, ma ti permette anche di affrontare meglio un periodo in cui magari ti si chiude una strada perché ne hai aperta un’altra».

 

Tiziana Leone

 

(Nell’immagine la locandina del programma)