Pubblicato il 23/05/2016, 14:30 | Scritto da La Redazione

Alessandro Cattelan: Volevo fare il calciatore e il cantante

Alessandro Cattelan: Volevo fare il calciatore e il cantante
Il vero volto del Letterman italiano: “Ho imparato a fare tv su Mtv. Di notte studio i late show stranieri. Io al posto di Giannini a ‘Ballarò'? L'ho sentito, ma sto bene a Sky”. Così su “Libero”

Alessandro Cattelan: “Volevo fare il cantante, ma non ho l’X Factor”

Rassegna stampa: Libero, pagina 21, di Alessandra Menzani.

Il vero volto del Letterman italiano: “Ho imparato a fare tv su Mtv. Di notte studio i late show stranieri. Io al posto di Giannini a ‘Ballarò’? L’ho sentito, ma sto bene a Sky”

La radio gli ha insegnato la gestione dei tempi. Il liceo scientifico l’inglese, che parla come fosse madrelingua. La «scuola Mtv» la scioltezza in diretta. Guardare la televisione straniera la capacità di fare show giocando, come si è anche tatuato sulla pelle: «That’s entertainment», ha scritto sul suo corpo, questo è intrattenimento. Alessandro Cattelan è il conduttore pulito, istituzionale ma non cerimonioso, il Terminator dei tempi morti. Mai un commento fuori posto, un attimo di incertezza, è una specie di robot di 36 anni, di cui sedici passati in tv. Nato a Tortona, presentatore, dj, scrittore, papà, marito, volto di un popolare spot, non va confuso con l’artista “maledetto” Maurizio Cattelan: «Era il compleanno di mia mamma», racconta, «e abbiamo prenotato a Tortona un tavolo al ristorante a nome Cattelan. L’artista? Ho risposto di sì, ma non sono io che ho venduto a 17 milioni di euro la statua di Hitler, a casa mia i ladri troverebbero ben poco». È ormai il ragazzo-simbolo di Sky: dal 2011 conduce X Factor, da due anni l’one man show di seconda serata E poi c’è Cattelan; è riuscito persino a svecchiare l’inimmaginabile, i David del cinema di Donatello. A Libero rivela un segreto sui suoi esordi: cosa sarebbe voluto essere prima che la vita

decidesse di mandarlo altrove.

Il suo sogno è sempre stato quello di fare tv?

«No. Il mio sogno era quello di fare il calciatore. Ho giocato nella squadra della mia città, il Derthona. L’anno in cui venni ceduto, acquistarono Manuel Pasqual, diventato poi capitano della Fiorentina. Direi che ci hanno guadagnato. Adesso gioco per diletto, anche se sempre meno. A febbraio, con la nascita della mia seconda figlia mi è rimasto davvero troppo poco tempo».

Non tutti sanno, poi, che ha anche provato a fare il cantante. Nel 2006 ha partecipato al disco Sunglasses (Non dirlo a nessuno). Meglio non dirlo a nessuno?

«Quella del canto era una passione giovanile, ma che quello sarebbe rimasto un sogno era chiaro fin da subito. Troppo poco talento. Però adesso appena posso mi diverto a cantare assieme ai miei ospiti a E poi c’è Cattelan».

Con la tv si è ampiamente consolato. Come è entrato in questo mondo?

«Durante il liceo, che ho concluso con un bel 62 alla maturità, ovvero il minimo, con un compagno di scuola venni a Milano al Deejay Time, a fare il pubblico in radio. Avevo sedici anni. Rimasi estasiato e dissi al mio amico: “Ti rendi conto di che lavoro fanno questi”?».

E poi?

«Ho fatto una pubblicità del Festivalbar. Uno degli autori di quel video andò a lavorare per la neonata emittente “Viva” e cercava ragazzi che non erano mai andati in tv per un casting. Si ricordò di me e iniziai così».

Poi All Music, Mtv e Sky.

«Sky mi ha permesso di fare quello che ho sempre voluto, il Late Show di seconda serata. Forse è stato meglio non averlo fatto prima, E poi C’è Cattelan, forse non sarei stato nel contesto giusto. Per condurre un programma alla Letterman bisogna essere un po’ credibili, e forse prima di X Factor non avevo questa credibilità».

Siamo al quinto X Factor condotto da lei. In giuria se ne vanno Mika, Skin ed Elio. Resta solo Fedez, e con lui arrivano Manuel Agnelli, Arisa e Alvaro Soler. Nomi inaspettati ma interessanti. Perché questa rivoluzione?

«Tutte queste persone sono dei cantanti, non dei giudici, quindi è normale che ogni tanto tornino a tempo pieno al loro lavoro principale. Il pubblico si affeziona ed è spiacevole non vederli più. Per questo trovo normali le critiche che sono arrivate alla nuova giuria. Quando qualcuno se ne va, si dice che si stava meglio prima. Però credo che dopo la prima puntata tutti saranno contenti. E poi sono tutti degli arrivederci, non degli addii. Arisa, infatti, è tornata tra noi».

Ma cosa si aspetta da questi nuovi nomi?

«Sono belle scommesse perché tutti portano a X Factor dei mondi diversi. Comunque non è tanto il palmares che conta, ma ciò che dai come giudice. Non tutti li conosco di persona. Con Fedez sono amico, Manuel l’ho incrociato alcune volte e sono fan degli Afterhours, Alvaro non lo conosco ma mi trasmette allegria, solarità, è divertente».

Se avesse la bacchetta magica, chi vorrebbe come giudice?

«Per amicizia, stima, e perché siamo cresciuti insieme: Tiziano Ferro, Giuliano dei Negramaro e Cesare Cremonini».

Invece come prende il fatto che Morgan, passato ad Amici, dice che lì ha più libertà e che X Factor invece era «un tritacarne»?

«Gli voglio bene, le esternazioni sono il suo modo d’essere. Dice quello che in quel momento pensa che sia di impatto. Non c’è cattiveria: sono solo parole».

Cattelan, il suo nome circolava anche per un ipotetico passaggio in Rai, al martedì sera al posto di Ballarò. Ci sono stati contatti?

«Lo spazio di Ballarò è piuttosto lontano da me, ma mi hanno riportato quelle voci. Con Antonio Campo Dall’Orto c’è stima reciproca, non lo nego, è stato lui a volermi portare anni fa su Mtv. Quando le cose ti vanno bene è normale che arrivino proposte, è un mondo dove tutti si incontrano, c’è un chiacchiericcio costante, ma mai una trattativa. Davvero a Sky sto bene, mi capiscono. Ho un contratto fino a dicembre 2017 e i primi con cui parlerò saranno quelli della mia azienda».

A Sanremo ci pensa mai?

«Me lo domandano tutti. In realtà non me lo hanno mai proposto».

E invece quanta popolarità le ha dato dare il volto a uno spot diffuso su tutte le reti come quello di Enel?

«Non saprei, sinceramente. È uno spot carino, ben fatto, che mi ha divertito. Però ammetto che ogni tanto mi fermano per strada e mi chiedono: “Ma tu sei abbastanza green?”».

E lo è?

«Faccio la mia parte. Uso l’auto elettrica. Ma non sono vegano».

Quest’anno ha anche condotto i David di Donatello, svecchiandoli. Li rifarebbe?

«Se me lo chiedessero, penso di sì. Il giorno dopo la cerimonia, mi ha chiamato Gianluigi Rondi (presidente dell’Accademia del cinema), era soddisfatto e mi ha detto che anche l’anno prossimo mi vorrebbe. Ho avuto un bel ritorno, in un mondo come quello del cinema che non è il mio».

Ma il vero Cattelan qual è?

«Quello di E poi c’è Cattelan. Sono più sciolto, scherzo con l’ospite. È quello che mi piace fare, se mi dicessero di firmare per fare questo tipo di programma tutta la vita, firmerei. Con un pizzico di incoscienza ho chiamato lo show con il mio nome».

In Italia solo Costanzo e Chiambretti l’hanno fatto.

«Sì, negli Stati Uniti è più comune. Solo in un secondo momento ho capito che la cosa era piuttosto impegnativa e forte, per fortuna è andata bene».

Non dica che nemmeno qui non ha l’ansia degli ascolti.

«Un po’ ce l’ho. A X Factor è una gioia collettiva e una colpa collettiva. Se va male non sono il responsabile, ma uno degli ingredienti. Per fortuna lo show va bene, poi a Sky non si calcolano solo gli ascolti della serata ma quelli cumulativi. Quando va meno bene mi interrogo sul perché».

L’ansia non ce l’ha mai?

«L’ansia ce l’ho per quello che non è sotto il mio controllo: se mi arriva a casa una busta, o una raccomandata, non mi sento bene perché non so cosa sia. Non sopporto le attese, aspettare la decisione di qualcun altro».

È la scuola Mtv.

«Assolutamente. Tutto quello che so fare l’ho imparato lì. Ci sono stato dal 2004 al 2009. Facevamo molto. Magari il martedì intervistavo Beyoncè, il mercoledì Alicia Keys, il giovedì Eminem. Ho fatto cose importanti anche se rivolte a un pubblico ristretto. Ho imparato a fare tv e tante dirette come fossero un gioco. Per questo oggi non ho l’ansia del video. Come Mowgli che non ha paura dei lupi perché è cresciuto in mezzo a loro. Questa mi è venuta al momento…».

E come papà è ansioso? Ha due bambine molto piccole…

«Cerco di sopravvivere. I figli sono gioie e pensieri, cerco di volta in volta di capire cosa sia giusto fare e… sì sono ansioso!».

È il conduttore senza sbavature, papà e marito devoto, figlio modello. Non si sente un po’ perfettino?

«No. Siete voi che mi dipingete così: non è che esco da una cella frigorifera! Mangio come una bestia, non sono vegano, non fumo ma bevo molta birra. Sono una persona normale».

Come si rilassa?

«Mi piace stare a casa, leggere libri e giocare alla Playstation».

In tv cosa guarda?

«Lo sport, soprattutto il calcio, le serie tv perché durano 50 minuti. Per le notizie seguo SkyTg24, ovviamente, ma anche il tg di Mentana. Seguo i late show stranieri, ma quelli con occhio da studente: inglesi, francesi, tedeschi spagnoli, tutti insomma».

In definitiva, quali di questi personaggi ti ispira di più? David Letterman per il genere, Fiorello, Bonolis perché lo seguivi sin da bambino o Volo perché anche tu hai scritto tre libri?

«Mmh. Tutti e quattro, ma nessuno in particolare, fanno parte di quello che mi piace essere. Sono tutti quanti dei grandi. Magari fossi il fratello minore di ognuno di loro».

(Nella foto Alessandro Cattelan)