Pubblicato il 09/05/2016, 13:31 | Scritto da La Redazione

Italia’s Got Talent, lo show che va dai 10 ai 70 anni

Italia’s Got Talent, lo show che va dai 10 ai 70 anni
Via all’ultima fase dello show dove si sono confrontati bimbe comiche, signore in kimono, orchestre di cento violoncelli. Per l'ultima edizione si sono iscritte diciotto mila persone provenienti da ogni parte d’Italia. Così su "La Repubblica".

Dai 10 ai 70 anni, la finale del talent senza età

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 43, di Elena Stancanelli.

Italia’s Got Talent: via all’ultima fase dello show dove si sono confrontati bimbe comiche, signore in kimono, orchestre di cento violoncelli. Per l’ultima edizione si sono iscritte diciotto mila persone provenienti da ogni parte d’Italia. Il format, creato da Simon Cowell nel 2006, oggi è trasmesso in sessantanove Paesi nel mondo.

Venerdì 13 maggio su TV8 (canale 8 del digitale terrestre) e su Sky Uno+1 va in onda la fiale di Italia’s Got Talent. È uno dei format di maggior successo globale. Da noi siamo alla seconda edizione, la prima era prodotta da Maria de Filippi per Canale 5; nel mondo ce ne sono 69 diverse in 69 Paesi. Diverse ma uguali, adattate alle diverse culture popolari, a registi produttori e autori dei paesi, ma sempre aderenti al modello inventato in Gran Bretagna da Simon Cowell. Quel tipo con la faccia facciosa che trasecolava quando l’arzilla Susan Boyle cantò I dreamed a dream. Dal 2006, anno di nascita, è stato visto da circa cinquecento milioni di persone. Per l’edizione del 2016, in Italia si sono iscritte alle selezioni 18.000 persone, con un’età compresa dai quattro agli ottant’anni. Un campione statistico che lo rende anche un grande osservatorio sociologico. Chi sono tutte queste persone, perché lo fanno?

I talent sarebbero rampe di lancio, formidabili palcoscenici per aspiranti attori, cantanti, danzatori. Luoghi nei quali le ambizioni si accapigliano, e le frustrazioni restano sul tappeto. Italia’s Got Talent sembra diverso. Prima di tutto perché i partecipanti sono quasi tutti dilettanti (e più o meno tali resteranno). C’è una bambina che gioca col suo cane, un padre di famiglia che fa giochi di prestigio, un infermiere-giocoliere. Poi, certo, c’è anche una ragazzina che canta Redemption song di Bob Marley e tutti pensiamo questa ce la fa. Ma in generale la gara sembra meno importante del piacere di raccontarsi, anche solo per cento secondi. Di mostrare un sapere minuscolo, a volte bizzarro, ma perfetto, levigato da anni di allenamento, inoppugnabile. Ci sono infermieri appunto, e metalmeccanici, operatori di cali center, fioristi, colf, bagnini, chef, un agente di polizia penitenziaria, fruttivendoli, saldatori, estetisti, psicologi… i più “qualificati” sono artisti di strada, qualche acrobata del circo, un body painter che con due corpi di donne ha inventato una salamandra.

Tomoko ha settant’anni e vive in Italia da moltissimo tempo. Faceva la cantante lirica, ma adesso è in pensione. Si presenta sul palco con un kimono rosso, scalza. I giudici la interrogano con moderato interesse ma con la consueta educazione. Uno dei punti di forza di questa trasmissione è senza dubbio la grazia, la leggerezza, un composto non prendersi troppo sul

serio. La scelta dei giurati, la cui alchimia è stata testata dagli emissari di Simon Cowell prima di concedere il visto finale, è decisiva. A ognuno un ruolo, secondo copione: Claudio Bisio loquace e pronto a mettersi in gioco, Nina Zilli in quota giovani, allegra e e sensibile, Luciana Littizzetto severa ma materna, Frank Matano divertente e fratellone, esperto anche di magia. Tutti quanti contegnosi ma empatici, hanno stabilito col pubblico un patto di leggerezza. Con tre sì su quattro si passa il turno, ma chi non lo passa è felice lo stesso. C’è chi si è accontenta di baciare Bisio, chi è lì per goliardia, chi vuole superare timidezze e impacci c’è anche il coming out di due ragazzi chi lo ha promesso a qualcun altro, chi vuole scalciar via un passato pesante, come Marco, impeccabile ballerino. Cento violoncelli, un coro di ragazzini che canta The Sound of Silence, un’intera palestra di ginnastica artistica, una coppia di anziani che balla il tango… i concorrenti trascorrono il tempo che precede l’esibizione in alcuni spazi: una sala d’attesa, una sala trucco e un retro palco. Ci sono telecamere ovunque spiegano Valdo Gamberutti e Michele Astori, due degli autori del programma e filmano sempre. Un piccolo occhio sull’Italia, raccontano. Il Got Talent americano è patriottico, retorico tutto un “over the land of the free and the home of the brave”, quelli mediorientali mostrano il riscatto di genere, culturale, l’emancipazione attraverso il talento. Il nostro è auto-ironico e, ovviamente, un po’ più familistico.

Lucrezia la ragazzina di dieci anni che racconta barzellette e non sorride mai, entrata direttamente in finale grazie a Frank Matano è figlia di una comica, morta due anni fa. Ma i giurati non lo sapevano, non sanno mai chi sta per arrivare sul palco, che storia ha e cosa farà. La loro sorpresa è vera, e quando Tomoko si è tolta il kimono e si è arrampicata sul palo e ha ballato quella lap dance acrobatica sono rimasti senza parole. È “l’effetto Susan Boyle” ed è un po’ il marchio di fabbrica. Poi quasi tutti il giorno dopo tornano alle loro vite, alle loro città, ai loro paesi. Insomma niente zingaro di Jeeg Robot, che è andato a Buona Domenica, non ce l’ha fatta ed è diventato un criminale. Piuttosto una fotografia da fare vedere nipoti, un giro di grappe offerte al bar, e un altro tango con la moglie.

(Nella foto il cast di Italia’s Got Talent)