Pubblicato il 20/04/2016, 15:35 | Scritto da Gabriele Gambini

Giovanni Ciacci: Oggi non ci sono più dive, ma professioniste

L’esperto di stile ammette: “Oggi la tv è molto cambiata: nell’era social, sono sparite le grandi dive di una volta”.

 

«Caterina Balivo? La mia sorellina. Simona Ventura? Una combattente capace di mettersi in gioco. Mara Venier? Le più belle gambe della televisione italiana. La tv di oggi? Non è più l’era delle dive, ma quella delle grandi professioniste». Giovanni Ciacci, il personal stylist di Detto Fatto, su Rai 2, è un fiume in piena. Ormai lo riconoscono per strada, gli chiedono consigli. Anche sui social e in radio. «Ma non mi ci sono ancora abituato, a me sembra un fenomeno strano», scherza lui, con fare ricercato a dispetto della statura gargantuesca. Eppure, c’è un passaggio chiave della chiacchierata concessa a TvZoom a proposito del suo ruolo nel “cambio look” delle partecipanti al programma della Balivo, che lo rende quasi uno psicologo applicato all’estetica del quotidiano. «Cambiare qualcosa del proprio aspetto, dal vestiario all’acconciatura, non è una questione di vanità: significa assecondare una richiesta di mutamento interiore profonda, talvolta scaturita da un turbamento, da un episodio spiacevole della propria vita», precisa. Sembra poca roba, per di più effimera, ma in un’era in cui l’omologazione visiva presiede le relazioni sociali, acquisire un’identità personale originale, riconoscibile e coerente con un modo di essere, significa gettare le basi per occupare il proprio famigerato posto nel mondo.

Proprio il concetto di “riconoscibilità” è diventato la parola chiave di Detto Fatto. Chi viene da voi capisce il gioco e si mette a disposizione con consapevolezza.

Detto Fatto entra educatamente nelle case degli italiani. Il suo punto di forza è il saper raccontare delle storie. Il mio mestiere di stylist mi ha sempre portato a gestire i cosiddetti “cambi di look”, da quelli dei vip a quelli delle persone comuni. Il tratto distintivo è la forza narrativa che spinge ciascuno a modificare qualcosa di sé. Mi faccio raccontare il vissuto di ogni partecipante, assieme a lui decido le linee guida della trasformazione. C’è chi è stato mollato dalla fidanzata e cerca di tagliare col passato, c’è la donna diventata madre da poco che non si piace più…

Il programma procede su basi note.

Caterina Balivo è come se fosse la mia sorellina. L’ho vista da ragazzina, ero con lei quando ha partecipato a Miss Italia. Però le devo dare atto di un merito che prescinde dalla nostra amicizia: ha saputo, nel tempo, plasmare il programma a sua immagine e somiglianza. Dandogli un’identità precisa. Che poi è il segreto per imbastire un entertainment sensato.

Spesso lei si è speso in lodi sperticate per la tv.

Io amo la televisione. Per questo la faccio, sia dietro le quinte, sia davanti alle telecamere. Mi infastidisco quando leggo interviste di personaggi televisivi che dichiarano di non guardarla. Per me è inconcepibile. Fare tv significa prima di tutto viverla da spettatore, comprenderne i meccanismi ed elaborare idee che possano migliorarla.

Sui social ha partecipato a discussioni sui programmi di punta delle generaliste. Ultimamente, sull’Isola dei Famosi.

Voi giornalisti criticate quest’edizione, ma io la trovo ricca di spunti. Sarà stata anche per la controversa partecipazione di Simona Ventura.

Controversa, appunto.

Se fossi stato un consigliere di Simona, forse anch’io le avrei suggerito di non andarci. Ma dopo averla vista gestire le polemiche, lo dico chiaro: si è messa in gioco, ne è uscita bene, a dispetto di tutto. Sapersi mettere in gioco ripartendo da basi inedite e apparentemente sconsiderate, non è pan per tutti.

Ha commentato alcune scelte di look di Alessia Marcuzzi.

Ma no. Alessia è un’eccellente professionista, come conduttrice la promuovo senza riserve. Ho detto che non dovrebbe osare sempre con le trasparenze, ma quello era il gioco delle parti, qualcosa di scherzoso che fa parte del mestiere di stylist: il pubblico, da uno come me, si aspetta sempre il ruolo di fustigatore dei costumi e io mi diverto a farlo.

È vero che è innamorato delle gambe di Mara Venier?

Avete visto le caviglie di Mara? Perfette sotto ogni dettaglio. La Venier ha le gambe più belle della televisione italiana, da far invidia alle ragazzine.

Che cosa ha guardato, ultimamente, in tv?

Laura&Paola, uno show fatto molto bene. Amo Laura Pausini, anche se non sono d’accordo con l’accostamento fatto con MilleLuci. Ogni era televisiva ha le sue prerogative e i raffronti col passato lasciano il tempo che trovano. Sono curioso di vedere il Rischiatutto di Fazio per la stessa ragione: capire se riuscirà a rielaborarlo, affrancandosi dall’epoca di Mike. Mi diverto un mondo con Anna Oxa e Loredana Bertè ad Amici.

Quanto conta la scelta di look di una conduttrice nel successo di uno show?

Pochissimo. O moltissimo. Il punto non è quale abito scegliere. Uno show funziona se asseconda una progettualità ampia e a lungo termine in cui ogni dettaglio si incastra con lo svolgimento di una narrazione. Conta il criterio di riconoscibilità, poco importa se nazionalpopolare o aulico. Il resto è accademia.

Chi promuove, da questo punto di vista?

Silvia Toffanin è molto elegante e sa come trattare gli ospiti. Miriam Leone, personaggio a tutto tondo in grado di superare i compartimenti stagni tipicamente italiani che ti vogliono o solo attrice o solo conduttrice. Caterina Balivo ha fatto negli anni un lavoro se stessa particolareggiato e vincente. E poi, Milly Carlucci: due giorni fa l’ho intervistata. Mi è bastata una sola telefonata e l’ho trovata subito amichevole e disponibile. Al contrario di molte ragazzine “all’ultima moda”, che giocano a essere irraggiungibili.

Parteciperebbe a Ballando con le stelle?

Non sarei adatto! Milly Carlucci mi ha preso in giro, dicendomi che “Anch’io, una volta, sapevo che cos’era il punto vita”.

Chi boccia?

In generale, non sopporto la sciatteria nel porsi. Questo vale per tutti, nel quotidiano, a prescindere dalla fama di un personaggio.

Ha lavorato con Sophia Loren.

Su Sophia Loren ho un aneddoto gustoso: stavo lavorando assieme a lei per allestire un servizio fotografico per una rivista importante. Le portai una collana che avrebbe dovuto indossare, tempestata di piccole croci di materiali preziosi. La indossò, poi disse, con spiccato accento campano: “Ecco, mi pare di essere in un camposanto” (ride, ndr). Questo significa essere dive: avere un’aura innata di inarrivabilità, poi spiazzare l’interlocutore di turno con una battuta vera, tangibile.

E con Liza Minelli.

Un giorno arrivai con lei in via Condotti, a Roma. Entrammo in una boutique alla moda. Da un camerino vidi spuntare, come evocato, il mio amico Cristiano Malgioglio. Collaborava con lei per la stesura di una canzone. Fu una sorpresa autentica.

Quella era l’epoca delle dive in tv.

L’ultima diva in tv è stata Valeria Marini. Oggi le dive non ci sono più, sostituite dalle grandi professioniste, che sono qualcosa di diverso, più avvicinabile. D’altra parte, è l’era dei social, del contatto diretto col pubblico. Tutto è cambiato.

In meglio o in peggio?

Né in meglio, né in peggio. La tv è mutata e chi la fa deve adeguarsi ai nuovi criteri, rimanendo coi piedi ben piantati nella contemporaneità. Rimpiangere il passato è nostalgia inutile.

Che cosa le piacerebbe fare, ora?

C’è stato un tempo in cui collaboravo con l’opera lirica. Ricordo una Cenerentola di Rossini, con la regia di Massimo Ranieri: scegliemmo un immaginario dark, alla Tim Burton. Mi piacerebbe rivivere un’esperienza del genere.

A che cosa rinuncerebbe pur di riviverla?

Vediamo. Potrei provare a smettere di fumare, ma sarebbe dura. Sulla dieta, non mi pronuncio: è da quando ho 12 anni che sto a dieta.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Giovanni Ciacci)