Sanremo – La finale in 12 polpette avvelenate: Rocco Hunt pare Doraemon, Zero Osho e Bolle Emanuele Filiberto
Arisa: mi raccomando, prima di prendere l’aereo ricordati di levarti il cassonetto.
Cristina D’Avena: lei ancora canta. I Puffi sono già tutti morti.
Rocco Hunt: mentre era sul palco, dietro le quinte Cristina D’Avena è stata tutto il tempo lì a chiedersi “Non sapevo che Doraemon fosse napoletano”.
Roberto Bolle: balla mezzo nudo e sembra un Dio. Entra vestito in giacca e cravatta e parla come Emanuele Filiberto.
Peppe Vessicchio: ma quando a casa lo moglie lo chiama “Peppeee è prontooo” lui che fa, l’inchino?
Panariello-Pieraccioni: simpatici sono simpatici. Ridere fanno ridere. Però dai l’abbiamo capito tutti che se non c’era da fare lo spot alla vostra reunion di Verona a Sanremo non c’andavate.
Renato Zero: ci aveva regalato il triangolo no, ma è bastato che Conti gli desse un attimo il microfono ed è diventato Osho.
Madalina Ghenea: come si dice “se non scendevo stè scale mezza nuda che m’avevano chiamato a fa?” in rumeno?
Irene Fornaciari: a presentarla ci pensa Serena Dandini. Era l’unica libera mi sa.
Carlo Conti: lunedì arriva presto in viale Mazzini che sei l’unico ad avere le chiavi.
Quanto sò fico Garko: su Gabrieli è finita. Ti hanno fatto leggere pure la poesia, anche se non te ne sei manco accorto. Ti hanno persino ascoltato tutti, non come a Natale che quando da piccolo recitavi la poesia pure mamma ti diceva: “Ah Gabrieli e mo’ basta tanto da grande mica vorrai fare l’attore”. Ci mancherai Gabrielì.
Stadio: vincono e non ci credono. Tutti gli altri credevano di vincere.
Tiziana Leone
(Nella foto, da sinistra, Giorgio Panariello, Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni)