Pubblicato il 11/02/2016, 15:31 | Scritto da La Redazione

Rai, ora il premier suona la sveglia a Campo Dall’Orto – Verdelli: “Rispetto i direttori ma siamo una sola azienda”

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 2, di Car.Tec.

Rai, ora il premier suona la sveglia a Campo Dall’Orto

Alla vigilia del valzer di poltrone, in Viale Mazzini è tutti contro tutti. Il filo diretto tra il dg e il presidente del Consiglio regge, ma Matteo reclama subito il repulisti.

Cos’è che accade in Viale Mazzini a dieci giorni (meno?) da una tornata di nomine che scatena il deputato Michele Anzaldi, inquietala politica abituata a occupare punti, puntini e strapuntini? La situazione è seria, ma non grave. E la raccontano così. Antonio Campo Dall’Orto ha un problema. Domanda, peraltro legittima: soltanto un problema? Esatto, ma non è un problema da liquidare con una battuta, non è Anzaldi che sbraita per strappare pagine sui giornali. Perché il problema del direttore generale di Viale Mazzini, che una riforma ha trasformato in amministratore delegato, è il rapporto coni renziani. E per renziani si intende la variegata guarnigione di parlamentari e il sagace Luca Lotti, il sottosegretario che s’accomoda a più tavoli per apparecchiare ovunque il potere di influenza. Come scenario, niente male. E se il problema fosse proprio Renzi? Forse è un brandello di problema, un potenziale problema.

Per il momento, il dialogo fra Campo Dall’Orto e l’amico fiorentino è ancora intatto. Funziona. È frequente: incontri riservati, messaggi costanti. Anche in questi giorni, durante l’assalto di Anzaldi e l’incerta protezione di palazzo Chigi, a Cdo sarà arrivato un sms di Matteo. Prima obiezione: Renzi non ha promesso di sfrattare i partiti da Viale Mazzini? Certo, non smentisce. Il fiorentino mica ha giurato di allontanare se stesso da Viale Mazzini. Campo Dall’Orto agisce di conseguenza: ignora i partiti, anche il partito di Renzi, ma non ignora Renzi. Che l’ha riabilitato e l’ha promosso. Viale Mazzini è una società controllata dal Tesoro, dunque dal governo, perciò da Renzi. I parlamentari fustigano più o meno a vivavoce Campo Dall’Orto perché non li consulta, perché non tratta sui prossimi, davvero prossimi, nuovi vertici di Rai 1, Rai 2, Rai 3.

Cosa ne pensa Renzi? Ha fiducia in Cdo. Ma non tollera ritardi. Dov’è la Rai versione renziana? Che non vuol dire riempire i palinsesti con l’ufficio stampa di palazzo Chigi, ma offrire al pubblico la visione renziana del mondo. E poi bonificare Rai 3 (è l’argomento principale). Allora c’è la gara fra renziani a riportare cattive notizie su Campo Dall’Orto. Giovanni Parapini, il nome va imparato a memoria. È il responsabile della comunicazione di Viale Mazzini. Per i renziani, Parapini appartiene al sistema ormai estinto di Enrico Letta. Renzi è dotato di un’eccellente memoria, annota, registra, non dimentica. E poi c’è l’informazione, da sempre argomento sensibile per la politica. In commissione di Vigilanza, ieri dopo pranzo, i parlamentari scrutavano (soprattutto) Carlo Verdelli, seduto accanto a Campo Dall’Orto. Questa postilla di Cdo non li ha rassicurati: “Verdelli ha un ruolo chiave nel ripensare l’assetto informativo della nostra azienda. Il servizio pubblico trova il suo significato nell’offerta informativa, perché il nostro peso è molto rilevante”. Non occorre una traduzione letterale, piuttosto un concetto: sui telegiornali e sui programmi (talk show) decide Verdelli, un giornalista senza tessere.

Questo è sufficiente per allertare capigruppo, capicorrente, capibastone. Tra l’altro scherniti da Campo Dall’Orto: “La Vigilanza è il luogo del confronto e ringrazio chi ieri l’ha ricordato. Io rispetto pienamente i compiti della commissione, che sono di indirizzo”. Con maggiore chiarezza: vi ringrazio, ma non contate niente. Anche in Viale Mazzini aumenta l’insofferenza. Perché Cdo ha scelto dall’esterno i componenti della squadra che comanda al settimo piano di Viale Mazzini per l’appunto, quello delle scelte e pare intenzionato a consegnare sempre a dirigenti non interni la guida delle reti. Magari Campo Dall’Orto è davvero isolato come arringa Anzaldi. Finché c’è Renzi, però, Cdo non si sente solo. Ma chissà come si sentirà la Rai.

 

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 18, di Giovanna Cavalli.

“Rispetto i direttori ma siamo una sola azienda”

Rai, il direttore editoriale Verdelli in Vigilanza

Sì, certo, è partito soft. «Sono in Rai da appena un mese e sto studiando, perché questa è un’azienda molto grande», ha premesso Carlo Verdelli, direttore editoriale per l’offerta informativa della Rai, ascoltato ieri in commissione di Vigilanza. La sua prima audizione, da quando l’ad Antonio Campo Dall’Orto (sentito anche lui, dopo le polemiche per l’attacco del dem Michele Anzaldi: «La Rai sta cambiando») l’ha scelto per un ruolo che finora non c’era e che non è di rappresentanza, ma di sostanza. «Il mondo è cambiato in maniera irreversibile, non si può ragionare di informazione in assenza di un confronto con quello che accade nel mondo», ha proseguito Verdelli per illustrare la sua missione ai commissari. «Il fatto che il canone venga reso un pochino più obbligatorio rende più gravosa la responsabilità dei dirigenti». E qui si sono esauriti i convenevoli di rito. Perché il suo manifesto è quella frase pronunciata poco dopo: «Non sono qui a costringere nessuno, rispetterò l’autonomia dei direttori, ma loro rispetteranno l’interesse principale, che è quello di far parte di un’azienda che è uguale per tutti».

Un modo cortese per ribadire che, alla fine, si farà ciò che è meglio per la Rai. A viale Mazzini i dirigenti sono in ambasce. I direttori dei tg chi resta e chi arriverà dovranno comunque confrontarsi con un supervisore a cui non erano abituati. E i direttori di rete idem: avevano mano libera sull’approfondimento giornalistico, ora non più. «Vorrei dare una mano perché questa parte importante dell’azienda scavalchi le vette della modernità», ha chiuso Verdelli. L’arrampicata non sarà semplice, tant’è che il primo incontro con il sindacato Usigrai è stato uno scambio di vedute piuttosto vivace. Un segno del nuovo corso lo si è visto quando, l’altro giorno, lanciando il servizio di Lucia Goracci di Rainews24 dalla Siria, il Tg1 l’ha presentato nei titoli come: «La Rai nella città della battaglia finale». La Rai, appunto, non la singola testata. A spezzare l’armonia della giornata ci ha pensato, chi se non lui, il segretario della Vigilanza Anzaldi, che si scaglia contro un servizio del Tg3 delle 19 ritenuto troppo crudo: «A ridosso fascia protetta immagini tossicodipendenti Napoli che assumono eroina. Servizio pubblico?».

Poi aggiunge: «Il Tg3 è stato l’unico che non ha fatto il servizio sul giorno della Memoria delle foibe, che ne dice Verdelli?». Aggiornamento sulle nomine del 18 febbraio: dopo il no di Paolo Ruffini per Rai 1 ci sarebbe Angelo Teodoli, per Rai 2 Ilaria Dallatana, per Rai 3 Andrea Salerno, Andrea Vianello a Raisport, Giancarlo Leone al coordinamento palinsesti al posto di Antonio Marano che vorrebbe tornare a Milano.

 

(Nella foto Carlo Verdelli)