Fabio Fazio e la radiazione da un Ordine dei Giornalisti che non ha più senso di esistere
Fabio Fazio rischia la radiazione dell’Ordine dei Giornalisti per essere il testimonial del nuovo spot di Tim-Telecom. Un giornalista non può fare pubblicità, questo dice il codice etico dell’ordine professionale, a cui il conduttore di Che tempo che fa su Rai 3 è iscritto nell’Albo dei Pubblicisti della Liguria. Fazio si difende dicendo che aveva avvertito l’Ordine a novembre e che ora aspetta il Consiglio di Disciplina. Il divieto è chiaro e anche logico: se un giornalista fa la pubblicità per un prodotto o un’azienda, come potrebbe essere imparziale nel parlare di quel prodotto o di quell’azienda? La sua libertà sarebbe a rischio.
Vero, perfetto. Ma nel 2015 i giornalisti italiani sono davvero liberi? Sono forse liberi di scrivere ciò che vogliono i colleghi del Corriere della sera, la cui proprietà è in mano a Fiat, Della Valle, Cairo, ecc…? Sono forse liberi i giornalisti de La Repubblica, il cui editore De Benedetti ha società praticamente in ogni campo imprenditoriale? Sono liberi i cronisti de La Stampa, giornale di proprietà della Fiat? E i colleghi de Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi come tutte le testate Mondadori? Tutti liberi e senza condizionamenti?
Quindi, purtroppo, noi giornalisti non dobbiamo ragionare se Fabio Fazio deve essere radiato dall’Ordine, perché è ovvio che sia così, ma dobbiamo piuttosto chiederci se ha ancora senso avere un Ordine, che non può più garantire diritti e doveri di una categoria alla mercé del migliore offerente.
(Nella foto Fabio Fazio nello spot Tim-Telecom)