Pubblicato il 01/12/2015, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini
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Clelia D’Onofrio: “Svelti di testa, preparati e allegri: i concorrenti di ‘Junior Bake Off Italia’ non hanno nulla da invidiare agli adulti”

Clelia D’Onofrio: “Svelti di testa, preparati e allegri: i concorrenti di ‘Junior Bake Off Italia’ non hanno nulla da invidiare agli adulti”
Considerata la giudice più "materna", ideale contraltare al severo Ernst Knam, una delle storiche protagoniste del talent show dolciario in onda su Real Time ogni venerdì in prima serata, racconta alcune particolarità dell'edizione under 12.

«Ricordo bene quando, durante una prova, a un bambino è caduto per terra il cavallino di pastafrolla che stava preparando. Non si è minimamente scomposto. Lo ha raccolto, ci ha guardati e ha detto: “Niente di grave, ora lo sistemo”. Un concorrente adulto, come minimo, avrebbe imprecato». Parola di Clelia D’Onofrio, affabulatrice dolciaria dai toni protettivi, quasi materni, contraltare ideale di Ernst Knam nel team di giudici di Bake Off Italia (la versione Junior, ogni venerdì in prima serata su Real Time – Digitale terrestre free: canale 31; Sky: canale 131 e 132 (+1); tivùsat: canale 31 – con la conduzione di Benedetta Parodi).

I bambini hanno maggiore self control?

Non si tratta di self control. Si tratta di sveltezza nel ragionare e lucidità data dall’incoscienza della loro età. Sono giovanissimi, hanno tutti dai 6 ai 12 anni. E si dimostrano disinvolti e fiduciosi come pochi. Più degli adulti. Sanno conversare, rispondono a tono. Non c’è niente da fare, questa generazione è più rapida di testa delle precedenti.

Però, lacrime e sguardi imbronciati non sono mancati, nella prima puntata.

Quando un dolce non è riuscito bene, abbiamo intravisto sul visetto di qualche bambino una smorfia di disappunto e qualche lacrima. Succederà anche nelle prossime puntate. Non le abbiamo incoraggiate, abbiamo cercato di far comprendere ai bambini che si trattava di un gioco. L’attitudine alla gestione della sfida nasce prima di tutto in famiglia: sono i genitori a non doverli caricare di eccessive responsabilità.

I genitori, alle volte, sono una piaga, quando incoraggiano eccessivamente i figli.

Se pensano di mandare in tv loro figlio per sfornare una scimmietta di spettacolo, sbagliano. Ma da noi non è successo.

Nelle edizioni internazionali del programma qualche sceneggiata ogni tanto si vede.

Junior Bake Off Italia, tra tutte, è la versione coi concorrenti più naturali e spontanei. Gli americani hanno un approccio maggiormente costruito alle sfide televisive. I bambini replicano gli input che vengono forniti loro. Noi abbiamo puntato sulla semplicità del gioco.

Il rischio era di caricare la sfida di un eccessivo approccio competitivo?

Durante le riprese, c’era un ampio spazio per giocare, c’erano dei tutor per far fronte a ogni situazione. L’approccio competitivo malsano era un rischio che abbiamo disinnescato da subito. Merito anche di Benedetta, materna e protettiva nei confronti dei bambini, soprattutto durante le eliminazioni.

Da dove arriva la passione per i dolci, in questi giovani concorrenti?

Di solito da una nonna o dai genitori. Anche nelle famiglie allargate, c’è sempre un qualche parente che cucina la torta della domenica. Loro osservano. E vogliono fare lo stesso.

Lei è considerata la giudice più materna. Knam, invece, avrà messo i concorrenti in soggezione, nonostante nella prima puntata sia sembrato più morbido rispetto alla versione con gli adulti.

Non conoscete Knam. Lo frega il suo accento teutonico, così perentorio. Ma in realtà è un tenero. Ha tre figli, è un padre attento e presente. Non dimentica mai di accompagnare la figlia più piccola all’asilo, nonostante i suoi impegni. Ci sa fare coi bambini. Si è dimostrato all’apparenza severo, ma complice. Sempre.

Qualche momento che l’ha particolarmente colpita?

Il piccolo Matteo alle prese con una torta ai frutti di bosco. Guardarlo, mi faceva tenerezza: sembrava impegnato in un compito in classe. Oppure l’undicenne Chiara, aspirante musicista dai tratti “dark” che sa già che cosa vuole dalla vita.

La terza edizione di Bake Off Italia è finita ed è andata molto bene. Questa prima edizione Junior ha le carte in regola per replicare il successo.

Merito del nostro tratto distintivo: il garbo narrativo. Il pubblico, quando ci guarda, non vuole vedere il classico talent show dove il giudice di turno violenta verbalmente il concorrente. Le liti e la frenesia ormai sono dovunque, in tv. Da noi la gente sa che può trovare un’oasi di dolcezza in tutti i sensi. E ci premia.

Qualche ricordo delle tre edizioni trascorse di Bake Off?

Ricordo Antonio, informatico di Scampia della seconda edizione. Si era iscritto con la convinzione di potersi imporre televisivamente. Era bravo, portava in dote una napoletanità meravigliosa. Quando è stato eliminato, ha pianto a dirotto, era davvero disperato. Non lo dimenticherò mai, mi si è stretto il cuore. Poi c’era Federico, broker romano. Preciso, meticoloso, attentissimo. Ha commesso un errore grossolano che gli è costato caro. Ma non si è scomposto, ha controllato le sue emozioni con maestria.

Perché una sfida televisiva ai fornelli, in fondo, è una metafora della vita quotidiana.

Lo è. Sia per gli adulti, sia per i bambini. L’essenziale è non lasciarsi mai abbattere. Tuttavia, io stessa, dinanzi a ogni eliminazione, mi sento sempre emotivamente coinvolta. Non riesco a estraniarmi.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto, al prima sinistra, Clelia D’Onofrio, poi Benedetta Parodi ed Ernst Knam)