Pubblicato il 30/11/2015, 14:30 | Scritto da La Redazione

L’egemonia culturale della sinistra cede il passo alla Tv fatta di pancia –Ballandi: “Raccontiamo la nostra arte, anche in tv”

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 16, di Pietrangelo Buttafuoco.

L’egemonia culturale della sinistra cede il passo alla Tv fatta di pancia

Il messaggio ha preso il sopravvento sul mezzo: una cavalcata populista, avviata con Gianfranco Funari.

La televisione è de sinistra. Ma il contenuto dominante, invece dice Gad Lerner, presentando il suo Fischia il Vento è di destra. Il chiavistello imposto da Antonio Gramsci è saltato. L’egemonia culturale, chiamata a suggello della superiorità morale della sinistra capitola davanti a Paolo Del Debbio, a Gianluigi Paragone e a Nicola Porro. Il nazionalpopolare ancora una categoria strutturata secondo la lectio gramsciana s’invera nel sentimento diffuso della destra, retrocede in sintassi e diventa “pancia”. Ed è l’argomento di Lerner con cui, raccontando la sua trasmissione ad Antonio Dipollina per tramite di Repubblica dà annuncio di un fatto ormai definitivo: “L’egemonia dei talk è passata alla destra”. La televisione, intesa come comitiva di potere, resta dunque di sinistra.

È sufficiente passare dalle parti del caffè Settembrini, a Roma (zona Rai), per avvistarvi i combattenti & reduci de Rai 3, i produttori fichi da ‘a qualità, o gli autori tendenza Esquilino (la nuova Via Veneto), ma sempre per dirla con Lerner stanno ormai tutti “in soggezione”. Massimo Giletti li sovrasta. Il messaggio, infatti, ha preso il sopravvento sul mezzo. Tutta quella cavalcata populista, avviata con Gianfranco Funari la cui definizione della tivù è degna di Mino Maccari, “È come la cacca, si fa ma non si guarda” è giunta, alfine, alla meta: la pancia, appunto. Ed è la cloaca da tutti ambita per impastare la malta del consenso. La pancia sta al centro dell’elaborazione culturale di tutta Italia ma, al netto dei successi televisivi di professionisti chiamati a cavalcare la tigre, al netto di quella che Lerner definisce come “deroga” di lessico, di sentimenti, di linguaggio è questa trippa il punto forte della svolta davvero epocale.

Va, la panza, a capovolgere i ruoli della destra e della sinistra assoggettando quest’ultima al rango delle signorinelle orbe di marito e consegnare la prima, forte di un alfabeto basico ed emozionale, alla democrazia. È l’agorà per eccellenza, la pancia. E la demagogia puro bicarbonato in un intestino pronto a macinare pure le pietre altro non è che un aperitivo di preludio alla sbornia democratica. E la destra, senza scomodare Aristofane o Menenio Agrippa, diventando democratica fa il “tana libera tutti” dove davvero uno vale uno ed è disgraziatissima cosa. Il precetto d’identità d’Italia è il Rienzi (nel senso di Cola) più che Renzi (il Matteo in carica), con le budella intrise nella guerra fratricida.

La più porca Italia è quella della pancia. E non meraviglia che il reportage di Concetto Vecchio a Fischia il Vento i tifosi del Bayern issano uno striscione di benvenuto ai profughi dalla curva dello stadio di Monaco registri un episodio altrimenti impossibile da noi perché a far conseguire i fatti alle parole, da Abbiategrasso a Canicattì, quell’uno che vale uno si risolve sempre in un rutto. Disgraziatissima cosa, dunque, per la destra, essere diventata democratica. Non è un dettaglio che l’etimo sia a mezzadria con il demone in assoluto più pericoloso, il “demos”, ossia il popolo, ma la destra diventata egemone dimentica Ezra Pound: “Temi Iddio e l’idiozia della plebe”. Non più i Cantos, mai talk. L’egemonia è compiuta.

 

Rassegna stampa: QN, pagina 24, di Bibi Ballandi.

Raccontiamo la nostra arte, anche in tv

Il successo mondiale dell’ultimo film di 007, Spectre, è senz’altro una formidabile promozione dell’immagine del Regno Unito. Americani e inglesi hanno capito quanto un buon film , un cantante e una serie tv possa fare per comunicare un sistema paese e attirare consensi e consumi più di una campagna pubblicitaria. Proprio l’ultima avventura di James Bond mi ha fatto riflettere sulla percezione dell’Italia attraverso i prodotti dì intrattenimento. L’Agente 007 transita infatti anche a Roma, per incontrare la vedova del criminale Marco Sciano, membro di una ignota organizzazione che proprio nella Cina Eterna fa le sue belle riunioni. Una città notturna e cupa e “la vedova”, interpretata da Monica Bellucci secondo uno stereotipo della donna italiana mediterranea, completano il quadro. E l’ultimo Oscar cinematografico La Grande Bellezza racconta una capitale in decadenza e le fiction formato esportazione da Gomorra a 1992 passando per Montalbano disegnano un Paese preda di organizzazioni criminali, scandali e arretratezza.

Se pensiamo ai grandi campioni dell’export musicale italiano, Laura Pausini, Andrea Bocelli e Il Volo, la percezione della musica italiana è caratterizzata dal pop melodico e dalla lirica. La percezione dell’Italia fa rima quindi con l’eccellenza del bel canto, ma anche con i drammi della criminalità. Ma non sarebbe ora di cambiare registro e parlare al mondo con un nuovo linguaggio? Attraverso la creazione e lo sviluppo della Ballandi Arts, ho deciso di scegliere come chiave narrativa quella della bellezza del patrimonio artistico e della sua capacità di ispirare al cambiamento e all’orgoglio nazionale. In tre anni abbiamo prodotto oltre 150 documentari sui temi dell’arte italiana che hanno contribuito all’innovativo palinsesto di Sky Arte. In questo momento siamo anche in onda su Rai Storia con Potere e Bellezza, una serie divulgativa e narrativa sulle grandi dinastie che hanno arricchito e dominato il nostro paese nei secoli preunitari. Akune serie, pensate e realizzate con un taglio più internazionale e in lingua inglese, sono state esportate con successo in oltre 30 Paesi nel mondo. Il genere documentario non è l’unico linguaggio utilizzato dai canali specializzati. Le emittenti “culturali” lo stanno ibridando con quello più televisivo dei talent show, delle serie televisive e dei reality fino ad arrivare alla cinematografia vera e propria. Sky Arts in Inghilterra, per esempio, ha avuto ottimi riscontri con un talent per artisti ritrattisti (The Portrait Artist of the Year) e uno per chitarristi classici e moderni (Guitar Star), facendo dell’arte e della musica soggetto di produzioni spiccatamente televisive, un concetto di edutainment applicato alla tv. Perché lasciare alla britannica Bbc una serie come Da Vinci’s Demons o agli americani film come Angeli e Demoni o il prossimo Inferno, veicoli per la promozione del patrimonio e della storia dell’arte italiana? Non blindiamo l’arte nei musei ma lasciamola libera di raccontarsi nel mondo anche attraverso la tv e i nuovi media.

 

(Nella foto Gad Lerner)