Pubblicato il 25/11/2015, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini
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Katia Follesa: “‘Fish and clips’ vi divertirà. Il mio sogno? Un mio one- woman-show”

Si chiama Fish and Clips, il titolo riprende gli appetitosi fish&chips britannici, con la differenza che all’amo, anziché i pesci, vengono presi gli spettatori: ogni martedì alle 21 su Comedy Central, le incursioni comiche della coppia formata da Katia Follesa e dal compagno Angelo Pisani fanno da snodo narrativo all’introduzione di clip strambe e divertenti provenienti dal portfolio americano del canale.

Fish and Clips sfrutta la leva collaudata delle clip introdotte in modo accattivante.

I video arrivano dagli USA e vengono selezionati ricercando peculiarità piuttosto divertenti: ci sono un sacco di bambini, nonni sulle altalene, personaggi strani che improvvisano i mestieri più disparati. Il meccanismo delle clip è noto, ma intorno a esso è stato costruito su misura un programma per Katia e Angelo, cioè per noi, che spesso improvviseremo, commentando i filmati a caldo. L’ultima parte della trasmissione, poi, sarà dedicata proprio alle nostre papere.

Domanda obbligata: siete una coppia anche nella vita reale e, quando lavorate assieme, è un po’ come se vi portaste il lavoro a casa.

In realtà abbiamo fatto una scoperta sorprendente: da quando è nata nostra figlia Agata, ci dividiamo i compiti domestici e spesso non abbiamo tempo per stare assieme. Lavorare sullo stesso set, dunque, diventa un modo per coltivare quell’unione che avevamo agli inizi della nostra storia. Una sorta di libero sfogo a nostra disposizione.

Da quando Agata è nata, quanto è cambiata la vostra vita, professionale e personale?

La vita professionale non è cambiata. Il mestiere di attore comico ha dei presupposti chiari e può trarre sostentamento solo dal lavoro costante. Della serie, se non lavori, non mangi. Agata oggi ha 6 anni, nei primi tempi Angelo è stato più vicino a lei perché io ero impegnata con dei tour. Grazie a questo, ha creato il blog Conto fino a tre…parola di papà, che poi è diventato un libro edito da Kowalski e, in seguito, uno spettacolo teatrale. Per noi, come coppia, Agata è una fonte impagabile di spunti e divertimento.

Riuscite anche a stimolarvi e criticarvi vicendevolmente?

Succede sempre. Lo scambio di idee è quotidiano. La nostra fortuna sta nell’aver raggiunto entrambi la popolarità all’interno di una coppia comica. Io con Valeria Graci nel duo Katia & Valeria, Angelo con Marco Silvestri nei Pali e Dispari. Conosciamo i nostri meccanismi e siamo abituati a sfruttare i punti di vista esterni.

A proposito di coppie comiche, siete diventati popolari nell’epoca d’oro di Zelig e del cabaret televisivo in generale. Ora quel formato ha subito una frammentazione e una lenta trasformazione verso qualcos’altro.

Zelig, con la sua formula, ha creato la versione mainstream del cabaret, raccogliendo l’eredità di programmi passati, rielaborandola e rendendola ampia. Far parte di quel circuito è stato un privilegio enorme, specie in un’era di grande esposizione mediatica. Dopodiché sono nati diversi epigoni e, come spesso accade, la frammentazione non ha giovato all’originalità della proposta. Ci può stare un periodo di stasi del cabaret televisivo. Sperando sia propedeutica a un rilancio futuro.

Se le capitasse l’occasione, tornerebbe a partecipare a quella formula?

Quel periodo ha segnato una tappa importante della mia carriera. Ora, se posso sognare, ho in mente altri progetti.

Quali?

Da un lato, lo dico non lesinando sull’utopia, il sogno è realizzare un mio personale one woman show all’americana. Benché l’Italia per certi versi non stia vivendo un periodo che garantisce grande sperimentazione.

Un panel show che l’aveva vista conduttrice è stato Quanto Manca, l’anno scorso.

Quanto Manca è stata una formidabile palestra. Il programma aveva dei difetti, soprattutto perché si andava in onda live e spesso non c’era il tempo per calibrare tutto alla perfezione. Ma aveva una sua dignità artistica riconoscibile. Ricordo che Aldo Grasso aveva sottolineato come il pubblico di Rai2 non fosse ancora pronto per un esperimento simile.

Con Angelo, invece, si era cimentata nella sit-com Uno di Troppo, su Super!.

Un esperimento soddisfacente che, per ironia della sorte, aveva conquistato maggiormente un pubblico adulto rispetto a un target teen. Ecco, un altro aspetto su cui l’Italia dovrebbe osare maggiormente è quello delle sit-com, sulla falsariga dei prodotti internazionali, davvero ben scritti. Penso a cult come Camera Cafè, eccellenza nostrana per lungo tempo. O a Buona la prima!, citato spesso sui social con nostalgia. Dunque l’appello che mi sento di fare alle reti, è: non abbiate paura di osare.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Katia Follesa)