Pubblicato il 25/11/2015, 13:35 | Scritto da La Redazione

Barbara D’Urso: “So resistere agli attacchi di chi cerca solo visibilità” – Quando il talk arriva al punto di non ritorno

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 51, di Stefano Landi.

Il karma che si è cucita sul cuore la aiuta a non aprire la bocca quando anche vorrebbe replicare agli attacchi più diretti. «Il cielo guarda tutti» pensa ad alta voce. Così dopo 40 anni di televisione Barbara d’Urso ha imparato ad incassare con arte pugilistica, mettendo insieme un’inesauribile scorta di (altre) guance da porgere. Come ogni giorno, ha spento le luci: prima ad arrivare, ultima a lasciare lo Studio 11. Come il 14 novembre, il giorno dopo la carneficina di Parigi. Anche quel pomeriggio fece la cosa per lei più naturale: andò in diretta. Allertata due ore prima, come un soldato, sostituì Verissimo nel palinsesto con uno speciale sugli attentati. Idem il giorno dopo. Ma quella domenica, nella pioggia di tweet che seguì la trasmissione, l’unico che non si sarebbe aspettata di ricevere era quello di Paolo Romani. Col minimo delle battute a disposizione il capogruppo di Forza Italia al Senato andò all’attacco usando il massimo della scortesia: «Inadeguata: si occupi di pettegolezzi e non di problemi seri». Lei ora ribatte: «Rispetto sempre le idee di tutti, quindi anche quelle di Romani. È uno che ne capisce di tv, ha scoperto Maurizia Paradiso, inventato Vizi Privati e Colpo Grosso. Avrebbe Potuto alzare il telefono e chiamarmi invece di dirlo all’Ansa, pazienza».

In questi anni, da Pomeriggio 5 sono passati in tanti. «Renzi è venuto da me per annunciare il Bonus bebè. Berlusconi, Pannella, Letta, Franceschini e tanti altri. Ho portato avanti per 8 anni la battaglia contro la violenza sulle donne, gli speciali sull’emergenza terremoto. Non ho bisogno di ricordarmi ogni volta quello che ho fatto per non sentirmi ‘inadatta’» spiega. Da una parte, la consapevolezza di non dover dimostrare niente a nessuno. Dall’altra una fetta di media che l’ha messa nel mirino a prescindere: «Ho 3 milioni e passa di spettatori che ogni giorno mi dimostrano amore». Dopo l’attacco di Romani, il pubblico non è stato l’unico a dimostrargli fedeltà: «L’azienda è stata compatta con me, come in tutte le grandi famiglie. Mi hanno chiamato o scritto colleghi e politici di destra e di sinistra: tutti. Io a Mediaset mi sento come una figlia protetta e guai a chi mi tocca. Qui faccio parte delle mura».

E mentre Dagospia scrive di un’imminente staffetta alla domenica con Myrta Merlino («Siamo amiche, ci ridiamo su: per l’azienda Domenica Live è Barbara d’Urso»), voci di corridoio parlano di un programma in prime time per lei la prossima stagione. Perché gli ascolti reggono: «Le curve di ascolto dimostrano che la concorrenza mi sorpassa di una virgola quando sono in pubblicità. Loro ne hanno molta meno. Lavoro in una tv commerciale e la mia vittoria è portare pubblicità». Dall’altra parte della barricata Costanzo (capo progetto di Domenica In) esulta: «È un grande uomo di spettacolo e quindi può dire ciò che vuole». Resta il fardello di essere identificata come icona di un certo tipo di tv: «Faccio tv popolare spaziando da un argomento all’altro, come fanno i grandi settimanali. Qualche sito si diverte a montare polemiche e quando c’è il mio nome di mezzo il traffico sul web è garantito. Però quando vedo certe cose sugli altri canali mi chiedo: pensa se l’avessi fatto io?». D’Urso va in onda da 8 anni ogni giorno: «Faccio la tv di pancia e non cambio per star dietro a certe critiche. Chi mi attacca vuole visibilità. Ma io sorrido e mando pensieri belli a tutti perché certamente loro sono meno sereni di me».

 

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 58, di Antonio Dipollina.

Quando il talk arriva al punto di non ritorno

Esistono punti di non ritorno (non è vero, magari). Nella tv-talk che si affanna sul post-Parigi si può scegliere il momento in cui l’altra sera a Quinta colonna (Retequattro) è partita una disputa feroce in studio. Da un lato c’era Magdi Allam: all’apice della sua perorazione ha declamato la descrizione di una scena apocalittica che un sacco di tempo fa ha visto Maometto in persona presenziare a una decapitazione di massa. Gli si è contrapposto Roberto Formigoni, lui: invitandolo a un minimo di sobrietà e, se non proprio a produrre le ricevute d’epoca, quanto meno ad attenersi a fatti più recenti e attinenti. Una contesa indimenticabile, con Formigoni che in realtà manteneva più che altro un tono da clinica privata sovvenzionata della Brianza. (A voler farsi male davvero, bastava seguire in contemporanea su Twitter la sparatoria tra i sostenitori dell’uno o dell’altro: ma è una cosa da sconsigliare anche al peggior nemico).

 

(Nella foto Barbara D’Urso)