Pubblicato il 04/11/2015, 14:35 | Scritto da Andrea Amato
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L’infinita polemica di Varoufakis a “Che tempo che fa”? Schiamazzi propagandistici

Pensavo si spegnesse in poche ore, invece continua ad alimentarsi l’inutile polemica dei 24mila euro di cachet dati a Yanis Varoufakis per la partecipazione a Che tempo che fa su Rai 3. Francamente la trovo una questione di finto moralismo, sollevata da chi vuole buttare fumo negli occhi. Come è stato detto più volte in questi giorni, Endemol vende il programma di Fabio Fazio alla Rai e quindi gestisce in autonomia un budget stabilito a inizio anno. I conti della trasmissione, in termini di raccolta pubblicitaria, sono più che in attivo, quindi le urla dell’onorevole Brunetta sono del tutto sterili: schiamazzi propagandistici. L’indignazione di alcuni politici, poi, è davvero surreale: scandalizzati per aver invitato l’ex ministro greco in tv, loro che per la nota bulimia da piccolo schermo che li affligge sarebbero disposti a improvvisare un talk show anche al mio videocitofono.

Varoufakis non è più un politico e quindi ha la libertà di chiedere il cachet che vuole per lo sfruttamento della sua immagine. Piuttosto, il mio stupore è dal punto di vista editoriale: siamo convinti che ancora oggi Varoufakis sia una notizia? A giudicare dagli ascolti di quella puntata di Che tempo che fa la risposta è “no”. L’economista di Atene per 20 minuti non ha dato una notizia che fosse una. Quindi, se proprio si doveva storcere il naso per qualcosa lo si poteva fare per l’opportunità editoriale, non certo per il cachet.

Il tema a latere di questa vicenda, poi, coinvolge le produzioni esterne in Rai. Un’azienda da 13mila dipendenti (Mediaset ne ha 4.500, Sky 2mila) ha bisogno di così tanti fornitori per produrre i suoi programmi? A giudicare dalla differenza di costi e qualità forse sì, ma questo è un tema ben più ampio che deve per forza prevedere una profonda ristrutturazione della tv di Stato.

 

twitter@AndreaAAmato

 

(Nella foto, da sinistra, Fabio Fazio e Yanis Varoufakis)