Pubblicato il 30/08/2015, 17:03 | Scritto da Carlo G. Lanzi
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La storia del più grande aereo da guerra voluto da Hitler e abbattuto in Sardegna

La prospettiva del nazismo di invadere la Gran Bretagna evidenziò la necessità di disporre di veicoli capaci di trasportare truppe, carri armati e altro materiale pesante. Così nacque il Messerschmitt Me 323 “Gigant”, il più grande aeroplano utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale. Dotato di sei motori, con una capacità di carico di 45 tonnellate, aveva una struttura di tubi in metallo ricoperta di tessuto. Il 26 luglio 1943 due di questi aerei mastodontici e molto difficili da manovrare, partiti dal campo di aviazione di Grosseto, atterrano ad Olbia, dove caricano 83 soldati feriti da riportare nell’entroterra italiano. Pochi minuti dopo il decollo, i due velivoli sono individuati e abbattuti da quattro Bristol Beaufighters (aerei da caccia britannici): uno si schianta a Mongiardino, una località dell’isola della Maddalena, il secondo cade in mare. Il relitto di questo secondo “gigante” è stato ritrovato, coperto di coralli, nel gennaio 2012 sul fondale dell’arcipelago a quattro km dalla costa e a 65 metri di profondità. Un ritrovamento straordinario e unico, possibile solo perché la corrente non troppo forte ha risparmiato, in tutti questi anni, la fragile struttura del “Gigant”.

A settant’anni dal disastro, L’aereo nazista in Sardegna, in onda domani lunedì 31 agosto alle 22 su History (Sky canale 407) porta sulle tracce di chi perse la vita in quell’incidente: uno degli uomini su quell’aereo, Arthur Busch, scrisse nell’ ultima lettera alla figlia Herta di soli 8 anni: «Piccola mia, la tua dolcissima lettera mi ha emozionato. Scrivimi di nuovo, presto! Abbi cura di te e vedrai che non succederà nulla di male». Herta Salzmann, che oggi vive negli Stati Uniti, ha potuto ora finalmente scoprire la verità sulla fine del padre.

 

(Nella foto un Messerschmitt Me 323 “Gigant”)