Pubblicato il 27/08/2015, 11:04 | Scritto da La Redazione

Rassegna stampa – Con prime serate infinite giù i costi e pure gli ascolti

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 14, di Marco Mele.

Con prime serate infinite giù i costi e pure gli ascolti

L’appiattimento dei programmi provoca la fuga dalla tv generalista. Per la fiction l’abitudine di raddoppiare le puntate.

Le prime serate televisive degli italiani si allungano, cancellando i programmi di seconda serata e modificando le abitudini di ascolto. Si tratta di una tendenza che “va in onda” da anni, ma che si è intensificata nelle ultime stagioni. Il motivo principale è il risparmio sui costi. Ogni programma televisivo vuole i suoi autori e sceneggiatori, il suo budget di produzione, i suoi conduttori, la scenografia, l’edizione e così via. Prolungare un programma di prima serata e, allo stesso tempo, allungare quelli preserali, com’è avvenuto, per far iniziare più tardi il mitico “prime time“, serve a ridurre il numero dei programmi e, quindi, a risparmiare. Potrebbe servire anche a prolungare la permanenza del singolo utente sulla propria rete, grazie alla fedeltà al programma?

Questa è un’arma a doppio taglio. Un programma dalla “coda troppo lunga” rischia di perdere ascoltatori strada facendo, i quali andranno a vedere un altro canale (o a spegnere il televisore). «Questo prolungamento della prima serata – commenta Francesco Siliato, docente al Politecnico di Milano – porta a un impoverimento della televisione generalista, con un dimezzamento dell’offerta. Si rinuncia a offrire due generi diversi, a differenziare il palinsesto». Con un effetto collaterale per nulla secondario: «Questo comportamento delle reti televisive – continua Siliato – ha favorito la crescita delle altre televisioni, sia delle pay tv, sia del canali digitali segmentati. La politica del prolungamento della prima serata non ha “pagato” in termini di ascolto. Se un programma non piace, l’ascoltatore se ne va su un’altra emittente. Non a caso le tv generaliste, negli stessi anni, hanno visto ridursi la propria quota di ascolti in prima serata, anche se in questa stagione meno che nelle precedenti. Il 65% di share in prime time è ancora una buona quota: per difenderla va rafforzata la prima serata, raddoppiando l’offerta per conquistare pubblici diversi. Altrimenti la tv generalista continuerà a perdere ascolti.

Non è un caso che programmi adatti alla prima serata generalista, come X Factor, vadano sulla pay tv». C’è anche un altro effetto di questa scelta delle tv generaliste: basti pensare a Quelli della notte, il programma di Renzo Arbore, andato in onda nel 1985 intorno alle 23, o a Indietro Tutta!, in video, sempre con Arbore e la sua banda su Rai 2, nella stagione 87-88, alle 22,30. I programmi più innovativi e irriverenti hanno spesso trovato nelle ora della tarda serata la loro collocazione “ideale”. Cancellando la seconda serata, in altre parole, si riduce il tasso d’innovazione e di sperimentazione già piuttosto basso della televisione generalista. Il prolungamento dei programmi di prima serata, in particolare di quelli di informazione e di spettacolo, è documentata dalle elaborazione di Studio Frasi sui dati Auditel. Nel 2005 la durata media di un programma d’informazione è stata di 108 minuti. Dieci anni dopo, nel 2015, la durata media di un programma dello stesso genere, è di 121 minuti e mezzo. Un caso esemplare è quello di Ballarò: nel gennaio 2005 una puntata del programma di Rai 3 durava due ore e cinque minuti. Nel gennaio 2015 una puntata di Ballarò è durata due ore e 46 minuti, ed è cominciata tredici minuti dopo quella del 2005, finendo dopo mezzanotte. L’audience, nel frattempo, si è dimezzata (da 3,31 milioni a 1,55 milioni), ma questo dipende anche dalla concorrenza, che nel 2005 non c’era.

Nell’intrattenimento leggero c’è il caso de Le Iene Show su Italia 1: nel 2005 una puntata durava circa un’ora e mezzo, nel 2015 si arriva a tre ore e dodici minuti, chiudendo otto minuti prima dell’una di notte. Amici di Maria De Filippi ha prolungato in modo meno vistoso la propria durata: si tratta di nove minuti in più tra il 2005 e il 2015. Per la fiction il discorso è differente, perché la durata di 55 minuti è uno standard internazionale: in questo caso, la tendenza è quella di raddoppiare, più che in passato, le puntate in onda una dietro l’altra. Un altro cambiamento riguarda l’orario di inizio dei programmi di prima serata, a causa dell’allungamento dei programmi pre-serali, come Affari Tuoi e Striscia la Notizia. Nel 2015 le fiction di Rai 1, da Che Dio ci aiuti 2 a Un passo dal cielo, sono “partite” sempre dopo le 21,15. Nel 2005 Don Matteo e Un ciclone in convento partivano sempre prima delle 21,15.