Pubblicato il 31/07/2015, 11:33 | Scritto da La Redazione
Argomenti:

Rai, la minoranza Pd manda sotto il governo

Rai, la minoranza Pd manda sotto il governo
Riforma tv pubblica. Il Senato cancella la delega sul canone. Martedì voto sul nuovo cda. Contro l'articolo 4 votano 19 dissidenti, insieme a Fi e M5S

Rassegna Stampa: Il Sole24 Ore, Pagina 6 + 1, di Marco Mele

 

Riforma della tv pubblica. Contro l’articolo 4 votano 19 dissidenti, insieme a Fi e M5S

 

Sgambetto della minoranza dem, governo sotto al Senato sulla Rai

 

Sottratta all’Esecutivo la delega sul canone

Martedì la Vigilanza elegge il cda

 

Il Governo è battuto al Senato sull’articolo del disegno di legge sulla governance Rai riguardante la delega all’esecutivo per la riforma del canone. Nell’ufficio di presidenza della Vigilanza, intanto, si decide di convocare martedì la commissione bicamerale, per nominare sette dei nove componenti del nuovo cda del servizio pubblico, che resteranno in carica per tre anni. Mercoledì l’assemblea dei soci dovrebbe fornire i nomi del presidente e dell’ottavo consigliere, espressione diretta dell’azionista; il giorno successivo la Vigilanza dovrebbe riunirsi per rendere effettiva o meno, con il voto favorevole dei due terzi nel primo caso, la designazione del presidente, che il Cda dovrà ratificare. Nell’Aula del Senato, il disegno di legge sulla governance non interrompe il proprio iter: l’approvazione finale dovrebbe arrivare stamattina. Si comincia approvando il primo e il terzo articolo e si accantona il secondo per affrontarlo per ultimo, in tarda serata (quando poi è stato approvato a larga maggioranza). Sul quarto articolo avviene il “fattaccio”: si approva un emendamento della sinistra Pd, con il

parere contrario dei relatori (il socialista Enrico Buemi si dimetterà poco dopo) e del Governo, che sopprime la delega a favore dell’esecutivo per emanare, entro dodici mesi, la riforma del canone. Diciannove senatori del Pd votano a favore insieme a due del neonato gruppo che fa riferimento a Denis Verdini: l’emendamento passa con 121 sì contro 118 no. «Abbiamo riaperto la partita» commenta, tra gli altri, Massimo Cervellini, vicepresidente commissione Lavori Pubblici, Sel. «L’impianto resta integro e la nostra volontà è quella di dare un nuovo modello di governance della Rai. L’incidente di oggi sarà risolto alla Camera» dichiara Pina Maturani, vicepresidente gruppo Pd al Senato. In quel caso, ovviamente, il testo dovrà tornare al Senato.

L’altra delega, contenuta nell’articolo 5, rimane, ma «è stata ridimensionata e limitata a rivedere le norme sul servizio pubblico» commenta Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, Forza Italia. Si lascia per ultimo l’articolo due, quello sui poteri del Cda e dell’amministratore delegato. Il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, assicura la disponibilità del Governo «ad un confronto e ad un esame non formale alla Camera di tutta la riforma». Dopo questa dichiarazione, la minoranza Pd ritira i propri emendamenti all’articolo, tesi a eliminare la nomina dell’ad su proposta dell’azionista, che vengono fatti propri dalle opposizioni. Uno scontro politico si consuma anche all’interno dell’ufficio di presidenza della Vigilanza: in questo caso, passa la posizione di Pd e Governo sul voto ravvicinato peri i Cda Rai. Viene fissato per martedì prossimo, nonostante il voto di fiducia previsto alla Camera sul decreto Enti Locali. Il presidente della Vigilanza Roberto Fico, con il

Movimento 5Stelle,voleva spostare le nomine a settembre: «C’è stata un’accelerazione orribile commenta Fico che ci riporta a tempi oscuri, quando la lottizzazione era un modo di operare consentito nel Parlamento». Lunedì si esamineranno i curriculum che dovranno essere presentati entro domenica. Martedì si voterà, nonostante la richiesta di Alleanza Popolare di riequilibrare la rappresentanza del centro-destra in commissione, dove conta solo due commissari. Al momento, sembrano certi quattro consiglieri Rai espressi dal Pd, uno da Forza Italia e uno dal Movimento 5Stelle; sul settimo nome vi sono diverse variabili, come il voto del rappresentante del gruppo di Verdini, sino a ieri in Forza Italia. «Stiamo facendo sottolinea Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza, Pd qualcosa d’importante per il Paese, dopo mesi d’immobilismo, nominando il nuovo Cda della più importante azienda culturale del Paese, con tre miliardi di euro di bilancio».