Pubblicato il 30/07/2015, 13:32 | Scritto da La Redazione
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Rai, blitz di Matteo Renzi: subito il nuovo Cda con la Legge Gasparri

Rai, blitz di Matteo Renzi: subito il nuovo Cda con la Legge Gasparri
La comunicazione di Padoan per lettera alla Vigilanza: procedere al rinnovo delle nomine con la legge Gasparri. Fico dà l'ok, la commissione dovrebbe votare entro 10 giorni. Ma FI minaccia: così sulla riforma al Senato sarà ostruzionismo.

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 11, di Emilio Pucci.

Rai, blitz del governo: subito il nuovo Cda

La comunicazione di Padoan per lettera alla Vigilanza: procedere al rinnovo delle nomine con la legge Gasparri. Fico dà l’ok, la commissione dovrebbe votare entro 10 giorni. Ma FI minaccia: così sulla riforma al Senato sarà ostruzionismo.

La settimana prossima la Rai, salvo sorprese dell’ultima ora, avrà un nuovo Consiglio di amministrazione. Il blitz è di Matteo Renzi, che decide di accelerare sulle nomine utilizzando la legge vigente. La strategia prevede tempi brevissimi: Roberto Fico (M5s), presidente della Commissione Vigilanza, in un primo momento prende tempo ma poi, dopo aver parlato anche con il ministro Padoan, cede. Oggi nell’Ufficio di presidenza della Vigilanza indicherà la prima data utile per le nomine del Consiglio d’amministrazione, sicuramente prima dell’assemblea dei soci dell’azienda convocata per il 5 agosto.

LE POSIZIONI Nel Pd spiegano che l’intesa con FI e Ncd è vicina. Ma gli azzurri hanno annunciato ostruzionismo sulla riforma della Rai in discussione al Senato e i grillini gridano alla lottizzazione. «È solo una scenata. Con la Gasparri – sottolineano fonti dem – tutti i partiti passeranno all’incasso, compresi i pentastellati che potranno avere un proprio membro». Quattro posti dovrebbero toccare al Pd, due nomine spettano al ministero dell’Economia e le altre forze si divideranno il resto. «Basta perdere tempo, sono stato costretto ad agire in questo modo per colpa della politica incapace di decidere. Io sulla Gasparri non ci metto la faccia, ma non potevamo lasciare la Rai in questo stato, non si poteva andare avanti così», ha tuonato il premier. Per questo motivo il cambio di marcia. Niente decreto ma anche basta immobilismo. E così ieri è arrivata l’indicazione del ministro dell’Economia: procedere subito con l’attuale legge al rinnovo del Cda, in “prorogatio” dal 25 maggio. In una lettera l’azionista di riferimento del servizio pubblico ha chiesto alla Vigilanza di comunicare «le designazioni di spettanza ha scritto Pier Carlo Padoan al fine di procedere quanto prima al rinnovo dell’organo amministrativo». A protestare sono soprattutto M5s e Lega che ora promettono battaglia.

IL CALENDARIO Resta il calendario fissato: via libera entro il 31 luglio. L’ordine è partito proprio da palazzo Chigi, anche se il destino della riforma resta in bilico e c’è chi non esclude la possibilità che si resetti tutto, lasciando che il provvedimento finisca su un binario morto o che venga emendato in profondità quando arriverà alla Camera. «Ora ha osservato il premier c’è tutto il tempo per capire come procedere, ma è necessario uscire subito da questa palude». L’obiettivo è quello di portare a casa la riforma, individuando allo stesso tempo il direttore generale che diventerà l’ad della Rai. E prefigurare con le nomine già l’assetto definitivo. Per il ruolo chiave il premier è ancora alla ricerca di un nome. La figura è quella di un tecnico che sappia gestire il bilancio. Prende quota l’ipotesi Antonio Campo Dall’Orto, l’inventore di Mtv Italia. Nella rosa anche l’ad di Discovery Italia Marinella Soldi. Nel totonomine per il Cda Marcello Sorgi e Ferruccio De Bortoli, la giornalista Bianca Berlinguer, il sociologo Domenico De Masi, l’ex montiana Irene Tinagli. La missiva di Padoan ha cambiato il clima a palazzo Madama. Se si arriverà a un’intesa complessiva in Commissione alla scadenza dei termini dei subemendamenti (FI ne ha presentati 500) il via libera alla riforma della Rai arriverà entro venerdì, altrimenti l’ok dell’Aula potrebbe anche arrivare all’inizio della prossima settimana. Per ora la sinistra Pd non oppone resistenza, tuttavia ieri ero lo stesso Bersani a ricordare in Transatlantico a qualche deputato di non aver mai voluto procedere alle nomine con la Gasparri. «Solo noi abbiamo pensato di mettere fine alla Gasparri, non certo la sinistra», osserva il renziano Michele Anzaldi.

 

(Nella foto Matteo Renzi)