Pubblicato il 28/07/2015, 19:32 | Scritto da Gabriele Gambini

David Parenzo: “Ad agosto a ‘In Onda’ su La7 non sarò quello che ascoltate a ‘La Zanzara’”

Ride sornione ai quesiti sul futuro de La Zanzara. Racconta con dovizia di particolari l’imminente avventura a In Onda, su La7, che condurrà ad agosto assieme a Tommaso Labate. Affronta con disponibilità le domande sui tabù di cui è circondata l’Italia dei mestieri e dei nuclei sociali, per individuare le parole chiave della contemporaneità e, perché no, riscrivere il Paese. Non a caso, #tabù è l’hashtag scelto per l’edizione 2015 di Ponza d’Autore, che David Parenzo cura assieme all’ideatore, Gianluigi Nuzzi, con la collaborazione di VisVerbi e dell’albergatore Gennaro Greca.
Dal 18 luglio al 2 agosto, l’isola è teatro di una rassegna aperta al pubblico gratuitamente che vede in primo piano alcuni protagonisti del nostro tempo: Simona Ercolani, Giuseppe Cruciani, Bruno Vespa, Candida Morvillo, Vittorio Sgarbi, Simona Ventura, Peter Gomez, per citarne alcuni (in calce all’intervista, tutti gli appuntamenti e gli ospiti della rassegna).

L’hashtag tabù consente di affrontare la contemporaneità abbracciando la complessità di tanti punti di vista.

Siamo soddisfatti di come stanno procedendo gli appuntamenti di Ponza d’Autore. Il tema dei tabù ci ha consentito di provare sinfonie diverse. Ho trovato molto interessante la serata dedicata alle disabilità, con la storia di Sandy Basso e la presenza di Simona Ercolani della Stand by me. Scoppiettante è stato l’appuntamento con la superstar Simona Ventura e Roberto D’Agostino. Ora sono curioso di vedere come si svolgerà il confronto col ministro Poletti su un tabù delicato del nostro tempo: il lavoro.

Ministro che è al centro di una delle più discusse riforme su quel tema.

Poletti è un uomo che appartiene alla grande tradizione della sinistra italiana ed è riuscito a sfatare alcuni dei tabù che più la caratterizzavano. L’articolo 18 ne è un esempio. Non si può evitare di sottolineare, lo dico senza dare giudizi, come il Jobs Act abbia cambiato alcune fondamenta del giuslavorismo italiano.

A proposito dell’Italia, esiste un tabù da sfatare prima di altri per poter scrivere nuove pagine del Paese?

Il fitto sistema di relazioni interpersonali. In Italia si vive in un equilibrio di connessioni, di “relazionismi” più o meno interessati che rallentano le aperture alle novità, in tutti i campi professionali e sociali.

A proposito, appunto, di relazioni. Da cosa sarà contraddistinto il suo rapporto con Tommaso Labate a In Onda?

Tommaso e io siamo due amici. Questo è il presupposto iniziale. Poi ci sono delle piccole differenze che ci rendono complementari. Io sono del Nord, lui del Sud. Lui ha gli occhi chiari e il pizzetto, io li ho scuri e sono sbarbato. Abbiamo però la stessa formazione culturale e apparteniamo alla medesima generazione. Di sicuro vedrete un Parenzo diverso rispetto al ruolo ne La Zanzara, soprattutto perché diverso sarà il contesto.

Ci sarà spazio per siparietti litigarelli, come nella migliore tradizione della duplice conduzione?

Non lo ritengo un particolare determinante. Chiariamoci: una coppia di conduttori in tv non deve necessariamente fondarsi sulla diversità di vedute. Un talk show d’approfondimento non è la commedia dell’arte. Spero che il pubblico si appassioni ai contenuti.

Ad agosto però la politica va in vacanza.

Ma i problemi restano. Cercheremo di raccontarli, non rinunciando a quella leggerezza tipica dei mesi estivi.

Un competitor con cui In Onda ha dovuto fare i conti è Dalla Vostra Parte di Paolo Del Debbio, indicato dalla vulgata come sapiente interprete degli umori di pancia, che distilla con intelligenza tattica. Populista, dicono alcuni.

Considero Del Debbio un grande professionista, oltre che un amico. Lui, ma anche Gianluigi Paragone, hanno saputo crearsi uno specifico target di pubblico, diventandone il riferimento. Hanno un modo riconoscibile e peculiare di fare approfondimento, diverso rispetto ad altri, non necessariamente migliore o peggiore di altri.

Abbiamo osservato come In Onda non sia La Zanzara. Dunque le chiedo: La Zanzara? State facendo le valigie per traslocare su Radio Deejay?

Non rispondo a domande che non riguardano la partita (ride, ndr).

Eppure si dice che il suo collega Cruciani abbia già stretto accordi.

Chi lo sa? Potrebbe essere anche finito tutto con quest’edizione.

Questo è stato detto in una delle scorse puntate, ma è difficile crederlo.

Vedremo…

Visto che, nel frattempo, si appresta a tornare in tv, mi dice un tabù televisivo italiano da sfatare?

Più che un tabù, credo che in generale in tv non ci debba essere più spazio per la volgarità, quella becera, intendo. Chiariamo, non sono radical chic. Ma se con la radio il pubblico è pronto ad ascoltare qualsiasi cosa e la soglia di attenzione specifica consente di varcare alcuni limiti, con la tv il discorso cambia.

Ai tempi di Radio Belva, però, lei e Cruciani avevate provato a portare proprio il linguaggio radiofonico in tv.

Quello era un esperimento. Poteva somigliare di più a una sorta di evento. Ecco, credo che i grandi eventi in seconda o terza serata possano trovare occasioni per sperimentare linguaggi nuovi, contaminati.

In prima serata invece dominano i talk show. Che ne pensa dei teorici della crisi di un formato tutto sommato inflazionato?

Siamo inondati di talk show, è indubbio. Ma non è un male. Si parte alla mattina con Agora e Omnibus, che seguo volentieri. Agora è dotato di una ricchezza argomentativa straordinaria, Omnibus sa fare opinione e tendenza. Poi si passa alla fascia mattutina, con L’aria che tira: Myrta Merlino ha un suo pubblico e ottimi riscontri. Fino ad arrivare alla sera, dove è come entrare in un grande supermercato, da Del Debbio a Formigli. Tutto è parcellizato, ma ognuno ha una propria cifra e un valore aggiunto da dare al pubblico.

Quindi il formato è inflazionato ma non stanco?

Gli editori non sono imbecilli. Soprattutto quelli privati che investono di tasca propria nei programmi. Se il formato talk perdura è perché funziona bene nel raccontare la contemporaneità. Certo, potrà essere suscettibile di evoluzioni, come ogni cosa, del resto.

Evoluzioni di linguaggi, soprattutto. Nella politica, ci si avvicina sempre di più al linguaggio dei social.

Twitter ha rivoluzionato il linguaggio politico. Spesso i leader di partito lo preferiscono, come mezzo, rispetto alla classica intervista rilasciata al giornalista di turno. È più immediato e raggiunge capillarmente il pubblico. Con delle peculiarità un tempo impensabili: pensate ai tweet di Gasparri. Ve li sareste immaginati, Fanfani, De Gasperi o un Berlinguer mentre litigano con gli utenti sul web?

A proposito di politica e social. Il tabù da sfatare per Matteo Renzi?

Forse quello della sua presunta infallibilità. Gioca a fare un po’ il Superman ma deve fare attenzione a ciò che promette, per evitare che gli si ritorca contro.

Quello di un altro protagonista social, da molti accreditato come competitor di Renzi: Salvini.

Conosco Matteo Salvini da quando era un giovanissimo consigliere comunale della Lega Nord a Milano e veniva negli studi di TeleLombardia. Con lui il rapporto è cordiale ma non posso non sottolineare come, dal mio punto di vista, stia giocando troppo con la benzina. La Lega degli ultimi anni ha sdoganato della parole pericolose che prima si sussurravano solo nelle bettole e poi magari ci si vergognava di aver pronunciato. Non è quella la mia idea di popolo. Il popolo, per me, lavora, si informa, affronta i problemi nella loro complessità senza il rischio della semplificazione da scontro sociale urlato.

Di pari passo col ruolo dei social, cambierà anche il ruolo del giornalista.

Cambierà, si evolverà, come tutto. Citando la Galassia Guttenberg, i media sono da studiare in base ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione. A oggi i giornali cartacei esistono ancora e credo resisteranno per un po’ tempo. Altri mezzi si sono sovrapposti, ma il mestiere di giornalista conserva la sua prerogativa: approfondire, fornire una chiave di lettura di un fatto, confezionare una notizia, saperla rielaborare e inserire nella contingenza.

Informazione e talk show a parte, esiste anche un Parenzo fruitore di tv?

Ero appassionato de L’istruttoria con Giuliano Ferrara, che in squadra aveva un personaggio immenso come Lino Jannuzzi. Ricordo con piacere Linea Rovente. Anche il primo Chiambretti, quello del divano in piazza e de Il portalettere, un programma che sarebbe bellissimo rifare in una versione 2.0. Amo Santoro e il Gad Lerner di Profondo Nord. Non amo i talent, ma ne capisco l’importanza e la genialità. X Factor contribuisce al racconto della contemporaneità.

Il tabù televisivo da sfatare per David Parenzo? O meglio, una sfida che raccoglierebbe volentieri.

Mi piacerebbe fare un programma assieme ad Antonio Pennacchi. Un docu-film, a metà tra l’inchiesta e il racconto di viaggio. Mi immagino lui, scrittore fasciocomunista ed io, ebreo e italiano, alla guida di una Balilla, che, attingendo dal suo libro Fascio e Martello – Viaggio per le città del Duce (Laterza) ripercorriamo l’Italia del fascismo partendo dall’osservazione dei suoi monumenti, utilizzandola come leva per raccontare l’attualità e capire come siamo arrivati fino a oggi.

Gabriele Gambini

(nella foto, David Parenzo)

I PROSSIMI APPUNTAMENTI DI PONZA D’AUTORE

Giovedì 30 Luglio – La Caletta #TABU’ AL LAVORO – #SGARBI ALLA FAMIGLIA
ospiti: Mario Adinolfi, Giovanni Lo Storto (direttore generale Università Luiss Guido Carli), Giuliano Poletti (Ministro del Lavoro), Vittorio Sgarbi.

La serata vedrà prima un faccia a faccia con il ministro Giuliano Poletti, con la partecipazione di Giovanni Lo Storto.  Per poi proseguire sui tabù della famiglia tra le diverse visioni ed esperienze di Vittorio Sgarbi e Mario Adinolfi.

Venerdì 31 Luglio – La caletta #TABU’ L’ITALIA S’E DESTRA
ospiti: Lorenzo Fontana (europarlamentare Lega Nord), Gerardo Greco (conduttore Agorà, Rai3), Cécile Kyenge, Antonio Padellaro (editorialista Il Fatto Quotidiano), Giovanni Toti (governatore Regione Liguria).

Il tema dell’immigrazione sarà protagonista della serata osservato dal punto di vista politico che mostra una grande discontinuità tra centro-destra e centro-sinistra.

Sabato 1° Agosto  – La Caletta #TABU’ INFORMAZINE 3.0 TUTTI GIORNALISTI 0 TUTTI IMBECILLI?
ospiti: Giovanni Boccia Artieri (Prof. Università di Urbino), Claudio Brachino, Carlo Freccero, Alessio Jacona, Paolo Mieli, Alessandro Milan.

Si partirà dalla provocazione di Umberto Eco per capire come il modo di fare informazione e di fruirne sia cambiato. Il sociologo della comunicazione Giovanni Boccia Artieri porterà avanti il dibattito con Paolo Mieli e Carlo Freccero e Claudio Brachino e Alessandro Milan.

Domenica 2 Agosto – Santa Domitilla #TABU’ IL SILENZIO DELLA VERGOGNA
ospiti: Barbara Benedettelli (associazione Niente Paura), Paolo Crepet, Alessandro Meluzzi, Valentina Pitizalis.

Il toccante racconto di Valentina Pitzalis, protagonista di una storia di violenza domestica, che con il suo coraggio e la sua voglia di reagire ha denunciato pubblicamente il suo ex marito.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto David Parenzo)