Pubblicato il 27/07/2015, 11:34 | Scritto da La Redazione
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La sinistra Pd contro la riforma Rai di Renzi – La Rai accusa Ecclestone di oscurare la vittoria della Ferrari

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 7, di Annalisa Cuzzocrea.

E sulla Rai la sinistra Pd pronta ad alzare le barricate   

Distratta dalla vicenda dei verdiniani in odor di maggioranza, la fronda antirenziana del Pd aveva tenuto sotto tono la polemica sulla riforma Rai. Il fatto, però, è che a Cuperlo, Speranza e compagni, il disegno di legge che cambia la governance della tv pubblica non è piaciuto fin dal primo istante. E piace ancor meno adesso, dopo le mediazioni fatte in commissione al Senato con Forza Italia, Lega e 5 stelle. Un malessere pronto a scoppiare domani, quando in aula a palazzo Madama si presenteranno gli emendamenti al disegno di legge del governo. Sono tutti nel merito, quelli della minoranza Pd, che non ha scelto la via dell’ostruzionismo, ma che non per questo è meno dura nei giudizi. Se Roberto Speranza confessa il suo disappunto con un sospiro, «mi sarebbe piaciuto più coraggio nel tenere i partiti fuori dal governo della Rai», i senatori che se ne sono occupati tecnicamente fin dal primo istante attaccano. «Ma lei davvero la chiama riforma? Questa, al massimo, è una leggina. Dov’è il resto?», chiede il senatore Massimo Mucchetti.

Ci sarebbero le linee guida di Palazzo Chigi sul riordino del sistema, ma «quelle non vogliono dir niente. L’editore della Rai è il Parlamento, non il governo. Lo ha detto la Corte Costituzionale, non lo dico io». Mucchetti è agguerrito: «Dare tutto il potere all’ad indicato dall’esecutivo è roba da Bulgaria o da Ungheria di Orbàn.». E quindi no, la minoranza Pd che conta oltre 25 senatori non dice ancora cosa intende fare venerdì, al momento del voto finale. «C’è una battaglia in corso. Io e il senatore Fornaro abbiamo presentato una modifica che toglie il governo come fonte di nomina dell’ad. A sceglierlo deve essere il cda, come in tutte le società normali». C’è poi un emendamento “di bandiera”, quello che disegna una governance basata sul sistema duale, «con un organo di sorveglianza espressione del Parlamento che nomina i dirigenti apicali». «Un sistema del genere – dice Federico Fornaro – è molto più riformista del testo del governo. Ne avevo parlato insieme ad altri alla riunione con Renzi al Nazareno, ma il premier ha detto che in Italia il sistema duale non ha dato buona prova, che si sarebbe dovuta abolire la commissione di Vigilanza. Non se l’è sentita. Solo che così è peggio. Anche sul presidente si è scelta una soluzione pasticciata: se si vuole un presidente di garanzia bisogna tornare al modello antico, lo scelgano i presidenti di Camera e Senato».

Infine la questione delle deleghe: «Non è possibile affidare genericamente al governo il canone e il riordino del sistema, vanno stralciate o riscritte in modo molto più restrittivo». Il sospetto di più di un senatore è che Renzi abbia deciso di bypassare tutto questo con l’emendamento (presentato in extremis) secondo cui si può rinnovare il cda con la Gasparri e affidare al direttore generale i superpoteri del nuovo ad una volta approvata la legge. O che, superato lo scoglio del Senato, si finisca per varare un decreto che entrerebbe subito in vigore aggirando le resistenze incontrate al Quirinale. L’alternativa? «Potevamo rinnovare il cda per un anno e fare una buona legge», dice Fornaro. Per come la vede il governo, però, si è già discusso troppo.

 

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 2.

La Rai: “Ecclestone oscura la Ferrari in tv”. La Rossa vince, sul web gara di accuse e scuse

La polemica: per il telecronista della tv pubblica manovra voluta del padre padrone della F1.

Le “sportellate” ci son state più virtuali che in pista. Già durante il Gran Premio più incasinato della stagione, tra errori madornali (soprattutto di Hamilton), alettoni sbriciolati, gomme bucate, guasti elettro-meccanici, la bagarre si è scatenata sui social network tra “colpevolisti” e “innocentisti”: Ecclestone, padre-padrone al tramonto di questa Formula 1 ha “oscurato” la Ferrari e le immagini della vittoria di Vettel, o no? “Aizzati” dai commenti indiretta del telecronista Rai Gianfranco Mazzoni “tutto questo è vergognoso” che accusava il manager britannico di non far inquadrare apposta le Rosse nonostante la cavalcata (quasi) trionfale all’Hungaroring – seconda vittoria in Ferrari del tedesco tetra-campione del mondo, 41 vittorie in tutto, come Senna… – e faceva pensare al complotto in favore delle, per una volta, disastrose Mercedes. “Gomblotto”, è subito divenuta storpiatura-regina su Internet: molti infatti hanno ridicolizzato le parole dell’inviato della tv pubblica italiana, replicando non ci fosse alcuna “manina” a dirottare le telecamere da Vettel o Raikkonen.

Polemiche che hanno naturalmente preso il sopravvento rispetto al commosso saluto che il vincitore ha inviato in francese via radio dall’abitacolo subito dopo aver tagliato il traguardo a Jules Bianchi, il talentuoso pilota legato alla Scuderia Ferrari, morto dopo 9 mesi di coma a seguito dell’incidente patito nel Gran Premio del Giappone. Ma della gara che faceva salire sul podio il russo Kvyat e l’australiano Ricciardo compagni nella Red Bull resta, più che il ricordo commosso dei colleghi al giovane francese e la caterva di svarioni e incidenti, il frenetico ping-pong di accuse e contro-accuse virtuali sul sospetto “bavaglio” visivo di Ecclestone a danno delle Ferrari.

 

(Nella foto Bernie Ecclestone)