Pubblicato il 17/03/2013, 15:27 | Scritto da La Redazione

TG SATIRICI: DA NOSCHESE A MACCIO CAPATONDA

 

Il finto telegiornale è un genere comico inesauribile, comparso la prima volta in tv nel 1969. Oggi su Mtv va in onda “Mario”, realizzato dal web-idol Capatonda.

C’era una volta Maccio Capatonda, il primo comico italiano dell’era 2.0 diventato famoso grazie alle sue divertenti parodie dei trailer cinematografici caricate su YouTube sul finire della prima decade degli anni 2000. In questi video Maccio, vero nome Marcello Macchia, interpreta il buzzurro di provincia, con innesti da coatto romano e tamarro milanese, arrabattandosi come può tra strafalcioni lessicali e telesogni da nuovo povero disoccupato, ma con lo smartphone. La pella, Sossoldi e L’uomo che usciva le persone sono alcuni dei suoi successi virali, in cui lo sfondone grammaticale costituisce la chiave narrativa dei suoi fulminanti corti di pochi minuti. Poi arriva la Gialappa’s Band, che ritrasmette i suoi video all’interno di Mai dire Martedì e li punteggia con i suoi abituali commenti che, in questo caso, stanno come i cavoli a merenda, trattandosi di materiale comico già breve e senza momenti morti. Nonostante l’esiguo spazio conquistato su Italia 1, per Mariottide (dal nome di uno dei personaggi di Macchia) arriva il successo nazionale e cominciano i primi guai.

Il repertorio è quasi finito e l’ultimo colpo in canna è senz’altro quel Natale al Cesso del 2009 (guarda il video), sintesi trash e aggiornata ai tempi del social network del Satyricon di Petronio-Fellini in cui l’Italia delle intercettazioni è quella di sempre: furba, volgare ed egoista. Due anni dopo questa parodia definitiva esce nelle sale il film Boris che, fuori tempo massimo, propone al suo interno l’ennesima parodia del cinepanettone scoreggione dal titolo Natale nello spazio, con protagonista l’attor serio Massimo Popolizio che, senza rimpianti, ammette: «Ho fatto Ronconi, ho fatto Sorrentino e mo’ ho fatto i soldi» (guarda il video).

Maccio capisce a questo punto che deve concentrarsi di più sulla scrittura, anche perché sa bene che far ridere è cosa assai più difficile che far piangere. Così trova prima ospitalità nella factory creativa targata Fox di Flop Tv, che nelle intenzioni avrebbe dovuto rinnovare il parco di autori e comici italiani, ma il progetto si deve essere perso per strada, visto che poi Sky ha ripiegato in fatto di comicità e satira su Sgommati, format satirico ispirato agli show inglesi e francesi nati negli anni ’80 (clicca qui per leggere il post sull’origine di Teste di Gomma). Terminata la parentesi di Drammi Medicali e La Villa di Lato su Fox, Maccio sbarca nel 2012 nell’ego-show Ma anche no di Antonello Piroso, che ospita le sue clip che cominciano a osare qualcosa di più in termini di satira, discostandosi finalmente dagli strafalcioni della prima ora che gli servivano ad acchiappare solo quelle torme di adolescenti smanettoni facili all’acquisto compulsivo on line. Punta di diamante di questa fase è l’Unreal Tg, con chicche demenziali come Italiano Medio (guarda il video) che prende spunto dal film Limitless con Bradley Cooper e Robert De Niro.

È passato un anno e il triste epilogo si chiama Mario, nome del protagonista e dell’omonima sketch comedy in onda da qualche settimana su Mtv, il fu network degli adolescenti metropolitani degli anni ’90 tendenza Gip, Biggio e Non-Giovane e oggi in affannosa ricerca d’identità. Nei primi 5 minuti della prima puntata di Mario (guarda il video), per ben due volte il protagonista fa riferimento alla cacca per far ridere e questo è sufficiente per comprendere il doloroso compromesso di Capatonda, affetto sicuramente da stitichezza creativa, per aver fatto ricorso ancora a simili espedienti nel 2013. Una roba che avrebbe anche potuto far ridere ma lavorando di più sui tempi moderni: lo “scat” è infatti anche uno dei generi più cliccati dai minorenni che vanno alla ricerca sul web di filmati estremi. Certo il budget è quello che è, i comprimari non sono sempre all’altezza e quindi resta da capire perché vada in onda questa sketch comedy che un utente web potrebbe vedere solo per sbaglio, perché magari qualche amico l’ha taggata come un fake porno.


Eppure i precedenti italiani non mancano. La parodia dei tg è vecchia quanto la televisione e il commento delle notizie in chiave ironica è da sempre una fonte di comicità inesauribile. Il primo comico a prendere di mira i mezzibusti dei tg è Alighiero Noschese, che inaugura il suo TeleNoschese nel 1969 a Doppia Coppia. Di particolare interesse storico è però il primo reperto di questa satira bonaria contro il tg e il Palazzo dal titolo Scanzonatissimo, trasposizione cinematografica dell’omonimo spettacolo teatrale e primo spettacolo di satira con imitazioni politiche firmato da Dino Verde nel 1963 (guarda il video). La tv a colori inizia presto a usare le news come materiale comico. Sul solco tracciato da Noschese continua Mario Marenco, stralunato inviato a Montecitorio de L’Altra Domenica ispirato al giornalista Vittorio Orefice (guarda il video). La voce fuori campo in stile veejay ante-litteram di Renzo Arbore, il gusto per l’improvvisazione e la comicità nonsense sono alcuni degli elementi di cui faranno tesoro negli anni a venire i Gialappi con Mai dire Gol.

La tv esagerata e piena di spot degli anni ’80 moltiplica le occasioni per far ridere attraverso le news. Comincia Massimo Boldi con il suo Max Cipollino, poi è la volta del Trio Marchesini-Solenghi-Lopez con i loro irresistibili giochi di parole, sino all’imitazione di Alessandra Casella nel programma La Tv delle Ragazze nei panni della giornalista più “telescopabile” (secondo un sondaggio dell’epoca) della televisione italiana: Lilli Gruber.  A metà degli anni ’80 Raiuno manda in onda Amurri e Verde News (guarda il video), rubrica quotidiana condotta dai due autori storici del varietà italiano Antonio Amurri (padre dell’autrice tv Valentina e del regista Franco) e Dino Verde, ma qualche tempo dopo a rubare loro lo scettro di varietà satirico è Striscia la notizia che, dopo 25 anni, rimane ancora il programma più seguito della televisione italiana (guarda il video).

Un interessante tentativo di  commistione tra comicità e news, sempre targato Fininvest, è il programma Emilio del 1990, che annovera uno squadrone di comici tra cui Teo Teocoli, Silvio Orlando e Giorgio Faletti. La commistione è tale che in una puntata c’è pure Oscar Mammì, estensore della legge di riordino del sistema radiotelevisivo, intervistato “seriamente” dalla direttora Athina Cenci, che cerca di strappargli la promessa di firmare le concessioni tv a favore di Berlusconi (guarda il video)

Gli anni ’90 sono quelli dei Broncoviz, il gruppo comico ligure diventato famoso qualche anno prima con le parodie degli spot ad Avanzi. La loro consacrazione arriva con Tunnel del 1994 dove interpretano i Tg Riuniti (guarda il video), ma nello stesso programma anche Corrado Guzzanti si occupava di tg, imitando Emilio Fede senza trucco. Negli stessi anni Daniele Luttazzi interpreta il giornalista Panfilo Maria Lippi nella rubrica Tabloid contenuta in Mai dire Gol (guarda il video).

Tralasciando i numerosi comici che prendono di mira la figura dell’inviato speciale (da Piero Chiambretti a Le Iene), la parodia dei tg prosegue anche negli anni 2000 con Beppe Braida a Zelig, che ironizza sull’informazione ossequiosa del potere di Emilio Fede con il tormentone «Attentato», Gene Gnocchi con Tg Duel su Rai2 e Rocco Tanica con il suo Quasi Tg declinato sulle tre piattaforme tv, web e mobile e quest’ultimo è sicuramente il migliore prodotto comico, se non altro perché aggiornato ai tempi per stile, scrittura e capacità di afferrare tutte le esagerazioni e le incongruenze dei giornalisti del piccolo schermo (guarda il video).

 

twitter@LucaMartera

 

(Nella foto Maccio Capatonda)