Pubblicato il 17/02/2013, 14:02 | Scritto da La Redazione

TROPPI PREMI AGLI ELII: TUTTA LA VERITÀ SUI CACHI E IL PORNOSANREMO

Il nostro blogger-verificatore ripercorre, con video esclusivi, la carriera della band milanese arrivata seconda al Festival di quest’anno, passando per lo scandalo del 1996 e la pornoparodia del 2000.

Chi fa bene il proprio lavoro in Italia viene come minimo scambiato per supponente e rompiballe. Il gruppo meneghino degli Elio e le Storie Tese deve essersene accorto per aver fatto incetta di premi vincendo il premio della Critica e del miglior Arrangiamento e classificandosi secondo alla 63ma edizione del Festival di Sanremo.

L’eccesso d’ironia e autoironia che contraddistingue da sempre i compagnucci del liceo Einstein della Milano pre-Craxon non è stata sufficiente questa volta a farli scendere sulla terra. La loro bravura è merce troppo rara per essere accostata ai Mengoni, ai Fazi e persino ai Bisi. Quest’ultimo, Claudio, deve molto agli Elii avendo beneficiato del genio di Rocco Tanica per il pezzo Rapput, che lanciò praticamente la carriera di Mr. Zelig all’inizio degli anni ‘90.

Al tempo dei social network ogni pensiero o flatulenza del pensiero viene di getto scritta e postata per vedere l’effetto che fa, quindi non c’è bisogno di ricordare per la milionesima volta che La canzone mononota è solo un esercizio di stile perché non si può fischiettare e canticchiare come nella tradizione amore-cuore-amore di Sanscemo. Anche perché gli Elii hanno già ampiamente fornito il loro contributo alla causa sanremese 17 anni fa con La terra dei cachi, vincendo moralmente il Festival e quindi perdendolo. Sarebbe stato forse più provocatorio se avessero riproposto questo motivo con un nuovo arrangiamento, dato che il testo sembra scritto ieri.

L’autoplagio non è però consentito e quindi toccava loro provocare con l’unica arma rimasta a disposizione degli italiani onesti: fare bene quel che si sa fare. Alla cronaca, a dire il vero, ci hanno anche pensato con il secondo pezzo Dannati forever ma La terra dei cachi rimane ancora a distanza di oltre 15 anni il vero inno, ma al contrario, dell’Italietta altrimenti celebrata da Cutugno, Bocelli, giurati di qualità in quota PD e autori televisivi in quota BNL.  

Ma perché La terra dei cachi può provocare ancora qualche imbarazzo? Facciamo un salto indietro. Gli Elii, come è noto, esplodono in epoca analogica negli anni ’80, conquistando gli adolescenti nerd di Nord e Centro Italia con le registrazioni pirata su musicassetta dei loro concerti, che un tempo venivano definiti impropriamente di genere “rock demenziale”. Per farsi un’idea della loro inclassificabilità è sufficiente andarsi a riguardare questa esibizione del 1986 tratta da Cabaret per una notte (guarda il video).

La popolarità arriva nei primi anni ’90 con Pippero e i media cominciano ad accorgersi di loro anche per la prima censura di cui sono oggetto al Concertone del Primo maggio 1991. Gli Elii propongono Sabbiature, un rap politico di estenuante lunghezza sulle note del loro classico Cara ti amo. Il pezzo è idealmente dedicato alla Commissione parlamentare che indaga sui presunti illeciti commessi dalla classe politica italiana. Elio fa nomi e cognomi di politici indagati e assolti come Andreotti, Nicolazzi, Manca, Cossiga e degli unici due sfigati che hanno pagato per tutti: Gui e Tanassi per lo scandalo Lockheed. A un certo punto qualcuno alla Rai si accorge che la stanno facendo fuori dal vaso e approfittando del cambio di rete da Raidue a Raitre, il giornalista Vincenzo Mollica in diretta prende la parola interrompendo bruscamente l’esibizione.

La marcia di avvicinamento a Sanremo è ancora lunga, ma già nella primavera del ’90 gli Elii danno vita a un’operazione rimasta unica nella storia del pop italiano: un Controfestival Tour a base di parodie di brani sanremesi. Per esempio, Amori di Toto Cutugno trasformata in Ameri, un inno al celebre radiocronista.

Nel 1996 arriva la consacrazione popolare con la madre di tutte le parodie sanremesi: La terra dei cachi. Maestro della cerimonia è Pippo Baudo, all’epoca l’uomo più potente della televisione italiana. Se per il rispetto che si deve a una persona anziana, non sta bene oggi accanirsi sul presentatore di Militello, bisogna pur ricordare però che Baudo in quegli anni era al top della carriera e della visibilità, suscitando ovviamente malumori in chi non l’ha mai amato. Tra questi figuravano anche quei discografici che mal sopportavano il suo strapotere nella selezione dei brani da poter far concorrere alla kermesse sanremese.

Ed è così che ha inizio lo scandalo di Sanremo 1996 raccontato in questo video da Emilio Randacio, autore del libro Pippo Baudo e il suo clan (guarda il video), in cui si narra del perché dieci anni prima di Calciopoli, nove in anticipo sui furbetti del quartierino e tre anni dopo Tangentopoli, i carabinieri arrivarono a Sanremo in seguito all’indagine avviata dal pubblico ministero Giovanna Ichino davanti alla quale sfilarono pure Fiorello e Max Pezzali.

Randacio racconta della “combine” per alterare il conteggio delle schede mettendo sotto accusa la giuria demoscopica. La classifica finale, che vede primi Ron e Tosca con Vorrei incontrarti tra cent’anni, gli Elii e Giorgia con Strano il mio destino, viene contestata dai carabinieri, ma alla fine l’inchiesta viene archiviata perché non emergono reati. La terra dei cachi diventa da allora un modo di dire e il Festival, che aveva già perso la sua innocenza, si conferma quel carrozzone fatto di intrighi e maneggioni che con la canzone italiana c’entrano poco.

Di questi scandali ne fa tesoro nel 2000 il regista di film hard Silvio Bandinelli, che realizza la pornoparodia dal titolo Festival! con Ursula Cavalcanti, Kika ed Eva Falk. Tutti i doppi sensi a senso unico trovano qui la loro espressione compiuta con riferimenti ironici alle prime due edizioni condotte da Fabio Fazio nel 1999 e 2000 (guarda il video): dal superospite del festival, il tenore Passerotti, che canta con un attualissimo poster Monte dei Fiaschi come sfondo al cardinale con un centrino di pizzo al posto dei paramenti che vuole spingere l’organizzazione Passerotti e Amici. Le vallette si chiamano Alessandra Merzi ed Eva Falchi e una di esse ha partecipato a una telepromozione di una fantomatica acqua minerale. La proprietaria di una delle case discografiche ha un caschetto d’oro e diversi premi appesi alle spalle. Il transessuale che alla fine trionfa al Festival, vince perché «Si può dare di più».

Non si può più nemmeno parlare di riso amaro visto che in Italia non cambia mai nulla, se persino una pornoparodia risulta ancora di “bruciante attualità”. E non deve essere sembrato vero agli Elii di poter invitare sul palco dell’Ariston Rocco Siffredi che nella sua personale rivisitazione del brano del 1964 Un bacio piccolissimo lascia trapelare tra un «mi sento rigido» e «un amore nasty» vera commozione di fronte ai membri della band con la testa di glande sempre più grande ritrovati a 15 anni di distanza dal film pornorockdemente Rocco e le storie tese.

 

twitter@LucaMartera

 

(Nella foto Elio e le storie tese a Sanremo 1996)