Pubblicato il 25/10/2012, 16:02 | Scritto da La Redazione

ECCO GLI ESORDI TELEVISIVI DEI “VALLETTI” DI SANTORO, VAURO E TRAVAGLIO

Il nostro blogger-verificatore è andato a ripescare i debutti in tv del giornalista de “Il Fatto quotidiano” e del vignettista de “Il Male”. Due chicche da non perdere.

Se per il Santoro del 2012 vale la massima aurea di Alberto Arbasino: «In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di “brillante promessa” a quella di “solito stronzo”. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di “venerato maestro”». La precisazione sullo status di Santoro appare superflua, ma siccome qui si fa satira diffamatoria, diremo che Mighele somiglia sempre di più allo scrittore comunista immobilizzato sulla sedie a rotelle di Arancia Meccanica.

Non tanto per i riccioli un tempo biondo-Kessler, ma per il ghigno sempre di chi soffre della sindrome detta del paradosso pubo-rettale. Cioè di chi ha sempre le chiappe strette per l’impossibilità di rilassarsi completamente. Cosa che forse riuscirà a fare quando potrà avere di nuovo in studio al suo fianco Daniele Luttazzi e Adriano Celentano, che invoca sempre come liberatori non della patria, ma della sua sindrome.  Mettiamo ora da parte Freud e Bellocchio e passiamo a esaminare le ancelle santoriane Marco Travaglio e Vauro. Ci sarebbe anche tal Giulia Innocenzi a completare la terna, ma per lei è sufficiente la pagina dei fans di Facebook per derubricarla a una che non ha mai preso il tram, perché non si è mai fidata di Zavattini.

Dicevamo di Travaglio e Senesi. Attenzione: è sempre satira diffamatoria e come nel rullo di apertura di Satyricon del 2001 questo pezzo contiene fellatio, cunnilingus, masturbazione, feci, urina, sadomasochismo, Daniele Luttazzi e qualsiasi cosa la fetida mente di Luca Martera abbia fermentato in quest’ultimo periodo. Il suo linguaggio esplicito è fatto apposta per turbare gli imbecilli. A tutti gli altri, buon divertimento con le clip dove potete vedere come i due giudici a latere santoriani hanno mosso i primi passi davanti al video.

Correva l’anno 1996 e Travaglio, 32enne con frustrazione di dover metter insieme il pranzo con la cena, discetta di lingua e letteratura italiana per giustificare la marketta di presentazione dei suoi libri – i primi purtroppo di una lunghissima serie – dai titoli Il pollaio della libertà e Stupidario del calcio e di altri sport. Non cita Silvio, ma il suo volto compare sulla copertina di uno dei libri e a Orlando Perera, incarnazione del bravo presentatore, non resta che zittirlo per la sua supponenza tacitiana, che contraddice «la lingua banalissima di noi giornalisti». Di fronte a un inserviente-valletta-stagista (ah, il maschilismo catodico degli intellettuali italiani), che versa il caffè dalla moka, Travaglio non può che attapirarsi, rimuginando quali ritagli di articoli assemblare (non c’era ancora il copia e incolla) per le sue prossime rubrichette satiricosissime su Cuore e Sette. Ecco il video.

«La satira si rovina sempre se se ne fa un monumento. Non parlo volentieri de Il male, è come ricordare il nonno morto». Parole-lapidi di Vauro del 2002, che giustamente vengono strappate all’oblio per ricordargli che tutti possiamo cambiare idea e non solo Giuliano Ferrara, per il quale la coerenza è una roba da imbecilli. Deve averla pensata così anche il buon Senesi, che nel 2011 ha pensato di riesumare assieme a Vincino Il Male, ma finora nessuno sembra essersene accorto, anche perché fare satira a 60 anni e come fare bunga-bunga a 70, patetico. Ci sono momenti nella vita adatti per fare ogni cosa. La clip su Vauro inizia quando il maledetto toscano si travestiva da anticlericale nel 1983, un anno in cui lavorare al Manifesto aveva però ancora senso. Ecco il video.

 

twitter@LucaMartera

 

(Nella foto, da sinistra, Marco Travaglio e Vauro Senesi)